paura della maestra

Salve dottore,
mi rivolgo a lei per avere un consiglio su una situazione che mi sta mettendo in difficoltà: il mio bambino di quasi 5 anni, al secondo anno di scuola materna, non vuole più andarci. All’inizio inventava le scuse più disparate: c’erano i giocattoli brutti, le maestre erano cattive, i bimbi non volevano giocare con lui, gli mancava la sua casa, gli mancavo io. Abbiamo insistito cercando di forzarlo: lui ogni sera diceva che la mattina dopo sarebbe andato, poi la mattina, al momento di uscire, iniziava a piangere disperato, ricorrendo anche a pugni e morsi pur di non andare. Ho usato prima le buone maniere, poi anche quelle un po’ più brutte, come qualche minaccia, ma mi sono resa conto che la cosa era controproducente. Poi, con domande sempre un po’ più pressanti, è venuto fuori che aveva paura di una maestra in particolare, una delle due dell’altra sezione, che lui incontra perché spesso stanno tutti insieme (abitiamo in un paese piccolo dove c’è un solo asilo con due sole sezioni). Ammetto di aver sottovalutato un po’ la cosa pensando, all’inizio, che fosse una scusa come le altre. Spesso dice bugie, non gli avevo creduto. Poi però ho saputo che anche altri bambini hanno o hanno avuto paura di questa maestra, che pare abbia modi un po’ bruschi. E alla fine il bimbo mi ha raccontato di un episodio in cui la maestra lo avrebbe portato in classe dal corridoio tirandolo bruscamente per un braccio perché era arrabbiata con la bidella, poi gli avrebbe anche dato uno schiaffo e lui si sarebbe messo a piangere, e da quel giorno sarebbe iniziato tutto. Allora sono andata a parlare con tutte e quattro le maestre, la “cattiva” compresa, e ho detto francamente quale ritenevo che fosse il problema: lei ha sostanzialmente confermato l’episodio, negando lo schiaffo ma confermando che il bimbo si era messo a piangere. Mi ha poi promesso che se fossimo riusciti a riportarlo all’asilo avrebbe evitato di parlargli in modo da dargli il tempo di far passare la paura. Premetto che è un bambino abbastanza pauroso, non tanto delle persone ma delle situazioni che non conosce, che affronta sempre con ansia. Gli ho spiegato quindi che la maestra era dispiaciuta e che non gli avrebbe più fatto niente, aggiungendo che se lo avesse fatto io sarei andata a sgridarla e che lui non avrebbe più dovuto avere paura. Diciamo che ha funzionato, il giorno dopo sono riuscita a riportarcelo e da una decina di giorni ci va quasi sempre, però noto che la paura non gli passa, devo insistere parecchio e so che piange ogni volta che si trovano nella stessa stanza. Mi dice che lei lo guarda “con gli occhi vispi”. Stamani per la prima volta l’ha portato il padre e quando l’ha vista ha iniziato ad urlare e tremare come faceva a casa qualche tempo fa, e ha stentato a calmarsi nonostante le rassicurazioni del papà e della sua maestra a cui è molto affezionato. Le altre maestre dicono che lei in effetti lo ignora e che non c’è nessun problema, gli altri bimbi vanno a scuola regolarmente anche se tutti dicono che quella maestra urla…perché lui fa così? Come dobbiamo comportarci? E’ corretto forzarlo ad andare o gli stiamo facendo del male? Devo portarlo da uno psicologo? Devo denunciare la cosa alla preside? Non so che fare, vorrei una sua opinione.
Grazie

QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE
composizione familiare: in casa noi tre, nello stesso palazzo la nonna materna, a 30 km i nonni paterni
età dei componenti: i genitori 39 e 43
età del bambino/a 4 anni e 8 mesi
problemi in gravidanza: epatogestosi
NASCITA
a che settimana 37+1.
Parto ( naturale, cesareo - eventuali motivi-, difficoltà): cesareo
alla nascita : kg 2,800, 46 cm
(eventuali curve di accrescimento epoche successive)……...
indice di Apgar: 1' 9./ 5' 10
durata del ricovero in ospedale: 4 giorni
PRIMI MESI
allattamento: misto fino a 6 mesi, poi solo artificiale
inizio pappine, minestrine, ecc... 6 mesi
svezzamento (DISTACCO DAL SENO, o dal biberon), età 12 mesi, facile.
eventuali difficoltà...no.
ritmo sonno veglia nei primi mesi, orari, difficoltà: ha sempre dormito piuttosto tardi la sera, ma non ha mai avuto l’abitudine di svegliarsi durante la notte
persone che lo accudivano: io, la mamma, sono tornata a lavorare quando aveva 6 mesi, in mia assenza lo accudivano il papà oppure mia madre, una tata e spesso anche i nonni paterni. Io però fino ai suoi due anni ho cercato di fare orari molto ridotti e sono stata piuttosto presente.
EPOCA SUCCESSIVA
alimentazione: ha un alimentazione un po’ selettiva, predilige pasta, pane, carne e pesce, mangia le verdure solo se non se ne accorge e per la frutta si limita a mela, banana e fragole. Beve solo acqua e ogni tanto un succo di frutta.
Sonno: continua anche adesso a fare storie per dormire la sera mentre al mattino non vuole alzarsi, però dorme tutta la notte tranquillo
orari e modalità: stiamo sistemando la sua camerina, per adesso dorme con noi

abitudini ( ciuccio, biberon, orsacchiotto, copertina, ecc): ogni tanto cerca ancora il ciuccio e la mattina prende ancora il latte con il biberon, ma anche per praticità. Gli piacciono i peluches ma non ne ha uno in particolare,
tempo video: televisione: gli piace molto, ne guarda tanta ma spesso mentre gioca
telefonini: usa in autonomia alcune applicazioni per bambini (puzzle, giochi della lego)
tablet...no
SVILUPPO PSICO-MOTORIO:
dove veniva tenuto preferenzialmente dopo i primi mesi, da sveglio: in braccio, nel lettino, nel box, sul passeggino, sul tappeto, libero di muoversi – un po’ dappertutto
seduto da solo a che età: credo intorno ai 4-5 mesi
primi spostamenti a che età e come: a 8 mesi gattonando
primi passi da solo: 14 mesi
capacità motorie attuali: NORMALI
controllo sfinterico (pipì e popò) a che età: tardi, a tre anni, storie soprattutto per la popò. Però dopo nessun problema.
RELAZIONE e COMUNICAZIONE nel primo anno di vita
primi sorrisi: a venti giorni circa
curiosità verso oggetti e persone, attenzione, capacità di seguire con lo sguard:. normale
facilità al pianto e facilità a consolarlo, coccolarlo, ecc ...: facilità al pianto, da sempre, non sempre è stato facile consolarlo
facilità a capirlo e interagire: si è sempre fatto capire facilmente
lallazione, gorgheggi: scarsa lallazione
reazione di fronte a persone e ambienti nuovi (diffidenza, paura, pianto...): sempre stato piuttosto diffidente
modalità di accudimento: ansioso, apprensivo, preoccupato, tranquillo, sicuro: a me sembra tranquillo…
SVILUPPO SIMBOLICO
LINGUAGGIO:tardi!!!
(età di inizio)
prime parole: due anni.
due parole insieme: due anni e mezzo
uso del no e del s: un anno mezzo - due
frase minima (verbo e sostantivo )due anni e mezzo
INTERESSE E CURIOSITÀ PER GLI OGGETTI
USO DEI GIOCHI ( gioco funzionale ....imitativo .....rappresentativo ) adeguato.
DISEGNO SPONTANEO
disegna poco, soprattutto scarabocchi ma di tanto in tanto appare un omino testone con tronco, braccia e gambe, qualche volta una casa, o una macchina, o un fiore con un albero
ATTENZIONE nelle varie attività e interessi: lunga
INTERESSE E CURIOSITÀ VERSO LE PERSONE interessato ma sempre un po’ pauroso e diffidente
figure principali cui è attaccato: tutti e due i genitori ma soprattutto la mamma
REAZIONI AL DISTACCO dai genitori: fa un po’ il teatrale, singhiozzando che gli mancheremo
RAPPORTO CON LE PERSONE... generalmente tranquillo
COMPRENSIONE DELLE COSE E DELLE RICHIESTE capisce tutto
COMUNICAZIONE DEI SUOI BISOGNI E DESIDERI racconta molte cose
COMPORTAMENTO
generalmente tranquillo, a volte capriccioso
adesione a regole, orari, limiti: non gli piacciono le regole, vorrebbe fare tutto a modo suo
obbedienza agli adulti: in casa non tanto, fuori è molto obbediente
reazione a divieti, frustrazioni: se il divieto non gli piace spesso reagisce con rabbia
capricci, bizze: a casa, quando non facciamo quello che lui vorrebbe e poi soprattutto per andare all’asilo
paure, fissazioni: fissazioni nessuna, paure direi molte, ogni volta che c’è una situazione nuova

SCOLARIZZAZIONE

Scuola materna a tre anni, qualche iniziale difficoltà di inserimento, soprattutto al momento di mangiare; da un mese e mezzo rifiuto dell’asilo dovuto ad un problema con una maestra
Apprendimento normale, sa scrivere il suo nome, conosce le lettere dell’alfabeto, conta fino ad oltre venti e certe volte tenta di leggere
RAPPORTI SOCIALI, amicizie, attività extrascolastiche, occasioni di incontri con altri: poche durante l’inverno, di più in estate. Da qualche mese va a scuola di circo. Cerca gli altri bimbi ma certe volte lo escludono perchè è un po' meno "maschiaccio" di molti di loro. Di solito se ne fa una ragione e si mette a giocare da solo con le macchinine, che adora.
Però quando riesce a farsi coinvolgere nel gioco si vede che è più soddisfatto!

SITUAZIONE FAMILIARE

Organizzazione familiare per l'accudimento (orari dei genitori, nonni, baby sitter, ecc), (descrivete come siete organizzati, la giornata tipo del bambino)......Fino ad un mesetto e mezzo fa andava all’asilo con la babysitter, un genitore lo andava a prendere alle 16, poi se non aveva circo stavamo un po’ fuori se non era freddo, oppure in casa. Una volta alla settimana andavano a prenderlo i nonni. Da quando fa storie solo io riesco a portarcelo.
modalità educative: Non sempre riusciamo ad imporgli la nostra volontà, capita che sia lui a comandare, naturalmente non per cose importanti.
tempo video: 2-3 ore al giorno, ma di solito mentre gioca o colora, raramente si imbambola davanti alla tv, che comunque gli piace moltissimo

EVENTI PARTICOLARI,
Nessuno. Un ricovero per una infezione ad un occhio durato sei giorni all’età di tre anni e mezzo.

Se a scuola la situazione è

Se a scuola la situazione è sicura ( con quello che si sa ogni tanto dai (tele) giornali val sempre la pena di indagare con altri genitori ecc: non si sa mai...) quella del bambino può essere una situazione in cui l'evento negativo a scuola ha fatto emergere difficoltà sottostanti da capire meglio.
Comunque che la maestra in questione lo ignori non è bene, meglio sarebbe che si scusasse con lui, in qualche modo, e 'facessero la pace', altrimenti la sua immagine rischia di diventare un incubo per il bambino. Se resta per lui una persona 'cattiva' ne avrà paura solo a vederla, se invece vede che non è così, si rassicurerà. D'altronde nella vita bisogna anche imparare che ci sono anche i pericoli e i 'cattivi'. Le fiabe tradizionali servono anche a quello, cappuccetto rosso, hansel e gretel, biancaneve ecc sono storie utili ad imparare a affrontare il mondo.
D'altronde che ci sia un po' di fragilità, eccessiva sensibilità, emerge forse anche dalla difficoltà alla separazione dai genitori, dalla difficoltà di accettare regole e limiti in casa, dalle difficoltà nel gruppo di compagni, e anche dalla difficoltà ad andare a letto la sera.
Forse è stato un po' 'viziato' da genitori e nonni, ed è rimasto un po' immaturo in certi aspetti. Bisognerebbe aiutarlo quindi a uscire dall' infanzia e trovare un posto più adatto alla sua età, quindi è bene probabilmente spostarlo nella sua camerina a dormire. E' bene anche guardare un po' meglio la situazione familiare, per vedere che non ci sia qualche 'fantasma' che disturba il bambino anche in casa, cose normali, non patologiche, se non bloccano o disturbano lo sviluppo. Come piccolo tiranno -se è così - ovviamente si sentirà un po' in scontro con il 'governo' legittimo di casa, e le relazioni possono un po' intricarsi e complicarsi, e lui magari temere di essere detronizzato e cacciato... Le paure magari possono poi trovare sfogo all'esterno, con un evento come successo, proiettando le sue paure su un personaggio 'cattivo' trovato a scuola, che diventa così il 'colpevole' di tutto...
Se riuscite a rimettere in sesto le cose, a scuola, a casa, nei ruoli e relazioni fra adulti e bambini, e se il 'sintomo' passa, un po' alla volta, forse si può andare avanti e vedere, altrimenti penso che sia utile approfondire per avere un aiuto a fare quello che da soli può essere più difficile.

Famiglia complicata

Buongiorno dottore, ho letto con molta attenzione la sua risposta che mi ha fatto molto riflettere. Si, probabilmente il bambino è un po' viziato, anche involontariamente lo abbiamo sempre messo al centro dell'attenzione e lui si è abituato ed esserci. In merito al comportamento della maestra io posso dire ben poco; anche secondo me dovrebbe cercare di farsi vedere amichevole e rassicurarlo, invece pare che anche quando lui si mette a piangere, lei, consapevole di essere la causa, si mantenga freddamente a distanza.Proverò a chiedere di parlarci. Per quanto riguarda invece eventuali "fantasmi" nella situazione familiare, non riesco a cogliere che cosa in particolare potrebbe disturbarlo, e qui credo di avere ancora bisogno del suo aiuto. Non siamo una famiglia semplice, questo è certo. Che il bimbo sia molto sensibile, francamente, non mi sorprende: io sono stata una bambina timidissima, anche se molto forte. Alla morte di mia nonna, quando avevo 7 anni, mia madre cadde in una profonda depressione, ed io sono cresciuta molto in autonomia e con un po' di solitudine. A scuola ero la più brava e, nonostante ciò, ogni volta che dovevo parlare arrossivo. La timidezza mi ha accompagnato sempre, me ne sono in parte liberata solo da adulta. Quando ero adolescente mio padre si è ammalato, ancora giovane, di Parkinson. Per questo ho sviluppato nei confronti dei miei genitori un atteggiamento protettivo che ho anche oggi nei confronti di mia madre (mio padre è mancato tre anni fa) e mi sono resa conto che anche il bimbo è particolarmente affettuoso con la nonna. Però avevo considerato positivo il fatto che mostrasse fin da piccolo empatia verso qualcuno.
Dal lato del padre la situazione è molto diversa, oserei dire opposta. I miei suoceri sono due persone molto decise e volitive, che spesso cercano di interferire nell'educazione del bambino. Due anni fa, quando il bimbo che aveva più di due anni stentava ancora a mettere insieme due parole, una sera vennero a trovarlo e lui, non so bene neanche io per quale motivo, non volle vederli e si chiuse in camera. Ne iniziò una discussione tra me e loro, poichè mi accusarono di essere la causa del suo ritardo nel parlare e di questi strano momenti di chiusura nei loro confronti, e di non fargli fare una vita normale in quanto durante l'estate precedente non l'avevamo neanche portato al mare per più di tre giorni consecutivi. Era vero, ma per tutta una serie di circostanze che io e il mio compagno avevamo ritenuto valide. E poi sinceramente non mi pare che una vacanza più o meno lunga possa essere causa di ritardo nel linguaggio. Da quella sera il rapporto con i miei suoceri si è raffreddato. Da alcune frasi pronunciate da mio suocero ho capito che il problema vero era che temevano che io dessi al mio compagno, che loro difenderebbero a spada tratta anche se uccidesse qualcuno, la colpa delle "stranezze" del bimbo, in primis del ritardo nel linguaggio.E so anche perchè. Il mio compagno è affetto da un qualcosa che potrebbe essere paragonabile (o addirittura essere) alla Sindrome di Tourette, in forma leggera e molto controllata. Premetto che è laureato e lavora senza grandi problemi, anche se secondo me ha interessi molto ristretti, tante paure immotivate soprattutto per la sua salute, non ha mai avuto molti amici nè gli interessa farsene di nuovi. Me ne sono resa conto del tutto solo nel momento in cui abbiamo iniziato a convivere, perchè lui riesce a controllarsi molto bene fuori casa, mentre nel momento in cui si rilassa questa cosa prende il sopravvento. Quindi la sera a cena inizia ad avere i suoi tic, soprattutto vocali ma qualcuno anche fisico, che consistono nel ripetere mille volte una parola all'inizio del discorso, o una frase che sente in televisione, o a schiarirsi la gola, o a toccare mille volte una superficie col dito o anche ad essere più scontroso soprattutto verso di me. Ovviamente il bimbo è presente, ma non ho mai notato disagio per queste cose che sente fin da quando è nato, non ha mai tentato di imitarlo e non mi ha mai chiesto perchè lo fa. Non nego che più volte mi sono posta il problema: ma sarà ereditario? Avrà anche lui una propensione a sviluppare questo problema? Oltretutto qualche tic agli occhi l'ho avuto anch'io, soprattutto da piccola.
Credo che mio suocero sia anche lui consapevole che prima o poi questa cosa verrà fuori e che quella sera abbia giocato di anticipo. Io non so che origine possa avere questo problema,se medico o psicologico, ma sicuramente il suo comportamento da padre ha influito. Il mio compagno è psicologicamente succube dei suoi genitori. Le opinioni di suo padre sono sempre state legge per lui, non riesce a metterlo in discussione. Se lo accusano non risponde mai, alla fine vincono sempre loro. Per me non è facile, per fortuna la distanza mi aiuta e fino ad ora sono riuscita a mettere i miei paletti per mantenere l'autonomia nell'educazione del bimbo, che comunque è affezionato soprattutto al nonno, di cui vedo che teme l'autorità.
Io non so che cosa il piccolo possa percepire di tutto questo "caos familiare", io con lui cerco sempre di stemperare le tensioni, non parlo mai male dei nonni, non gli impedisco di passare del tempo con loro, continuo ad andare a pranzo da loro come se niente fosse. Certo, quando in casa io e suo padre ne discutiamo, magari capisce più di quel che penso ma...cosa posso fare? Non posso mica impedirgli di ascoltare e capire...
Sa darmi qualche consiglio? Può essere questa la causa delle sue paure?

Più che un rischio di

Più che un rischio di ereditarietà o di imitazione, può darsi che il bimbo percepisca qualcosa che lo inquieta, se in casa circolano questioni fra i genitori, o con i nonni, cioè nel gruppo delle figure più importanti per lui, non abbastanza controllate e che possono minare la situazione. Può esserci in lui, magari a livello non consapevole, un'inquietudine su qualcosa che può minacciare la stabilità sua e della famiglia, e che potrebbe in qualche modo accentuare la sua reazione alla maestra 'cattiva', proiettando in qualche modo su di lei anche altri 'fantasmi'.
Potrebbe essere bene esplicitargli che anche i grandi a volte litigano ma anche se hanno idee diverse sono capaci di mettersi d'accordo e fare la pace. Se queste cose sono 'non dette' possono diventare appunto più inquietanti. Non bastano ovviamente le parole, queste devono corrispondere alla realtà che lui vede, altrimenti le inquietudini possono aumentare, invece che diminuire. E' bene anche cercare di parlare con lui della maestra e di quello che lui può temere, e fargli vedere magari altri aspetti: anche se è brusca magari può avere aspetti positivi. E magari anche delle 'liti' che a volte sente fra i genitori, fra i grandi, domandargli se lui ne è spaventato. Anche se le persone hanno qualche aspetto negativo -nessuno è perfetto - non sono tutte negative, gli aspetti positivi possono essere più importanti. Ma non devono essere solo una maschera esteriore, ovviamente.

Buongiorno dottore, vorrei

Buongiorno dottore, vorrei aggiornarla sulla situazione e chiederle un nuovo consiglio.
Il problema con la maestra di cui le avevo detto tre mesi fa sembra risolto, l'ho accompagnato personalmente per una settimana abbracciandolo prima di lasciarlo e dicedogli di stare tranquillo che se la maestra "cattiva" gli avesse fatto qualcosa io sarei andata a litigare con lei. E poi la sua maestra è stata bravissima e l'ha tenuto "in protezione" per un certo periodo. Alla fine si è tranquillizzato e un bel giorno a mensa si è seduto vicino alla maestra "cattiva" e, nello stupore di tutti, ha iniziato a parlarle. Da quel giorno il problema sembra risolto.
Ora però ho bisogno di un consiglio, anzi due. Il primo perchè noto che se da una parte abbiamo risolto un problema, dall'altra ne emergono di nuovi. Innanzitutto il carattere non è migliorato. Io ho lavorato sui rapporti familiari e ho cercato di rendere i momenti in cui siamo tutti insieme più sereni possibile, ma il bambino ha accentuato il lato più volitivo del suo carattere. In pratica, io ho difficoltà a farmi obbedire. Ogni volta che lo costringo a fare qualcosa che non vuole (anche semplicemente se non gli compro il gelato che vuole) si mette a piangere e fa le tragedie. La sua alimentazione sta diventando sempre più selettiva: si rifiuta di assaggare cose nuove e mangia solo pane o schiaccia a pizza, pasta in bianco, carne, dolci. Niente verdura se non nascosta, niente frutta se non mela o banana. Se lo forzo gli viene da vomitare.
Un'ultima cosa: qualche sera fa all'asilo hanno fatto un'iniziativa originale e carina, ossia hanno passato la notte a scuola tutti insieme dormendo nei sacchi a pelo. Lui non ha voluto partecipare, ha insistito per un mese per non andarci, gliel'ho chiesto fino al pomeriggio stesso ma niente. La sera verso le 21, quando non era più possibile andare, ha detto che aveva cambiato idea e che avrebbe voluto partecipare. E' stato triste tutta la sera e io ho cercato di consolarlo dicendogli che parteciperà l'anno prossimo. Però questa cosa mi ha fatto riflettere. Dovevo insistere di più perchè partecipasse? Dovevo aiutarlo a superare la paura di una cosa nuova forzandolo? Io ho cercato di rispettare la sua scelta, ma visto il ripensamento forse aveva bisogno di essere incoraggiato, e io non l'ho fatto per non forzarlo. Poichè ricapiterà, come fa un genitore a capire quando è il caso di forzare un bambino a fare qualcosa e quando invece bisogna lasciarlo scegliere? In effetti, mi è venuto in mente che se mio padre non mi avesse "obbligato" a studiare musica adesso mi mancherebbe una parte importante della mia vita. Fosse stato per me, avrei smesso dopo due mesi di solfeggio...

Domande da un milione di

Domande da un milione di dollari, queste ultime...cui non credo che qualcuno abbia una risposta valida per tutti. Ognuno ha la sua storia... non è detto comunque che sarebbe stato meglio andarci, alla notte a scuola. C'è tempo, direi..
Per gli aspetti alimentari forzando si rischia di ottenere il contrario, meglio lasciarlo libero ai pasti, ma ovviamente non viziandolo fuori pasto...
Sul chi comanda è come fra cavallo e fantino, bisogna abituarlo chi comanda, ovviamente nelle situazioni importanti.
Bene comunque l'esperienza con la maestra.

Bambino di cinque anni e mezzo, forse timido

Buonasera dottore,
torno a chiederle consiglio per il mio bambino che adesso ha cinque anni e mezzo. Dopo la risoluzione del conflito con la mestra di cui le avevo scritto l'anno scorso le cose stanno andando molto meglio, ma lui sta crescendo e compaiono sempre, per me, nuovi interrogativi. All'asilo la maestra "cattiva" c'è ancora, lui non la ama ma ormai la tollera e vivono in pace. Ho però notato una sorta di "involuzione" dal punto di vista della socializzazione. Nelle ultime due settimane siamo stati invitati a due compleanni, e lui non ha voluto giocare con nessuno ma se ne è rimasto in disparte, con me, a mangiare (mangia anche troppo, infatti, benchè non sia grasso). Afferma di non voler giocare con nessuno e di voler stare sempre in casa, dove ha i suoi giocattoli e la tv e il tablet per guardare i suoi video preferiti. Ogni volta che vogliamo uscire dobbiamo prima riuscire a convincerlo, e non è sempre impresa facile. Ama smodatamente i giocattoli, anzi potrei dire che ama soprattutto riceverne di nuovi, perchè poi non è che ci giochi moltissimo.Con noi è un bambino molto affettuoso e dolce, soprattutto con me ma anche con il babbo e con i nonni. Disegna poco e niente ma ha imparato da solo a fare piccole somme. Se gli chiedo dei suoi amici è vago; dice di non voler stare insieme alle bambine perchè lui è un maschio, ma che non gioca molto con i maschi perchè loro fanno sempre la lotta e a lui non piace. In effetti, ho potuto notarlo anche ai compleanni, i suoi compagni sono molto più vivaci di lui, e molto più portati al gioco "fisico" come correre, arrampicarsi, giocare a pallone. Lui spesso dice che non vuole giocare come loro percchè ha paura di farsi male. Abbiamo cercato di portalo ad un corso di Karate, ma si è intimidito, si è nascosto dietro al padre e non ha voluto partecipare. Le maestre dicono che a scuola partecipa a tutte le attività ma che non è certo un trascinatore, e se non lo chiamano a giocare lui spontaneamente non ci va. Io sono stata una bambina molto timida ed insicura e so quanto può essere difficile crescere isolati. Come posso aiutarlo? Devo preoccuparmi?

Non mi sembra che emergano

Non mi sembra che emergano difficoltà a livello patologico. Alti e bassi fanno parte dello sviluppo e ognuno ha le sue caratteristiche. Anche gli ambienti possono essere diversi, più o meno favorevoli e facili, dipende anche dalla fortuna. L'importante sarà andare avanti e resistere alle difficoltà e cercare di fare esperienze interessanti e che lo rendano autonomo. Se emergeranno difficoltà più precise si potrà vedere al momento cosa fare.

paura del "disgusto"

Buongiorno dottore,
torno a chiederle un consiglio. Mio figlio adesso ha 6 anni, ha finito l'asilo e si prepara all'ingresso alla scuola elementare. Abbiamo da poco scoperto che è astigmatico ( ben -3 gradi di vista da un occhio e -2 dall'altro) e che dovrà portare gli occhiali. Secondo l'oculista anche la "goffaggine" in alcuni movimenti, come scendere le scale molto più lentamente degli altri, può essere dovuta al fatto che ha difficoltà nel mettere a fuoco gli oggetti. Vedremo come andrà con la correzione. Ma mi rivolgo a lei per un altro problema, che potrà sembrarle banale ma che io non riesco a risolvere. Il bambino si rifiuta di assaggiare cibi nuovi. Come le avevo già scritto nei precedenti consulti, ha una alimentazione molto selettiva, e la cosa non sta migliorando con la crescita. Mangia, anche molto, ma solo cosa sa già che gli piace. Se lo convinco a mettere in bocca qualcosa che non ha mai mangiato non finisce di masticarlo e non lo inghiottisce, ma lo sputa subito dicendo che non gli piace. Dubito che percepisca davvero il gusto. Io ho cercato di non dargli tanto peso, con la speranza che prima o poi si sbolocchi, ma il problema è emerso prepotentemente adesso che il pediatra gli ha prescritto uno sciroppo antibiotico da prendere per 5 giorni. Ovviamente non ne vuole sapere. Sono riuscita per due volte a fargliene prendere in bocca un mezzo cucchiaio, ma la prima volta l'ha risputato e la seconda (c'erano i nonni che assistevano,e secondo me ha voluto anche fare la sceneggiata) ha addirittura vomitato. Il pediatra insiste che dobbiamo trovare il modo di costringerlo a prenderlo perchè ha una tosse che dura ormai da mesi e l'antibiotico ci vuole, ma io non so più come fare. Che cosa lo blocca così tanto? Gli ho spiegato che se non lo prende ci vorranno le punture, o che finiremo per tornare in ospedale (c'è stato qualche giorno qualche anno fa), che la medicina è necessaria per non ammalarsi e così via. Ho anche la sensazione che ci provi, ma non ci riesce proprio. Inizia a piangere e a dire "io non sono un bimbo coraggioso", si tappa la bocca e non c'è niente da fare. Del resto che non è coraggioso è la verità...non vuole imparare ad andare in bicicletta senza ruotine, non vuole imparare ad andare sui pattini, nè sull'overboard che tutti gli altri adorano. Però queste cose forse potranno migliorare quando vedrà bene...ma il fatto di non voler mettere in bocca niente come posso gestirlo? Io questo antibiotico in qualche modo glielo devo dare...stiamo facendo una magra figura anche con il pediatra! Sa darmi un aiuto? Grazie...

Forse un problema è la "magra

Forse un problema è la "magra figura" che temete di fare con il pediatra e con le persone in generale. E forse il bambino si sente la causa di questa magra figura, perchè si sente di non essere "un bambino coraggioso", e in generale un bambino i cui genitori sono contenti e orgogliosi. Ciò rischia di riflettersi in un'immagine negativa di sè che il bambino sembra avere e si crea un circolo vizioso fra aspettative negative ed esperienze negative in qualche modo. Probabilmente dovete lasciarlo fare e mangiare come lui si sente, senza stressarlo e forzarlo, cercando di vedere le sue qualità positive che sembrano nascoste da una specie di maschera negativa che lo ricopre.
Se gli antibiotici saranno necessari veramente, vuol dire che faranno per iniezione, non casca il mondo. E non occupatevi della figura che temete di fare, ma di lasciar venir fuori gli aspetti spontanei del bambino.

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