Problemi ordine compulsivo

Gentile dottore,
Le ho finora parlato di mio figlio di 2 anni e mezzo con problemi di apprendimento del linguaggio, ma volevo anche parlarle di me e della situazione che sto vivendo da qualche tempo.
Attualmente non lavoro e mi accorgo che sono sempre più alienata nel contesto domestico, come se non esistesse un mondo fuori. Esco si ma non ne traggo molto giovamento o benessere. Mentre mi da soddisfazione vedere la mia casa pulita e soprattutto ordinata. Spesso allineo i pochi soprammobili perché deve essere così o compulsivamente asciugo le gocce sul lavabo del bagno. So di avere un problema con tutto ciò e forse l'ho sempre avuto ma mentre lavoravo diventava tutto più gestibile. Potrei risolvere il mio problema tornando a lavorare ma in questo momento delicato dello sviluppo di mio figlio non me la sento.
Non capisco perché io debba sentirmi così? Forse perché devo avere controllo certo su qualche cosa? Aggiungo che dai miei 20 anni fino ai 25 ho sofferto di ansia che mi portava a vomitare quando mi trovavo in situazioni nuove e in cui non mi sentivo a mio agio. Andare ad esempio in un locale la sera lontano da casa in macchina di altre persone mi portava a stare male. Tutte situazioni che si vede la mia testa non riusciva a gestire. Ero arrivata al punto di chiudermi in casa la sera. L'ansia era totale se dovevo passare ad esempio una notte fuori casa. Queste cose con la maturità sono state superate (ora ho oltre 35 anni) ma ne è rimasta la cicatrice se pur minima.
Ho paura che sia a causa mia che mio figlio abbia problemi anche se cerco sempre di non dargli a vedere la mia nevrosi per l'ordine e la pulizia. Però per dirle, uno dei suoi giochi preferiti è adoperare scope e oggetti di pulizia domestica.
Vorrei sapere se può consigliarmi un modo per reagire meglio a questo mio problema e perché secondo lei ho e ho avuto queste ansie e maniacalita'.
Grazie dell'ascolto

Ps: soffrivo di ansia anche

Ps: soffrivo di ansia anche da adolescente in realtà ma essendo più contenute le uscite e in generale la vita serale forse sembrava meno pressante ed evidente.

Gentile signora e mamma, Beh,

Gentile signora e mamma,

Beh, intanto direi che per molti bambini di quell'età imitare la mamma nei lavori domestici è l'attività più interessante. Invece mi sembrava che quasi per contrasto suo figlio stesse meglio fuori casa che in casa, come dicevo... e forse con questo suo nuovo consulto forse chiarisce certi aspetti.
Può darsi che nei suoi atteggiamenti e nel suo comportamento emerga qualcosa in qualche modo disfunzionale al vostro rapporto: è inevitabile che i genitori influenzino in qualche modo i figli. Può cercare magari di osservare e osservarsi nelle situazioni in cui state insieme, può darsi che emerga qualche spunto utile. Inoltre magari dia un'occhiata alla pagina sugli 'errori frequenti dei genitori', qui accanto a destra...
Quanto alla sua 'nevrosi' mi sembra che la sua diagnosi sia azzaccata, anche se oggi è di moda un'altra terminologia che parla di 'disturbi'. La cause sono ancora imperscrutabili e i rimedi proposti risentono delle 'ideologie' delle varie scuole, psicoanalitiche, scientiste, comportamentiste, ecc.
Soffriva di ansia nell'adolescenza e da giovane adulta, cioè in periodi critici di grandi cambiamenti per la crescita e per l'uscita di casa, che evidentemente sono stati passi molto carichi di ansia per Lei. L'avere un bambino è un altro grande cambiamento e forse – insieme all'assenza dal lavoro – ha scatenato un altro periodo di ansia che si manifesta col suo bisogno di controllo di ordine e pulizia.
Ero stato colpito da alcuni spunti nel primo consulto:
Il vedersi quasi più come una sorella maggiore invece che come la madre; il vedere che il bimbo sembra più attaccato al padre oltre che vedersi come la persona più severa in famiglia. La scelta di non allattare, qualunque sia il motivo. Ipotizzo che entrare nel ruolo materno abbia scatenato dei conflitti – forse nei confronti della propria madre o altro. Anche la severità sembra contrastare col ruolo materno.
Nell'insieme le sue ansie potrebbero aver a che fare con la difficoltà di uscire dalla famiglia originaria e andare per la sua strada proseguendo la sua maturazione personale. Probabilmente c'è il timore di qualcosa di pericoloso o negativo che porta a un bisogno di controllo eccessivo che prima si manifestava con il complicarle l'uscita di casa, fino a impedirlo; ora con il tenere tutto in ordine e pulito e sotto controllo in casa, come per proteggere il bambino da cose dannose che potrebbero farlo ammalare, ecc.
Che fare? L'importante credo che sia mettersi in condizione di andare avanti, diminuire gli ostacoli e cercare di mantenere le cose entro limiti tollerabili. A volte nei momenti critici può servire una 'spinta', come a un ciclista in una salita difficile, spesso poi la salita finisce e non ce n'è più bisogno.
Possiamo continuare, se vuole, in una breve esplorazione della vostra situazione.

In realtà però non mi sento

In realtà però non mi sento così severa con mio figlio, forse ho usato un termine forte, diciamo che rispetto ai nonni e al padre che gli permettono tutto io cerco di essere meno morbida. Per fare un esempio: spesso S. non vuole camminare e chiede di essere preso in braccio, io (senza esagerazioni) cerco di non cedere mentre loro al primo capriccio lo accontentano. Comunque è vero, è stato ed è difficile per me vedermi una mamma, ho voluto tantissimo mio figlio ma ad esempio mi faceva sentire a disagio l'idea di allattarlo.
Su una cosa si sbaglia, non credo che il bisogno di avere una casa pulita e ordinata sia legato al fatto della paura che S. prenda malattie o che io le prenda, non è una mania legata ai microbi o cose del genere, è proprio il bisogno di vedere tutto a posto, tutto in ordine. Mi rilassa e mi fa star bene. Un'altra cosa che mi piace ad esempio è buttare cose che non uso o non metto più, non sopporto l'idea di avere cose che non mi servono.
So che tutto ciò è esagerato. Per l'amore che provo per mio figlio cerco di contenermi con lui, se sporca non mi arrabbio mai o almeno cerco di farlo il meno possibile (lui fortunatamente è un bambino molto ordinato), però mi rendo conto che qualcosa traspare perché ad esempio spesso si arrabbia se mangiando si sporca o se gli cade del cibo.

"fortunatamente è molto

"fortunatamente è molto ordinato"... Non è una fortuna. Evidentemente il bimbo percepisce delle richieste implicite ( basta l'esempio: si impara di più da quello che si vede che non dalle istruzioni o richieste verbali...) e cerca di corrispondervi, ma facendo così si carica di responsabilità eccessive: addirittura si arrabbia con se stesso se non è abbastanza bravo a corrispondere alle richieste. C'è quasi un'inversione fra adulto e bambino su chi ha bisogni e chi deve corrispondervi.
Credo che sia bene che Lei cerchi di lavorare su se stessa per capire meglio, diminuire o gestire meglio i suoi aspetti nevrotici - ammettendo per prima cosa che i motivi possibili non li conosce nemmeno Lei, e non può pertanto valutare se un'ipotesi è vera o sbagliata: accettare di non sapere è la precondizione di poter esplorare un campo alla ricerca di conoscere di più. A partire dalla sua percezione sull'allattamento: evidentemente qualcosa le impedisce di entrare pienamente nel ruolo e nella funzione materna. Se diminuisce quegli ostacoli sarà un vantaggio per tutti e se li conosce, almeno un po', li potrà gestire meglio.

Gentile dottore, Torno a

Gentile dottore,
Torno a parlarle un po' di me. Sto cercando di essere più rilassata nei confronti delle mie maniacalita' cercando di cogliere altre cose belle e per cui vale la pena di vivere, anche se non nego di provare un certo piacere nel vedere la mia casa pulita e ordinata (le ho detto che sento la necessità di voltare le confezioni di shampoo o bagnoschiuma ad esempio dalla parte della scritta davanti...?).
Ripensavo al mio passato e in particolare al periodo della mia ansia che ha avuto apice dai miei venti sino ai venticinque, età in cui ho conosciuto mio marito, che ha messo finalmente pace al mio malessere interiore.
Ho sempre un po' incolpato mia madre ma in realtà leggendo (causa problemi di mio figlio) sulle varie sindromi asperger, autismi lieve, di cui ancora non riesco a capire fin dove è il confine tra patologia e carattere, mi rendo conto che la mia era una vera ansia sociale.
Mia madre non è mai stata limitante o apprensiva, forse un po' ovattante, ma i miei problemi erano e sono solo miei. Ero incapace di stare con persone che non mi davano fiducia, persone nuove, troppe persone. Ero incapace di stare in posti sconosciuti, caotici, lontani dai luoghi sicuri. E più mi violentevo per essere come gli altri e più stavo male e vomitavo. Ho dovuto prendere psicofarmaci per stare un pochino meglio.
Io non credo dottore fosse ambientale il mio problema, sono io così. È la mia mente.
Ancora adesso rimangono cose di quel periodo, come la pace che provo quando sono sola. Il senso di liberazione quando interrompo un'amicizia...

Anche a stare con gli altri

Anche a stare con gli altri si deve imparare, e non è con lezioni teoriche che può avvenire ma con le esperienze. Certe esperienze possono rinforzare invece la paura di stare con gli altri e col tempo ci si adatta alla situazione più sopportabile, anche se a scapito a volte dell'isolamento e del ritiro. Un tempo era più socialmente accettato, e magari uno si rifugiava in conventi e monasteri, oggi c'è una patologizzazione crescente dei comportamenti meno tipici per i quali vengono inventati nomi e malattie probabilmente inesistenti.
Riguardo alla sua ricerca di spiegazioni del suo modo di essere e del preferire forse risposte 'biologiche' e 'costituzionali', credo possa essere probabilmente - senza offesa - la maggior facilità di prendere una risposta bell'e pronta, e molto gettonata al momento, che spiega tutto con un nome piuttosto che avventurarsi in zone sconosciute in cui per prima cosa bisogna sopportare di ammettere di non sapere. Ma bisognerebbe almeno un po' sopportare di non avere il controllo, proprio perchè si è di fronte a cose sconosciute. Magari, come Cristoforo Colombo ( o magari l'Ulisse dantesco), attrezzarsi bene e avere il controllo delle navi, e la conoscenza dei venti ma anche il coraggio di dirigere verso ovest, cioè verso l'ignoto. Non è detto però che sia necessario o obbligatorio.

Parlo così perché non credo

Parlo così perché non credo ci sia stato alcun evento traumatico nella mia vita.
Ricordo che fino alla quinta elementare ero una bambina molto sociale, generosa, amavo stare con gli altri. Poi con la pubertà è arrivato il buio, ricordo che avevo una specie di fissazione per gli animali (in particolare i gatti) e che stavo spesso da sola, mi cullavo nella mia solitudine e nelle mie mille fantasie. Ho cominciato a parlare da sola (anche ora lo faccio e mi rilassa molto, ovviamente stando attenta che nessuno mi veda e mi prenda per pazza). Poi è comparsa l'ansia ecc. e ora credo di essere una persona un po' particolare ma in pace.
A volte rifletto se è possibile ci sia stato qualche cosa di brutto ma che ho rimosso, è possibile?
Quando è nato mio figlio ero spesso turbata da pensieri strani e sadici che cercavo di rimuovere, so essere a volte colpa dello sbalzo ormonale ma non so. Avevo paura di diventare matta e fargli del male o pensavo inorridita che qualcuno potesse fargli del male. Mi immaginavo le scene nei dettagli e stavo male perché era talmente indifeso. Ora è passato per fortuna. Una volta ho fatto un sogno che mi è rimasto dentro come un pugnale: ho sognato che assistevo alla scena di una violenza su un bambino, il bambino era seduto che giocava ed arrivava un uomo che cominciava a toccarlo. Sono stata malissimo. Non so se è normale tutto ciò, cose che capitano a tutti ma che la gente non dice o è legato a qualcosa. Vero che in adolescenza ho letto e visto tanto libri e film dell'orrore che forse non ero pronta a leggere o a vedere.

Lei parla di buio arrivato

Lei parla di buio arrivato con la pubertà, e poi descrive sogni e fantasie e paure che sono in qualche modo 'traumatiche', anche collegate all'arrivo di suo figlio. Il "sapere colpa dello sbalzo ormonale" mi sa che è un tipico sapere difensivo, per non cercare oltre...
Può darsi che si porti dietro in qualche modo il ricordo - non cosciente - o l'effetto di esperienze traumatiche di qualche tipo, cose che "non era pronta" a gestire, come dice dei film. Può darsi che abbia avuto una specie di psicosi post-partum che per fortuna è stata limitata a fantasie e sogni e paure che sembrano passate senza danni.
Forse si comprende meglio il suo bisogno di controllo, di cui si diceva, mi pare. Forse c'è qua e la la paura di diventare pazza, o di essere presa per tale, che magari a volte può turbare la pace di una persona un po' particolare, come si definisce e si domanda se tutto ciò è 'normale' o no.
Come in una casa che ha delle crepe mi sembra importante che ne venga valutata la stabilità e la sicurezza, e magari fare qualche lavoro di rinforzo, nel caso si reputi necessario. Le crepe si possono nascondere con un po' di stucco e vernice, ma la stabilità non viene in questo modo rinforzata. Meglio un lavoro più approfondito.

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