bimbo 33 mesi ritardo linguaggio e problemi relazionali

Gentile dott. Benedetti,

sono la mamma di un bellissimo bimbo di 33 mesi che desta in me e mio marito molta preoccupazione. Il bimbo non parla e mostra segni di chiusura e rifiuto verso le persone, a volte anche noi genitori, anche se per altri versi è un bimbo simpatico e dolcissimo e a mio parere anche sveglio e intelligente.
Quando aveva 17 mesi, nel settembre 2015, è nata la sorellina e questo si può considerare come l’inizio di un periodo davvero critico per il bimbo e di molte preoccupazioni per noi genitori. Devo dive che l’arrivo di un secondo bimbo, così ravvicinato al primo, è stato un elemento che ha destabilizzato un po’ tutti i componenti della famiglia, non solo mio figlio che quindi avrà certamente risentito anche del clima non proprio sereno che c’era in casa.
Se penso alla storia di mio figlio da quel giorno la vedo piena di luci e ombre, di passi avanti importanti ma anche passi indietro che non riesco a spiegarmi.
Certi aspetti del suo modo di essere sono sempre stati presenti anche se meno marcati, ad esempio il carattere molto forte, la tendenza a contestare i limiti e l’adesione alle regole, ma altri come la serenità e la voglia di entrare in relazione con il prossimo, da punto di forza quali erano si sono trasformati quasi in tabù.
Come le dicevo, i primi pensieri sono nati perché a 18 mesi ancora non parlava ed era ferma qualunque evoluzione verso la produzione di nuove paroline (oggi a 33 mesi più o meno è allo stesso livello). Inoltre nel giro di poche settimane sembrava che il bimbo allegro che conoscevo non ci fosse più per lasciare il posto a un bimbo serio, molto chiuso e arrabbiato. Ho iniziato a preoccuparmi perché non guardava più in faccia, non solo negli occhi! Appena cercavamo di parlare con lui girava la testa da un’altra parte e faceva altro. Se si cercava di richiamare la sua attenzione, insistendo per essere guardati o ascoltati erano scoppi di pianto o di rabbia, e così anche per i no che gli venivano detti. Spesso si non girava quando era chiamato e non era particolarmente interessato alle persone. Contemporaneamente a questi comportamenti è aumentata la ricerca di attenzioni attraverso i pianti e “lagne” e il bisogno di contatto e coccole.
Purtroppo dopo circa tre settimane dalla nascita della sorella il bimbo ha iniziato il nido e può immaginare come la situazione sia ulteriormente peggiorata; nonostante tutto abbiamo tenuto duro e nel corso del tempo abbiamo visto qualche piccolo miglioramento e apertura verso noi genitori (aveva ripreso a girarsi quando chiamato se non troppo impegnato in un’attività, sempre affettuoso, meno oppositivo) ma rimaneva il ritardo del linguaggio, questo suo rifiuto nell’accontentare le richieste (dall’accettare un gioco insieme proposto da noi, a salutare quando si arrivava o lasciava un posto ecc.) e soprattutto il totale rifiuto della sorella.
Nel marzo 2016, a distanza di circa sette mesi dall’inserimento al nido, quando il bimbo aveva circa due anni, ho chiesto un colloquio con la responsabile pedagogica della struttura. Secondo lei il bimbo seguiva le attività che venivano proposte ma era poco socievole, anche se molto affettuoso con le dade, non si opponeva ma destava un po’ di preoccupazione perché sembrava fosse molto passivo in certe situazioni (preoccupazione per la sua autostima).
Secondo la responsabile pedagogica il bimbo non era “nel suo mondo” ma nel nostro, e capiva tutto quello che gli si diceva, però, le riporto testualmente le sue parole: “vuole fare il bambino piccolo”, “non parla ma frigna”, “il no lo esprime con i versi e i lamenti”. Sul piano del gioco invece niente da dire, secondo lei giocava “molto bene”. Il colloquio si concluse con la sua richiesta a me di lavorare per aumentare la sua autonomia e la comunicazione (mi diede l’obiettivo di farlo iniziare ad indicare sia per chiedere che per mostrare). Nonostante io non abbia in realtà fatto nulla per insegnarli a indicare, durante la pausa estiva il bimbo si è come sbloccato sul piano simbolico e ha iniziato a indicare, giocare a “fare finta di” e ha ripreso a dire alcune paroline e i versi di alcuni animali. Rimaneva l’atteggiamento di chiusura verso gli estranei e i bimbi, e verso la sorella anche se in alcuni, rari, momenti le si avvicinava e magari le dava il biberon, e il rifiuto di assecondare alcune richieste.
Ad ottobre 2016, quando il bimbo aveva 30 mesi, dopo circa un mese dalla ripresa del nido, ho avuto un secondo colloquio con la pedagogista del nido che ha riconosciuto i grandi progressi del bimbo ma che ha concluso dicendo che dal suo punto di vista era necessario che il bimbo iniziasse psicomotricità e logopedia perché permaneva il ritardo del linguaggio e perché secondo lei il bimbo aveva problemi a livello emozionale, facendomi notare che quando era molto felice correva perché non riusciva a contenersi, o al contrario con persone o situazioni nuove, o che non poteva controllare, era molto inibito. Soprattutto dal suo punto di vista, il bimbo aveva problemi di relazione con i suoi pari, relazione che doveva sempre essere mediata da un adulto perché era sempre molto passivo nei loro confronti.
Devo dire la verità, questo colloquio mi ha gettato un po’ nello sconforto, forse perché mi ero convinta che i progressi che aveva fatto sarebbero continuati nel tempo. Non so se questo mio stato di ansia può aver influito, probabilmente si, ma in breve tempo, si sono persi sul piano del linguaggio i progressi che aveva fatto durante l’estate e anche il gesto dell’indicare seppur mantenuto, si è ridotto molto (ho pensato molto a cosa è successo nella vita del bimbo in concomitanza di questa nuova regressione e ricordo principalmente due cose oltre al fatto di aver ripreso il nido: la prima è che ha iniziato a dormire nel letto con noi perché ha avuto un periodo di malesseri fisici e bronchiti, la seconda è che la sorellina ha iniziato a camminare stabilmente e “dilagare” in tutta casa occupando anche fisicamente spazi che prima erano per lo più suoi).
Ad ogni modo mi sono convinta a contattare una psicomotricista privata, dopo 4 sedute di osservazione mi dice che il bimbo è ancora “molto motorio”, che secondo lei è “a metà strada fra il motorio e il simbolico” e che per molti aspetti, tipo quello del gioco, basta ancora a se stesso e che per questo non è interessato alle relazioni e non parte il linguaggio (non è che rifiuta in toto la relazione ma deve cercarla lui perché possa essere di qualità) e che ha un carattere molto forte ed è un bimbo che sa quello che vuole quindi difficile da influenzare. Io le ho chiesto se questi aspetti fossero quindi espressione di immaturità o indice di un disturbo della relazione o altro ma lei, giustamente forse, mi ha detto che non faceva diagnosi.
Così nel novembre 2016 iniziamo la psicomotricità, il bimbo ha frequentato fino ad oggi sette lezioni in piccolo gruppo, all’interno di un progetto che prevede il lavoro congiunto di psicomotricista e logopedista, con l’obiettivo di aumentare il contatto visivo e l’intenzionalità della comunicazione, insegnargli il concetto di turnazione ecc.. per aprirgli la strada del linguaggio verbale e della relazione.
Ad oggi vedo solo piccoli progressi sul piano della relazione, ma solo con noi genitori dove ormai il contatto visivo è stabile (si perde in alcuni momenti dove vengono fatte al bimbo domande o richieste a cui lui non vuol rispondere o vuol rispondere con un no) sul piano del gioco riusciamo a fare qualche scambio insieme con la palla o con le macchinine. Riusciamo anche a leggere qualche pagina di libro insieme, sempre che non arrivi la sorella perché in quel caso lui scappa via. Mi sembra infatti ancora molto inibito nei confronti della sorella, anzi ora che la bimba ha 16 mesi ed è diventata un terremoto, la soffre anche di più. Tenta il più possibile di ignorarla (come ha sempre fatto) ma ormai è lei che cerca di interagire con lui e il bimbo spesso piange anche solo se lo sfiora, o scappa via e va dalla parte opposta della stanza. Direi che i giochi sono il terreno più facile di incontro e scontro ultimamente: spesso se li rubano dalle mani, in realtà più lei a lui e solo da poche settimane lui se li riprende (anzi ultimamente lui ha alzato anche le mani perché lei non mollava il gioco), altrimenti prima lui piangeva e si lamentava ma la lasciava andare via col gioco.
Sul piano simbolico, del linguaggio e della comunicazione invece mi sembra non ci siano stati progressi, certo sembra aver aumentato la lallazione, ma nessuna parolina. All’asilo e a psicomotricità gioca ancora a preparare la pappa usando la mini cucina ma a casa è ormai sporadico, mentre prima era diventato uno dei giochi preferiti. Non so se la presenza della sorella sia un fatto che lo inibisce anche nel gioco da solo e nell’occupare lo spazio, perché spesso quando inizia un gioco e arriva lei, lui preferisce lasciar perdere e andare via.
Mi scuso per la lungaggine ma sono davvero confusa e preoccupata per questo mio bimbo, spero di averle fornito un quadro abbastanza chiaro perché possa farsi un’idea della situazione. Mi farebbe piacere un suo parere sul bimbo e sulla situazione in generale, i chiedo se non sia il caso a questo punto di are una visita con un neuropsichiatra. Segue il questionario.
Con stima
RB

QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE

composizione familiare ..mamma papà più sorellina di 16 mesi e fratello di 13 anni (che però non vive con noi)
età del bambino/a: 33 mesi
problemi in gravidanza.. nessuno

nascita
a che settimana …40+5.
Parto ( naturale, cesareo - eventuali motivi-, difficoltà)…cesareo d’urgenza per distocia meccanica per mancato impegno del feto, il parto è stato indotto con ossitocina ed è durato 12 ore (ma ho avuto acque rotte per più di 72 ore senza che partisse naturalmente il travaglio)

alla nascita: peso 4,020Kg, 54 cm di altezza, 37 cm cc
(eventuali curve di accrescimento epoche successive): il bimbo ha sempre mantenuto le curve di crescita costanti e fino ad oggi si è attestato: oltre il 97 percentile di altezza, al 97 percentile di peso e al 90 percentile di cc. C’è stato solo nel bilancio di salute del 2 anno, hindi nel momento della crisi più acuta, una perdita di peso di 600 gr rispetto al bilancio dei 18 mesi, motivo per cui sono state fatte delle analisi del sangue per escludere celiachia che si sono poi rivelate negative, ma che hanno mostrato un leggera anemia mediterranea minor (che però poi non è mai stata confermata da altre analisi) e carenza di ferro e ferretina.
Ad oggi pesa 17 kg per e 101 cm di altezza.

indice di Apgar: 1’ 10/ 5'…10
durata del ricovero in ospedale: otto giorni per infezione batterica neonatale contratta a causa delle acque rotte (oltre 72 ore) nonostante il tampone per streptococco fosse negativo e dopo le prime dodici ore abbia iniziato la profilassi antibiotica continuata ogni 12 ore fino al momento della nascita. L’infezione neonatale è stata trattata con due antibiotici, uno sospeso dopo il terzo giorno l’altro sospeso al quinto. Esordio dell’infezione entro le 24 ore dalla nascita, riconosciuta perché il bimbo era polipnoico. Tale infezione potrebbe essere la causa del ritardo del linguaggio?

Primi mesi
allattamento: misto per il primo mese di vita e poi proseguito con allattamento artificiale esclusivo.
svezzamento a che età: a cinque mesi e mezzo prime pappe. Lo svezzamento è stato facile, mangiava di gusto tutta la pappa senza avere nessun problema rispetto ai nuovi sapori. Si è rivelato più problematico il passaggio ai cibi solidi: in particolare durante i primi mesi mangiava solo pezzi di cibo grandi e interi: ad esempio mangiava il pollo solo se gli offrivo la coscia intera che poteva maneggiare in autonomia mentre rifiutava il classico petto di pollo tagliato a pezzettini. Stesso discorso per pane e pasta. Ho sempre pensato fosse dovuto al fatto che volendo mangiare da solo avesse più difficoltà a maneggiare pezzetti piccoli piuttosto che quelli grandi. Passati i primi mesi però ha iniziato a mangiare anche la pasta e altri cibi più piccoli, sempre da solo con le mani o con la forchetta (almeno per i primi 5 - 10 minuti poi passava alle mani).
Ancora oggi però non ama frutta o verdura.

ritmo sonno veglia, orari: non ha mai avuto particolari problemi di sonno, anche se fino all’anno ha avuto due risvegli circa ogni notte per mangiare e poi dai 12 ad oggi ha qualche risveglio anche di pochi minuti o lamenti durante il sonno. Intorno ai 2 mesi di vita ha iniziato a dormire nel proprio lettino in camera con i genitori. Negli ultimi mesi ha iniziato a dormire spesso nel letto con i genitori
eventuali difficoltà....NO
persone che lo accudivano: il bimbo è stato accudito dalla mamma principalmente e dal papà quando era a casa dal lavoro. Dai sette mesi circa tre mattine a settimana veniva lasciato alla nonna materna perché la mamma aveva ripreso a lavorare part time. A 18 mesi inserimento al nido per 4 ore al giorno per i primi 6 mesi, poi 8 ore.

epoca successiva
alimentazione: ad oggi il bimbo mangia di gusto in particolare la pasta condita in qualunque maniera e pane, pizza e quando può i biscotti o altri dolcini. A casa mangia con difficoltà qualunque altra cosa, mentre all’asilo mangia molto volentieri tutto tranne la frutta fresca e qualche tipo di verdura;
sonno: orari e modalità (dove dorme, come si addormenta, ecc) il bimbo dorme nel proprio lettino in camera con i genitori (negli ultimi mesi invece ci sono notti in cui dorme nel lettone) e la sorellina di 16 mesi che dorme in un altro lettino. Si addormenta nel lettone con la mamma e poi quando dorme viene spostato nel suo lettino. Su questo aspetto abbiamo fatto un passo indietro perché fino a qualche mese fa si addormentava nel lettino mentre il babbo o la mamma lo accarezzavano.

Abitudini ( ciuccio, biberon, orsacchiotto, copertina, ecc) è sempre stato legato al biberon che può essere considerato il suo oggetto transizionale e che ha spesso usato come ciuccio, lo calma all’istante e per molto tempo lo abbiamo usato per addormentarlo, ora lo cerca molto meno.

sviluppo psico-motorio:
seduto da solo a che età: seduto a 5 mesi e mezzo, gattonato a 7 mesi.
primi passi da solo: 13 mesi ……..
capacità motorie attuali: cammina, corre, si arrampica e scavalca (ad esempio il divano) riesce a fare le scale alternando i piedi (in questo è stato precoce a parere delle dade del nido, cosa che mi hanno fatto notare come un fatto molto positivo del suo sviluppo motorio). Non salta. A detta del pediatra e dell’osteopata è dotato di un fisico robusto e con muscoli forti che lo sorreggono bene, però ho notato che nei primi mesi in cui ha iniziato a camminare era un po’ instabile e cadeva spesso (un po’ perché si distrae facilmente, ad esempio cammina e guarda da tutte le parti tranne dove mette i piedi e quindi va a sbattere e cade).
controllo sfinterico (pipì e popò) a che età…..NO

interesse e curiosità verso le persone: il bimbo è sempre stato molto curioso e aperto verso le persone, ad esempio all’età di dieci mesi abbiamo frequentato un corso di approccio alla musica e lui oltre a divertirsi molto era sempre il primo a cercare gli altri e a voler stare insieme a loro. Poi intorno ai 15 mesi, quando ero al settimo mesi di gravidanza, qualcosa è cambiato e si è come incupito e ha perso molto interesse per gli altri divenendo molto selettivo ma soprattutto perdendo a mio avviso il piacere della compagnia di altre persone.
Le riporto anche i commenti delle dade e della pedagogista del nido: secondo loro il bimbo ha particolari problemi nel rapporto con i suoi pari, è molto passivo e la relazione con loro deve essere sempre mediata dall’adulto.
Mentre per quanto riguarda la relazione con le dade sembra buona, il bimbo si è affezionato, spesso le cerca per giocare, e normalmente per farsi consolare, per avere coccole o soddisfare altri bisogni.
Le riporto anche il parere della psicomotricista che da due mesi segue il bimbo: secondo lei il bimbo “basta a se stesso”, almeno nel gioco, quindi la relazione con l’altro è in secondo piano, lo interessa meno. è molto concertato su di se. Mi diceva che durante le sedute nonostante lei abbia proposto giochi da fare insieme il bimbo si è mostrato poco interessato, ha giocato per qualche minuto poi è tornato ai giochi che preferisce. In pratica è lui che vuole scegliere il gioco ed eventualmente è lui che coinvolge la psicomotricista: ad esempio nel gioco della nanna vuole assolutamente che ci sia anche la psicomotricista che deve far finta di dormire e russare. Durante il gioco il bimbo è totalmente in contatto e relazione con lei, contatto visivo continuo, sorrisi e carezze. Lui si diverte tantissimo e quando lei finge di svegliarsi e di alzarsi lui protesta e vuol continuare il gioco.

reazione di fronte a persone e ambienti nuovi: non ha mai avuto paura di ambienti o persone nuove, anzi la novità lo ha sempre incuriosito e diciamo un po’ “galvanizzato”. Molto esplorativo da sempre per quanto riguarda l’ambiente, ha avuto un periodo intorno ai 15 -24 mesi in cui era più preoccupato di non perdere il contatto con me piuttosto che di esplorare l’ambiente, ma poi è tornato come prima, molto interessato ed esplorativo.

figure principali cui è attaccato: mamma, papà e nonna materna
reazioni alla separazione, cioè al distacco dai genitori: fino ai 15 mesi distacco sereno, anzi quasi mi preoccupavo perché non mostrava segni di turbamento quindi mi chiedevo se era o meno attaccato a me o al babbo. Poi sempre in occasione della nascita della sorellina il distacco è diventato molto problematico, con crisi di pianto e paura dell’abbandono, anche se la mamma o il papà cambiavano semplicemente stanza. Da qualche mese questa situazione sta rientrando e il bimbo sembra essere più sereno, sebbene in alcuni casi la reazione di paura ci sia ancora ma il bimbo si consola molto più in fretta.

rapporto con le persone, adulti ...... bambini…..: rapporto problematico, spesso rifiuta le persone ignorandole. Da un paio di mesi sembra iniziare a sciogliersi un po’: è sempre molto selettivo ma se qualcuno gli piace dopo l’iniziale fase di diffidenza in cui non considera o si sottrae all’interazione, torna pian piano dalla persona e la osserva, a volte gli finisce anche in braccio, la abbraccia e la bacia.


comprensione delle cose e delle richieste: comprende sostanzialmente tutte le richieste semplici che gli vengono fatte. Spesso però ho il dubbio se alcune richieste non siano comprese o non vogliano essere soddisfatte e quindi le ignora.

comunicazione dei suoi bisogni e desideri: non verbale.
Ha iniziato a indicare a 27 mesi, prima quando voleva qualcosa lo guardava e mi guardava e poi riguardava ciò che voleva, oppure mi prendeva direttamente la mano fino a toccare l’oggetto in questione.
Ancora oggi capita che mi porti da una stanza all’altra per farmi capire cosa vuole fare. Ad esempio se ha fame mi porta davanti al frigorifero o alla dispensa, ma poi aggiunge anche l’indicazione. In alcuni casi quando non indica e io non sono sicura di aver capito cosa vuole, gli chiedo di mostrarmi col dito cosa desidera perché altrimenti non capisco e lui lo fa.
E’ molto più semplice e frequente per lui indicare qualcosa per mostrarmelo perché gli piace.

sviluppo simbolico
linguaggio: in pratica non parla, non è muto ma fa solo versi e lallazione. Intorno all’anno ha iniziato a dire mamma e baba (babbo) e poi si è fermato quando è nata la sorella. Questa estate, contestualmente all’inizio dell’indicazione (27 mesi), aveva iniziato a dire alcune paroline come mamma, baba (babbo), acqua, pappa, ao (ciao), Topo Tip, e aveva iniziato a imitare i versi di alcuni animali o delle macchinine (tu-tu) ma poi circa un mese dopo la ripresa dell’asilo (ottobre 2016) ha progressivamente perso tutto e nemmeno con l’inizio della psicomotricità a novembre la situazione è migliorata. Durante la pausa natalizia ha ripreso a fare molta lallazione, a volte se gli dico una parolina la ripete ma non la usa per comunicare. Però quando facciamo finta di preparare la pappa e di mangiarla dice AM AM.

(età di inizio) ha iniziato la lallazione intorno ai 6 mesi (però anche in confronto alla sorella, era meno frequente come quantità e anche meno ricca)
prime parole: mamma e baba intorno ai 12 mesi
due parole insieme ...NO
uso del no e del sì ….NO anche se sul no ho il dubbio perché a volte quando gli propongo qualcosa gira la testa e dice naa quindi forse il No a volte lo dice
frase minima (verbo e sostantivo )....NO
interesse e curiosità per gli oggetti
uso dei giochi ( gioco funzionale ....imitativo .....rappresentativo ): gioca in modo funzionale, ama in particolare i libri, le macchinine e le costruzioni. Adora anche i giochi musicali. Quando gioca si concentra molto e riesce a portare avanti il gioco per diverso tempo.
Quando era più piccolo amava moltissimo anche il gioco euristico.
Ultimamente noto che, almeno a casa, oltre a passare volentieri del tempo a sfogliare e guardare attentamente i libri da solo, accetta di guardarli insieme a me e sono riuscita a leggergli anche qualche pagina (al nido invece non accetta di guardare i libri insieme alle dade, li vuole guardare da solo).
Inoltre adora i giochi motorii, in particolare lo scivolo, l’altalena e la piscina delle palline. Adora le moto, i camion, i trattori e le auto. Ad esempio non perde occasione quando può sedersi al posto di guida e fingere di guidare.
Il gioco simbolico si è sviluppato in estate (luglio 2016) e poi però è in parte regredito anche se non scomparso del tutto, giocava in particolare a fare la pappa e poi fingeva di mangiarla e la faceva mangiare anche a me, oppure fingeva di telefonare. E’ stato sempre anche molto imitativo: tutto quello che facevo dal cucinare, a dare l’aspirapolvere, lo interessava molto e quando poteva andava a prendere l’aspirapolvere cercava di collegare la spina alla presa elettrica per accenderla e usarla, oppure andava in bagno prendeva il pettine e veniva da me per pettinarmi o farsi pettinare. Ultima cosa, quando mangiava o beveva spesso se ero con lui mi offriva il cibo o l’acqua. Ecco queste cose in pratica non le fa più, oppure le fa se sono io a stimolarlo (ad esempio se prendo io il telefono e glielo porgo allora fa finta di parlare, altrimenti non lo prende. prima invece aveva più iniziativa).
Questo aspetto non lo capisco, perché al nido e a psicomotricità sembra che abbia mantenuto di più il gioco simbolico, e anche l’ultima volta dal pediatra era molto sciolto e ha preso il mouse collegato al computer e l’ha portato all’orecchio e ha fatto finta di parlare, di sua spontanea iniziativa. Quindi mi chiedo, è l’ambiente familiare che lo blocca?
Nei giochi con me ama moltissimo rincorrersi e giocare a cucù, ride di gusto con il solletico e gli piace molto nascondersi e sentire che io lo cerco e poi mostrarsi all’improvviso, lo diverte tantissimo. E cosa, importante, spesso è lui che prende l’iniziativa per giocare e se per caso sono stanca e smetto lui mi cerca perché vuole continuare.

disegno spontaneo
scarabocchio , linee, cerchi... omino-testone ... figure, casetta, ecc: è molto interessato alle penne e ai colori, per ora scarabocchia in lungo e in largo sul foglio di carta ma anche, se non è strettamente controllato, sulle pareti di casa. Questo interesse per le attività grafiche si è molto ampliato negli ultimi mesi e mantiene l’attenzione per molto tempo. Anche all’asilo.
attenzione nelle varie attività e interessi: dipende dalle attività, in quelle che lo interessano ha una buona capacità di attenzione ma quando non prova interesse è davvero difficile fargli fare qualcosa.

comportamento
(iperattivo, capriccioso, tranquillo, ecc): il comportamento si sta calmando, prima era più agitato e capriccioso. E’ anche molto dolce e coccolone, ama il contatto fisico e cerca spesso di farsi abbracciare e coccolare, sia dai genitori che dalla nonna, che dalla dade del nido. Ho notato che spesso quando non riesce a fare qualcosa che desidera, un gioco o ad esempio non riesce farsi capire, spesso reagisce urlando o piangendo, a volte lancia quello che ha nelle mani.

adesione a regole, orari, limiti: a me sembra che potendo farebbe solo e sempre quello che dice lui, però fortunatamente anche se ci prova a protestare, spesso accetta i limiti e gli orari. Più difficile dargli delle regole che deve imparare da solo a rispettare. Inoltre, quando gli vengono fatte delle richieste, anche banali, a volte si rifiuta e non capisco perché. Ad esempio, la scorsa settimana era il mio compleanno, quindi abbiamo festeggiato con torta e candeline. Appena ha visto che il babbo ha acceso la candelina ha iniziato a soffiare come per spegnerla, ma era lontano, a quel punto allora gli ho detto vieni vicino alla mamma che soffiamo insieme e me lo sono avvicinato. Ecco, lui a quel punto si è bloccato e non ha più soffiato, anzi guardava anche da un’altra parte. Poi quando è arrivata la fetta di torta senza che nessuno gli dicesse niente è salito sulla sua sedia e si è messo tranquillamente a mangiare. Quindi lui capisce tutto ma ci sono cose a cui dice no ed è no.

obbedienza agli adulti: 
reazione a divieti, frustrazioni: spesso inizia una protesta ma poi accetta i divieti senza troppe storie, in passato invece in alcuni casi però si impuntava e arrivava a buttarsi per terra oppure a farsi venire una crisi isterica. Per quanto riguarda la frustrazione noto che è maggiore quando non riesce in qualcosa che vorrebbe fare, ad esempio gli ho regalato tempo fa un gioco di incastri con le formine, gli è piaciuto subito ma quando arrivava alla forma triangolare inizialmente faceva fatica incastrarla nel modo corretto e questo gli procurava una forte frustrazione che lo portava a lanciare via tutto. Poi però dopo poco andava a riprendere il gioco e riprovava. Ecco, prova e riprova, sempre con le varie scene che le ho raccontato nel mezzo, in poco tempo ha imparato a mettere la forma ne modo giusto.
Ultima cosa, reazione ai divieti: ultimamente ha avuto un periodo (che si sta concludendo mi pare, perché è sempre meno frequente) in cui quando capisce che deve fare qualcosa che non vuole fare, o quando riceve un no, si mette le mani nelle orecchie, anche quando suo babbo lo riprende per qualcosa. Quando era più piccolo invece chiudeva gli occhi.

capricci, bizze: in certe occasioni oppure se è molto stanco. U

paure, fissazioni....NO

scolarizzazione
asilo nido SI a 18 mesi.
Reazioni eventuali: L’inserimento al nido è avvenuto purtroppo a distanza di poche settimane dalla nascita della sorellina, evento già di per se traumatico che lo aveva messo molto in difficoltà. Dopo la prima settimana passata in uno stato di strana quiete ha iniziato ad avere crisi di pianto sia quando lo lasciavo alle dade che durante la giornata. Le crisi si calmavano grazie alle dade che lo consolavano (le cercava lui) e al biberon, queste crisi nelle ore del nido si sono diradate nel giro di dieci giorni e poi per un altro mese è rimasto il pianto e la protesta quando lo lasciavo alle maestre. Poi saltuariamente ha avuto qualche piccola crisi che passava non appena si chiudeva la porta, ma mi hanno sempre riferito che il bimbo era sereno, e in effetti anche a me sembrava andasse volentieri, e anche ora mi pare contento di andare, la mattina entra sempre sorridendo e correndo. Per quanto riguarda il comportamento al nido, durante la prima settimana ha avuto qualche difficoltà nel seguire le regole, ad esempio rimanere seduto per tutta la durata del pranzo o seguire le attività che gli erano proposte poi per fortuna ha iniziato ad accettare e rispettare le regole del nido e partecipare alle attività anche se le maestre mi riferiscono che in alcuni casi, ancora oggi, quando un’attività proprio non gli piace si alza e va a giocare con le macchinine o a leggere un libro e loro lo lasciano fare. Però rimane la non relazione con i compagni, se non qualche volta che va e ruba un gioco a un altro bimbo. Altrimenti la relazione deve essere mediata e in alcuni casi si rifiuta lo stesso.

Scuola materna …………….. eventuali difficoltà di inserimento, ambientamento............
Successive scuole ....... apprendimento ........ comportamento .........

Rapporti sociali, amicizie, attività extrascolastiche: fino alla nascita della sorellina avevamo l’abitudine di uscire due volte al giorno per andare al parco, poi con la nascita della sorellina, che ha coinciso con il nido (che ha implicato innumerevoli raffreddori e influenze) e soprattutto con la stagione fredda siamo stati molto in casa. Inoltre la sorellina all’età di tre mesi è stata ricoverata per bronchiolite e broncopolmonite con la conseguenza che al suo rientro a casa si è cercato di mantenere un ambiente il più sano possibile. Il bimbo per questa ragione è stato a casa un mese dall’asilo e per un mese non abbiamo proprio visto gente. Comunque generalmente frequentiamo il parco ma il bimbo non gioca con i coetanei, anche se ho notato che ha iniziato ad osservarli se sono in gruppo.
IL bimbo frequenta una volta a settimana psicomotricità in piccolo gruppo.

situazione familiare: il bimbo vive con mamma papà e sorellina. Ha un altro fratello di 13 anni che vede solo nel weekend perché è figlio di mio marito e della prima moglie.……………..
altri conviventi (nonni, parenti, ecc) NO

Organizzazione familiare per l'accudimento (orari dei genitori, nonni, baby sitter, ecc), (descrivete come siete organizzati, la giornata tipo del bambino)
La giornata tipo: Sveglia alle sette con la mamma e la sorellina, colazione tutti insieme poi igiene personale e preparativi per asilo, intorno alle 8,30. Verso le 13 la mamma lo va a prendere dall’asilo e lo porta a casa: un po’ di tv o giochi e merenda. A volte riesco a farlo dormire ma sempre più spesso non vuole fare il riposino pomeridiano. Verso le 17 arriva il papà e passa un po’ di tempo con i bimbi, sfogliano un libro o giocano insieme (giochi fisici più ch altro). Di solito intorno alle 18,30-19 si cena e poi tv sul divano. Verso le 21.00 iniziano i preparativi per la nanna e poi finalmente massimo 22 dorme.

modalità educative (permissive, ferme, severe, variabili, orari di sonno, dove dorme, chi 'comanda',- nel senso di 'chi sta ai comandi' ecc …..)
Metodi educativi variabili, abbiamo impostato una routine che riusciamo a seguire (tranne che per la nanna il pomeriggio che non sempre riesco a fargli fare) e qualche regola che cerchiamo di far rispettare al bimbo ad esempio per cibo (si mangia a tavola e mentre si mangia non si corre in giro per casa, si mangia il cibo proposto - su quest’ultima ci stiamo lavorando perché in realtà spesso io preparo cose che so che mangerà perché mi dispiace lasciarlo senza cena) e nanna (fino a qualche mese fa dormiva nel suo lettino per tutta la notte, abitudine presa a due mesi, ma in realtà come le ho già spiegato più su, questa regola negli ultimi mesi è saltata).
Per quanto riguarda chi sta ai comandi, mio marito riesce meglio ad essere fermo io invece sono più insicura. In linea di massima quando gli vieto qualcosa non cambio, il problema nasce dal fatto che a volte sono incoerente, lui poi mette spesso in discussione i no.
L’adesione a regole e l’accettazione dei limiti è uno dei punti dolenti di questa fase che il bimbo sta attraversando, anche per un problema mio che forse fatico a dare regole e limiti in modo deciso perché spesso mi faccio assalire dai dubbi (“ma sarà giusto così?” “non sarò stata troppo dura o troppo permissiva ecc.” e quindi su certe cose a volte io stessa fatico a decidermi. Ad esempio decido che la tv deve vederla solo un’ora al giorno, per due giorni reggo poi magari il terzo giorno gliela faccio vedere per tre ore, non perché lui insista, ma perché magari mi viene il dubbio di essere troppo rigida. Su questo aspetto mio marito è molto critico).

tempo video (cioè passato alla televisione, video-giochi, telefonino ecc): guarda la tv ma non tablet né telefonini.

Eventi particolari, cambiamenti, trasferimenti, lutti, difficoltà, malattie di familiari, ecc….
Nascita sorella 21 sett 2015, inserimento asilo inizio 12 ottobre 2015, e malattia della sorellina dicembre 15-gennaio 16 che ha comportato una settimana di ospedalizzazione per la piccola e la mia assenza, anche se tornavo a casa un paio d’ore per cenare con lui, ma la routine era completamente saltata, si figuri che in quella settimana il bimbo si era abituato ad addormentarsi a mezzanotte. Ci ho messo un mese a ripristinare tutta la routine della giornata.

Visite mediche, ospedale, altro……

Eventuali esami fatti e referti (Udito, vista, eeg, rmn,…)
aprile 2014: Infezione batterica generica neonatale ad esordio entro le 24 ore dalla nascita, curata con due antibiotici, uno per tre gg e l’altro per 5 gg.

giugno 2016: esami del sangue per celiachia risultati negativi. Riscontrata però una leggera anemia mediterranea di tipo minor (però poi non abbiamo più ripetuto gli esami per confermarla definitivamente) e carenza di ferro e ferretina.

dicembre 2016-gennaio 2017: durante le vacanze di natale ha avuto una brutta infezione da streptococco che gli ha procurato anche una psoriasi su tutto il corpo, lo ha debilitato molto e ha comportato un po’ di regressione.

Mi domando se la dimensione e

Mi domando se la dimensione e anche la struttura del suo scritto ( che pur 'a fin di bene' finisce in realtà per rendere faticosa e difficile la comprensione delle cose) non indichi che c'è qualcosa di analogo nella realtà che Lei cerca di descrivere. Mi sembra che ci sia un eccesso di qualche cosa che alla fine rende più difficile e complicato afferrare le cose. Lo stesso eccesso di informazioni spesso ha un effetto controproducente sulla conoscenza di una situazione e sulle decisioni da prendere.
L'eccesso potrebbe riguardare una quantità di informazioni e conoscenze teoriche, astratte, che lascia poco spazio alla spontaneità e al comportamento 'istintivo' materno e forse il bimbo resta di fronte a ciò perplesso e disturbato.
E' chiaramente un'interpretazione 'psicologica' e a distanza dei problemi di un rapporto, con tutti i limiti che può avere. La prenda con benificio di inventario.
Dai termini che usa sospetto che Lei sia in qualche modo un addetta ai lavori nel campo educativo psicologico infantile e che forse le informazioni che ha possano aver ostacolato una relazione e comunicazione più naturale e istintiva.
Per cui forse le reazioni del bambino potrebbero non essere state tanto agli eventi diversi descritti, pur indubbiamente potenzialmente 'traumatici' specie per la rapida successione ( arrivo sorellina, nido...: sapendo che sono eventi 'pesanti' da sopportare non potevate dilazionarli?), ma a un contesto relazionale e comunicativo non facile da interpretare da parte del bambino in quell'epoca, che può aver reagito come ha fatto. Sarebbe in questo caso da approfondire il tema, in modo da individuare eventuali possibili cambiamenti che potrebbero facilitare l'evoluzione del bambino.

Per scrupolo comunque nei casi di difficoltà di linguaggio e sviluppo simbolico è consigliabile effettuare un EEG nel sonno per escludere malattie del tipo sindrome di Landau-Kleffner e simili, che altrimenti non sono diagnosticabili.

La ringrazio per la sua

La ringrazio per la sua risposta, mi ha colpito molto e mi rendo conto che ha pienamente ragione. Però non sono un'addetta ai lavori, sono una ricercatrice in campo storico, e pensando di trovare aiuto per capire meglio la situazione ho iniziato a leggere libri e seguire vari blog di professionisti che trattavano tematiche relative allo sviluppo infantile.
In realtà è servito solo in parte a capire, per il resto non ha fatto altro che aggiungere dubbi a dubbi, con il risultato di farmi guardare mio figlio in termini prestazionali.
Posto che chiederò al pediatra per l'EEG, per quanto riguarda la relazione con il bimbo lei cosa mi consiglia?

Direi che per prima cosa

Direi che per prima cosa dovrebbe smettere di " guardare mio figlio in termini prestazionali". E' ovviamente un segno di ansia sua e apprensione per lui, ma rischia che può pesare molto sul rapporto. Guardi se trova qualcosa di utile nella pagina sugli errori frequenti dei genitori, link nella colonna qui a destra. Cerchi di essere a disposizione di suo figlio per le sue richieste,ma lasciando a lui l'iniziativa, mediando ovviamente con le necessità della sorellina. Credo più utile un atteggiamento osservativo - e partecipe, ovviamente - che non uno interventista e didattico. Il bimbo deve avere uno spazio definito da limiti e regole, ma libero di muoversi al suo interno. Il suo è stato invaso dalla sorellina e lui non ha ancora imparato a difenderselo, anche se ora un po' di più forse: bisogna cercare di stare attenti per garantire uno spazio a entrambi. Baderei insomma a liberarlo di ceppi e ostacoli, perché sia più libero di svilupparsi, più che a insegnargli o tirarlo per strade pretese giuste. E poi si dovrà vedere la sua risposta al cambiamento generale.

aggiornamento

Gent.le dott. Benedetti,

la aggiorno dopo circa sei mesi perché ieri abbiamo avuto una visita con la neuropsichiatra della nostra Asl di riferimento.
Siamo arrivati alla valutazione neuropsichiatrica perché al nido ci è stata vivamente consigliata a causa del ritardo del linguaggio, che nel frattempo non è troppo migliorato, e anche a causa di alcune chiusure relazionali che il bimbo dimostra soprattutto coi i suoi pari.
Il bimbo ora ha tre anni e due mesi.
La visita è iniziata con la ricostruzione dell'anamnesi familiare e del bimbo, che è durata parecchio; nel frattempo R. imperversava perché lo studio era pieno di giochi e di cose interessanti (il telefono che squillava su cui lui prontamente si lanciava per rispondere, il computer del medico, armadietti con chiavi da girare e aprire, e via dicendo). Mentre noi parlavamo con il medico, lui era quindi molto impegnato nel gioco e spesso veniva da me o dal padre per mostrarci i giochi o giocare con noi. Il medico dal canto suo, l'ha osservato ma non ha mai cercato l'interazione in questo frangente, anche quando se lo trovava dalla sua parte della scrivania, intento a scrivere al suo computer ... semplicemente ci guardava e il padre si alzava e lo andava a riprendere (perché ovviamente qualunque richiamo finiva nel vuoto). Dopo questa prima parte R. è stato definito "molto vivace" dalla dottoressa.
Una volta raccolti tutti i dati ha voluto "giocare" con R., per entrare in "relazione con lui" parole sue..direi però che il tentativo che si è rivelato un mezzo disastro. Prima di tutto nel momento in cui lei si è assentata dall'ufficio per prendere i giochi, R. ha trovato una nuova macchinina e ha iniziato a giocare con quella, quando il medico è tornato gliel'ha praticamente strappata di mano dicendogli che era il momento di fare altri giochi ma lui ovviamente non l'ha presa bene...per almeno un quarto d'ora ho assistito ad una prova di forza fra il medico e mio figlio per questa benedetta macchinina, il medico gliela toglieva e lui se la riprendeva, il medico la nascondeva e lui andava a cercarla per riprendersela, ovviamente nel mentre R. diventava sempre più agitato e arrabbiato. Comunque alla fine ha ceduto il medico...e quindi dopo vari tentativi di fargli fare una torre di cubetti di legno, ha restituito la macchinina al bimbo e solo allora lui ha iniziato un minimo a considerare anche i cubetti, prima buttando giù la torre che costruiva il medico, poi aggiungendo qualche pezzetto insieme a lui, ma sempre con un occhio alla sua macchina, e alla fine costruendo le torri direttamente sulla macchinina (perché in realtà era fatta come un mini furgoncino e aveva una parte vuota e piana che poteva benissimo ospitare i cubetti, in stile lego, non so se mi spiego). Il medico ha detto che era un modo creativo di giocare con i cubetti.
Poi è passato a un altro gioco e anche lì anche peggio. Ormai l'interesse per la macchinina era passato ma era rimasto quello per le torri e siccome anche il nuovo gioco era composto di cubetti di legno, (questa volta colorati e da inserire in griglie di legno in corrispondenza dei colori adeguati) R. voleva continuare a fare torri. Il medico l'ha più volte fermato togliendgli i cubetti e dicendogli che non si giocava in quel modo e ha tentato di mostrargli come si sarebbe dovuto fare ma R. l'ha degnata di pochi sguardi, protestava e si riprendeva i cubetti tentando di continuare a seguire la propria idea...morale della storia, il medico ha detto basta e ci ha dato un nuovo appuntamento per la settimana prossima per rifare questa parte di gioco-osservazione e fargli anche una visita neurologica.
Non si è sbilanciata, però alla mia domanda di quale idea si fosse fatta mi ha detto che è un bimbo oppositivo e si è lamentata molto del fatto che non è riuscita a insegnargli il gioco perché lui non le prestava attenzione e la guardava poco.
Vuole rivederci per capire se ha giocato così perché è oppositivo oppure perché c'è un deficit anche a livello di comprensione linguistica che gli ha impedito di capire le "consegne" (parole sue).
Ha anche prescritto una valutazione dalla logopedista.
Io sono sempre più preoccupata e confusa, che sia oppositivo è ovvio e che abbia un deficit del linguaggio anche, però con la psicomotricista e al nido, e anche con noi genitori, non rifiuta sempre e comunque le attività o i giochi, spesso partecipa, quindi mi chiedo se l'approccio non sia stato poco adatto al bimbo.
Di sicuro R. non è facile, spesso vuol fare quello che dice lui e quando gli si mettono limiti protesta. L'interazione con l'altro è spesso nelle sue mani, l'iniziativa deve partire da lui, allora gioca e interagisce, ma è anche molto impulsivo e quindi può cambiare idea perché qualcosa lo contraria o ha visto qualcosa che gli interessa di più e molla il gioco lì. Se l'iniziativa poi è dell'altro, che gli chiede e vuole da lui "qualcosa"...beh beh ci deve pensare.
Lei cosa ne pensa?
la ringrazio dell'attenzione.

Più che dare una valutazione

Più che dare una valutazione del comportamento di colleghi o altri operatori a me interessa farmi un'idea delle situazioni dei bambini e del loro ambiente. Non mi sembra di averla molto chiara in mente, finora, nel vostro caso. Provi se vuole a mandarmi qualche video del bambino, secondo le istruzioni nella colonna qui a sinistra, forse vedrò qualcosa di più.

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