Ansia ed Egocentrismo 4 anni

Gentilissimo Dott. Benedetti , torno a consultarla per avere un suo prezioso consiglio in merito a mio figlio che ora ha 4 anni. Avevo già avuto il piacere di consultarla l'anno scorso e da quel periodo in poi devo dire che adottando delle piccole strategie e qualche regola in più, la barca è riuscita a ritrovare la sua rotta. Ora torno a consultarla per la seguente questione. Da qualche tempo, direi poco più di un mese, il piccolo manifesta un comportamento ansioso ed egocentrico. Le spiego. Circa 2 mesi fa, dopo una settimana dall'inizio dell'anno scolastico, lo abbiamo cambiato di scuola (viviamo all'estero e qui l'anno scolastico inizia a marzo). La notizia, dapprima, è stata presa dal bambino in maniera positiva e i primi due giorni sono andati molto bene ma dal terzo giorno sono iniziati pianti e continue lamentele. Non voleva andare nella nuova scuola bensì tornare nella "vecchia". Ovviamente la cosa ci è sembrata più che normale, un cambio destabilizza chiunque e ognuno ha tempi diversi di metabolizzarlo; ma ora che sono passati quasi due mesi e la lamentela continua, inizia a preoccuparmi un po'. Parallelamente a questi ultimi eventi ho notato anche un cambio di atteggiamento nel suo carattere. Il piccolo ha iniziato ad essere piu litigioso. Usa spesso le mani e vuole sempre attirare l'attenzione. Inoltre ha iniziato a mangiarsi le unghie in maniera allarmante tanto da aver richiesto a scuola il servizio psicopedagogico (non so se esiste anche in Italia). La psicologa su mia richiesta è andata ad osservare il bambino per vari giorni e proprio settimana scorsa ho avuto il colloquio per avere il suo resoconto. Lei lo ha notato un bambino molto sveglio, intelligente che non ha nessun problema di integrazione con i nuovi compagni e non presenta momenti in cui si mangia le unghie. La cosa che però ha notato è che vuole sempre attirare l'attenzione sia dei suoi compagni che della maestra, spesso usando anche le mani sui suoi compagni. L' interpretazione della psicologa è che probabilmente ha troppe attenzioni in casa . Questo colloquio mi ha fatto riflettere molto. Noto che in casa non riesce a giocare da solo. Vuole sempre che qualcuno giochi con lui. Quando vengono a trovarci degli amici vuole insistentemente partecipare alle conversazioni o prendere qualcuno per portarselo a giocare con lui. Quando capita che parlo al telefono cerca di togliermelo per non farmi parlare. Nonostante noi lo ammoniamo ogni volta che succede, lui non cede. Mi piacerebbe sapere Lei cosa ne pensa. Da cosa può nascere questo continuo bisogno di avere attenzione o se forse dietro a questo si può nascondere qualche altra necessità. Secondo Lei che tipo di atteggiamento dovremmo adottare in questi casi? Mi scuso per la prolissità e La ringrazio infinitamente per il suo tempo. Ne approfitto per esprimere tutta la mia ammirazione per come gestisce in maniera impeccabile e professionale ogni singolo caso.

La ringrazio per le gentili

La ringrazio per le gentili parole.
Il bambino sembra essere stato disturbato dal cambio di scuola, di più di quanto avviene normalmente, e sembra essere regredito un po'. Forse aveva trovato dei riferimenti che lo avevano stabilizzato, negli adulti e nei coetanei e li ha persi senza ritrovarli, per ora. L'operato di quella psicologa d'altronde mi sembra essere stato attento e positivo. Forse potreste contattarla anche per una valutazione della situazione in famiglia, come una specie di tata Lucia, si diceva. O forse una indicata da lei: magari potrebbe darvi indicazioni utili.
Per farlo da qui ci vorrebbero più informazioni, per cercare di esplorare un po' la situazione attraverso le vostre descrizioni. Gli strumenti oltre che gli scritti possono essere i filmati e i contatti audiovisivi via skype. Questi ultimi come consulti privati, come indicato nella pagina apposita, nella colonna a destra, in alto.

Grazie dottore per la sua

Grazie dottore per la sua risposta. Senza dubbio questo cambio lo sta disturbando molto e provoca anche in noi molti dubbi su come affrontare la cosa. Sicuramente ricontattare la psicologa scolastica per ulteriori approfondimenti o derivazioni e' un'ottima idea. La ringraziamo molto.

Gentilissimo Dott. Benedetti,

Gentilissimo Dott. Benedetti, non so bene quale sia la sezione indicata per questo tipo di consulta visto che riguarda sia alcuni atteggiamenti del mio bambino che inevitabilmente i miei, che sono l'adulto nonché la mamma. Il mio pargolo ha ora 4 anni e mezzo. Lui è un bimbo allegro e socievole. Sento però che inizia a manifestare un certo atteggiamento conflittuale nei miei confronti. Ogni mia richiesta viene ricambiata da un rifiuto e un secco NO: "Mettiti la giacca che fa freddo - NO! Saluta la signora che ti ha regalato la caramella- NO! Laviamoci i denti che è ora di andare a letto- NO! Ecc. Ecc. Ecc. Generalmente il tutto finisce in un mio minaccioso ultimatum a suon di grida. Lui quindi nervoso, frustrato e arrabbiato ubbidisce e a me rimane un'ambigua emozione... qualcosa tipo senso di colpa e pena. Eppure mi sento che non avevo altra scelta che assumere una posizione autoritaria. Con mio marito il bambino è più sereno, non percepisco quella posizione di sfida che ha con me. Ricordo che una volta mi rivolsi a Lei per una consulenza. Credo la prima volta che la contattai. A quel tempo il piccolo aveva forse due anni. E ricordo che nella Sua risposta mi aveva parlato di rapporto ambivalente. Quella definizione mi rimase molto impressa e a dire il vero continuo a pensarci. Un rapporto di amore e odio quindi.. eppure non so quanto sia così. Cioè quanto si può considerare ambivalente una mamma che però si arrabbia quando non le si ubbidisce? Sinceramente mi sento una persona di buon senso e quindi cerco di insegnargli le regole di buona educazione e del vivere. Chiedo: Quanto si può pretendere da un bambino di 4 anni e mezzo? Sono forse troppo esigente?

"... mi sento che non avevo

"... mi sento che non avevo altra scelta che assumere una posizione autoritaria..." Forse è qui il nocciolo della difficoltà. Probabilmente ci sono anche altre scelte, ma in quel momento forse Lei non le vede per stanchezza, esasperazione, ansia o altro. E' qui forse che scatta il conflitto e l'ambivalenza, cui non darei un significato drastico. In piccole dosi, diciamo, credo che sia 'normale', fa parte della vita, un po' di buono e di cattivo sono presenti in tutte le esperienze reali, si tratta di sopportarlo e di avere pazienza e resistenza, e magari di aspettare che si manifestino altre scelte possibili. Magari si deve 'contare fino a dieci' per lasciare il tempo necessario. Giuste le domande che si fa alla fine, e giusto lasciare il tempo che si presentino delle risposte possibili, ipotesi che nessuno ha la sfera magica di stabilire se sono giuste o sbagliate. Si può pensare che simili domande, con altre parole, se le ponga anche il bimbo, che magari vede a volte la mamma trasformarsi da 'buona' a 'cattiva'... Cosa che non è così strana, in fondo le fiabe contengono proprio questi aspetti, separandoli e mettendoli in personaggi tutti cattivi, streghe stregoni, per liberare per così dire i personaggi buoni, idealizzati. In fondo è il modo in cui l'umanità ha cercato di affrontare il problema del bene e del male...
Mi sembra insomma che non ci sia da drammatizzare e invece ci sia da armarsi di pazienza e resistenza, come dicevo, e di buon senso cercando di capire se le regole che vogliamo insegnare sono necessarie per vivere o risentono di possibili 'ideologie' che abbiamo ereditato magari nell' educazione che abbiamo avuto, che magari ripetiamo ij senso diretto o a volte al contrario...

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