bambina con tosse stizzosa, attacchi di panico, paura di vomitare

Buonasera,

Sono il papà di una bambina di 11 anni.

Mia figlia sono circa 6 mesi che è terrorizzata dalla paura di vomitare. Tutto è cominciato ad aprile 2016 quando effettivamente ha vomitato 2 volte fra pomeriggio e sera forse per via di un virus intestinale. Da quel giorno non ha più vomitato ma continua a lamentare nausea e paura di vomitare. Abbiamo già fatto molti accertamenti alla ricerca di possibili cause organiche (celiachia, feci, infezioni, reflusso etc…) ma non è risultato niente a parte una stitichezza comunque curata e rientrata.

I pediatri hanno sottovaluto o fatto riferimento genericamente all’ansia dell’età prepuberale. Ci siamo pertanto subito attivati affidandoci alle mani di una neuropsichiatra infantile specialista dell’età dello sviluppo.

La neuropsichiatra dopo una serie d’incontri sia con noi genitori che con la bambina si è fatta l’idea che ci possa essere una certa paura di crescere ed ansia da distacco che la rendono ansiosa. Inoltre ha riscontrato una certa fragilità di base e una scarsa consapevolezza (o paura) della sfera sessuale (limitatamente ai suoi 11 anni). Tutti possibili fattori che, in una bambina un po’ più sensibile, possono avere ingenerato una paura che si manifesta nella fobia di vomitare. La sua paura di vomitare sarebbe un disturbo ossessivo comportamentale. La neuropsichiatria, con la psicoterapia che sta svolgendo, cerca d’indagare ulteriormente alla ricerca di altri fattori che possano aver contribuito. Inoltre abbiamo cominciato una terapia farmacologia col Depakin a bassi dosaggi (avrebbe effetti collaterali sull’umore).

Oggi la situazione è migliorata, forse anche grazie al Depakin, ma non siamo ancora usciti dal tunnel. Quasi tutte le sere inizia a tossire nervosamente, lamenta di non sentirsi bene o mal di testa, raramente piange. Comincia a respirare un po’ affannosamente e si agita come per un attacco di panico. A volte consuma gomme da masticare o caramelle come se avessero un effetto consolatorio oppure si gratta la fronte nervosamente.

La bambina va a scuola regolarmente, a danza e inglese…insomma al momento non rinuncia a niente…per fortuna.

Oggi, ripeto, va decisamente meglio e continuiamo la psicoterapia sia la bambina che noi genitori. La neuropsichiatra cerca nella nostra famiglia le cause che potrebbero aver scatenato la fobia. Per lei non ci sono differenze tra le fobie, tutte nascono da cause traumatiche o legate all’ambiente familiare o sociale. Non ci sarebbe specificità nella fobia del vomito.

La neuropschiatra ci “rimprovera” (nei giusti limiti) la circostanza che la bambina abbia praticamente sempre dormito nel lettone dei genitori…ci ha dormito sempre anche mia moglie da piccola con i suoi genitori ma non ha avuto mai nessuna paura nella crescita. La bambina è figlia unica. E’diventata più selettiva nella scelta del cibo. Quando 6 mesi fa ha vomitato la situazione forse è stata particolarmente traumatica anche perché la mamma teme di vedere altri vomitare e pertanto scappava ad ogni accenno di vomito lasciandomi solo col la bambina.

Mia figlia fino a 6 mesi fa non ha mai dato nessun problema o cenno di disturbo. E’ sempre stata allegra, spensierata, piena d’amici ed interessi. Inoltre siamo una famiglia normalissima, facciamo moltissima vita sociale, viaggiamo, non siamo violenti né litigiosi etc…. Per questi motivi non riusciamo ad accettare l’idea che le cause di questi disturbi possano essere nella nostra famiglia e ci siamo dati 2 possibili spiegazioni:

- nostra figlia è “particolarmente” sensibile e reagisce in maniera ansiosa a “normali” stimoli esterni che possono verificarsi in famiglia o fuori.

- ci sono ancora possibili cause “organiche” alla base dei disturbi: sensibilità al glutine (non celiachia), intolleranze, allergie etc.. Tutte possibilità che abbiamo il dovere di continuare ad indagare per non avere dubbi.

Abbiamo ovviamente molti dubbi e non sappiamo se il percorso intrapreso sia quello giusto.

Gradirei un vostro parere.

Grazie, cordiali saluti.

Capisco i vostri dubbi, ma

Capisco i vostri dubbi, ma penso che l'impostazione della npi sia condivisibile, in parte: non condivido l'uso del farmaco (assolutamente indimostrata l'utilità e che può indurre a ricorrere con eccessiva facilità a farmaci anche in futuro, oltre che stigmatizzare come 'malattia mentale', o psichiatrica...), nè l'indagine sulle 'cause', che restano sempre opinabili e indimostrate per tutte le difficoltà del comportamento o 'mentali', checchè se ne dica.
La presenza di una intolleranza a vedere altri vomitare nella madre non è molto diversa dalla paura di vomitare della figlia, ma se si tratti di eredità cromosomica o ambientale è ugualmente del tutto irrisolvibile.
Come ipotesi di lavoro a mio avviso e nella mia esperienza è utile, in situazioni simili, lavorare con tutta la famiglia, in 'terapia familiare', in modo da smuovere eventuali ostacoli alla circolazione dei contenuti mentali. Tali' ostacoli', sia individuali che familiari, non sono necessariamente 'patologici' in sè, ma probabilmente hanno creato degli ingorghi che disturbano l'evoluzione della ragazzina in questa fase puberale, che come è noto è un momento evolutivo delicato in cui sono possibili 'scompensi' come quello che sembra avere vostra figlia. Il lavoro esplorativo familiare, genitori e figlia, a volte insieme, a volte separatamente se se ne coglie l'utilità - ad esempio per tematiche relative alla coppia coniugale - non è volto a scoprire eventuali magagne o a cambiare le persone, ma a sciogliere nodi che in questo momento possono aver irretito la bimba, per liberarle la crescita. Nodi che sono quanto mai diffusi anche nelle famiglie normali: gli effetti sono spesso casuali, precipitati da circostanze che si accumulano, ecc. E' un lavoro non breve, ma neanche troppo lungo, di una volta la settimana, di solito, che richiede però decisione e resistenza. Ritengo che l'effetto positivo sulla bimba che avete riscontrato sia dovuto a tutto l'intervento in sè, e quindi a maggior ragione penso sara utile focalizzarlo in questo modo. Ne accenno anche nelle pagine dove scrivo sullo scompenso adolescenziale e del metoto esplorativo familiare. Potreste parlarne alla dottoressa.
Forza e coraggio, e pazienza e resistenza
Cordialmente

risposta

Buongiorno e grazie della risposta.
Al farmaco siamo arrivati per disperazione e dopo aver più volte rifiutato la "proposta" della npi la quale fra l'altro ci aveva anche prospettato l'ipotesi di aggiungere il Trittico. Purtroppo i primi mesi di questa vicenda sono stati drammatici con la bambina che stava male quasi tutto il giorno con crisi di pianto, nausea e implorazioni d'aiuto (anche in ginocchio) a noi genitori impotenti. Famiglia distrutta. La sera si andava a dormire alle 2 o 3. I pediatri, i medici dei vari ospedali e pronto soccorso e i neuropschiatri della nostra città non hanno saputo/potuto aiutarci. Siamo arrivati all'attuale npi di Roma su consiglio di amici. Non so quanto ci stia aiutando il Depakin o la psicoterapia che stiamo svolgendo. Alla npi abbiamo già prospettato il desiderio di eliminare il farmaco e al momento ci ha detto che lo farà verso gennaio. Probabilmente stiamo già facendo la terapia "espolrativo familiare" in quanto noi genitori andiamo una volta ogni 15 giorni e la bambina una volta a settimana. Nei nostri incontri la npi cerca d'indagare i rapporti fra noi e la bambina (con chi fa i compiti, con chi gioca, chi la rimprovera, chi è più severo o permissivo etc...). Abbiamo riportato la bambina nella sua nuova cameretta ma al momento mia moglie deve ancora dormire nel letto al suo fianco in attesa che si convinca a dormire da sola.
Ogni volta che finisce l'incontro con la npi io e mia moglie siamo un pò scettici perchè anche "scavando" non viene fuori nulla di significativo...per noi...ma probabilmente non sarà così perchè anche normali atteggiamenti di noi genitori (o dell'ambiente che li circonda) possono essere mal gestiti da alcuni bambini. Se così non fosse tutti i bambini del mondo sarebbero in psicoterapia non esistendo famiglie o ambienti perfetti.
L'ultimo dubbio che abbiamo è se il lavoro che sta svolgendo la npi potrebbe essere svolto anche da altre figure professionali...per es. psicologi...che magari abbiamo più vicini. E se è sempre preferibile che con una bambina lo specialista sia una donna. Dico questo perchè la nostra npi si trova a 100 km da noi e ci piacerebbe avvicinarci. Tanto più che non abbiamo con lei un rapporto confidenziale e questo un pò ci dispiace...o forse il rapporto deve essere proprio "distaccato"?
grazie, cordiali saluti.

Di solito non occorre

Di solito non occorre "scavare" perchè le cose vengano fuori: basta mettere le persone insieme e osservare quello che emerge. Mi sembra che qui manchi il vedere tutti insieme, voi e bimba, in modo da vedere che succede mettendo tutti i componenti insieme, come una reazione chimica e gestendo ovviamente il tutto. Per fare ciò occorre una competenza ed esperienza in questo lavoro, che si può chiamare 'terapia della famiglia' ed avere impostazioni diverse. Non tutti lo fanno. Gli specialisti possono essere sia medici che psicologi e non conta il sesso ma la competenza e la riuscita dell'incontro fra pazienti e terapeuta. Non tutti gli incontri sono buoni, anche se le persone sono valide. Ci sono aspetti soggettivi, personali che facilitano o meno il rapporto.
Dall'esterno è comunque difficile dare un giudizio su come vanno le cose: il consiglio è di discutere apertamente i vostri dubbi con chi vi segue e poi decidere il da farsi in base a tutti gli elementi in gioco.
Dalle ulteriori notizie confermerei che si è trattato di uno scompenso adolescenziale con aspetti fobico ossessivi inizialmente acuto, probabilmente scatenato da qualche evento più o meno visibile, e poi la situazione si è cronicizzata, restando a metà del guado. Il consiglio è comunque di non cercare scappatoie in farmaci o in diagnosi psichiatriche attribuendo i problemi solo alla bimba individualmente - come viene fatto molto spesso, ma di avere il coraggio e la forza di guardare dentro il funzionamento familiare in modo da modificare certe cose e permettere una ripresa dello sviluppo più lineare e un miglioramento della situazione per tutti i familiari.

Depakin

La ringrazio per i consigli e vorrei farle un'ultima domanda dalla risposta difficile...immagino. Secondo Lei il Depakin sciroppo (75 ml la mattina e 250 ml la sera) ha avuto effetto sui miglioramenti? Oppure il "merito" è solo della terapia già intrapesa da qualche mese? La ringrazio ancora per la Sua estrema disponibilità. Cordiali saluti.

Scrivevo qualche post fa: "

Scrivevo qualche post fa: " Ritengo che l'effetto positivo sulla bimba che avete riscontrato sia dovuto a tutto l'intervento in sè,", ma ovviamente non ho la sfera magica...

grazie ancora del suo aiuto e

grazie ancora del suo aiuto e spero di poterla ricontattare per dare buone notizie. Buona giornata.

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