Panico, conoscenza, trasgressione

Panico, conoscenza e trasgressione di limiti.

Lo stato di paura accessuale, incontenibile, che supera ogni limite, riceve il suo nome dal dio Pan, versione latinizzata del dio greco/orientale Dioniso - divinità della trasgressione delle regole, a sfondo orgiastico sessuale con ebbrezza più o meno legata all'alcool e ad altre sostanze. Limiti e violazioni e relative conseguenze costituiscono anche il motivo dominante di molte storie di pazienti che soffrono di crisi d'ansia, o attacchi di panico, come è di moda diagnosticarli oggi..

Il mito biblico dell’albero proibito, la cui violazione ha causato la cacciata dal paradiso terrestre e l’origine di tutti i guai umani, si riferisce come è noto al problema della conoscenza e del limite. Il desiderio di accedere alla conoscenza (essere onniscienti come Dio) porta con sé il senso di peccare di hybris, superbia, la volontà di trasgredire i limiti, e il fatto di attirarsi la punizione divina, la cacciata dal giardino dell'Eden. La paura o forse il desiderio di punizione è parte integrante del desiderio di violare i limiti.
Nel mondo greco è l’Edipo Re a rappresentare la stessa situazione, anteponendo la conoscenza al rispetto e alla sottomissione alla divinità (Tiresia). La conoscenza delle cose è pericolosa: Edipo si acceca per aver voluto vedere quello che non doveva.
Nel mito della torre di Babele il desiderio proibito è di poter creare, costruire qualcosa come Dio, e qui la punizione tocca la capacità di comunicazione: gli uomini non capiscono più il linguaggio gli uni degli altri, le parole si trasformano in agiti aggressivi.

Il desiderio di conoscenza, la creazione di cose non già presenti in natura e il forgiare strumenti di comunicazione simbolica e di trasmissione di conoscenze alle generazioni future, cioè la cultura, costituisce forse l’essenza di quanto distingue il genere umano dagli altri generi del regno animale.
D’altronde il desiderio di conoscenza e la spinta ad esplorare, cioè la curiosità, sono anche elementi fondamentali dello sviluppo mentale individuale e dell’evoluzione sociale. Sono forse un istinto innato, e uno dei legami fondamentali dei rapporti fra gli uomini: amore odio e conoscenza. E il potere, si domanderà qualcuno? In questa formulazione (bioniana) la sete di potere sovverte qualsiasi legame, amore odio e conoscenza non valgono più in sé ma solo come strumenti per il potere. Sono legami strumentali, quasi la via d’accesso all’anti- mondo, il mondo perverso del male, della menzogna, rappresentato da Mefistofele, lo spirito che nega e dal potere demoniaco. Che guarda caso promette a Faust la conoscenza superiore a ogni altro essere umano: quindi l’accesso a una condizione divina.
C’è qualcosa di narcisistico e delirante in queste manifestazioni, di cui troviamo traccia nei deliri megalomanici e maniacali.
L'aspetto perverso demoniaco lo ritroviamo anche nella perversione di conoscenza, amore, odio che la propaganda trasforma nel contrario : Hitler e Stalin e il dostojeskiano Grande Inquisitore del racconto omonimo contenuto nei Fratelli Karamazov. Ma questo è magari argomento per un altro articolo, nel campo minato della psicologia della politica.

La conoscenza comporta coscienza e responsabilità, l’ignoranza permette l’incoscienza e l’irresponsabilità. E forse la sicurezza, o l'illusione della sicurezza. Che la conoscenza sia pericolosa ce lo rivela anche il "Non vedo non sento non parlo" dell’omertà mafiosa come unica protezione dalle conseguenze della conoscenza, in quei casi.
In realtà la cacciata dal ‘paradiso terrestre’ significa nello sviluppo umano la cacciata dal reame della ’beata irresponsabilità’ dell'infanzia: conoscendo le cose si diventa adulti e quello che si è perso irrimediabilmente è il ‘giardino dell’Eden ‘ dell’infanzia, di cui nella persona adulta non resta neanche il ricordo (come è noto, vanno perduti gran parte dei ricordi dei primi anni di vita).
Il rimpianto per l’infanzia è in effetti il rimpianto per quando non si aveva conoscenza, coscienza e responsabilità, e per contro si aveva la ‘protezione’ degli adulti, che provvedevano a tutto. Mangiare il frutto della conoscenza fa perdere quindi il giardino dell’eden dell’infanzia.

Un poeta (Keats, nelle sue 'Lettere') descrive tutto ciò come il passare dalla camera dell'infanzia alla camera del pensiero innocente (verginale) a un corridoio pieno di camere buie, che incutono paura...
Ma l’alternativa è rimanere perennemente in uno stato infantile, non crescere, e queste condizioni sono connotate come malattie (autismo, ritardo mentale, ecc), anche se le fiabe tipo Peter Pan sono affascinanti e alcune malattie nell’antichità erano sacre, connotavano uno stato di particolare contatto con la divinità.

A livello macrosociale.

I dogmi tradizionali e religiosi e l’imposizione di limiti, regole e rituali di obbedienza e sacrificio sono un tentativo di trovare una soluzione al conflitto altrimenti insolubile fra spinta istintiva allo sviluppo e alla conoscenza da una parte e bisogno di sicurezza e protezione dall'altra. La spinta alla conoscenza è nata con la mente, ‘dono non richiesto’ al genere umano, come il fuoco rubato alla divinità trasgredendo la proibizione del frutto dell’albero famoso, Tantalo come Cristo, espiazione di antichi peccati commessi su istigazione dell’angelo caduto, invidioso, ‘spirito che nega’, origine della menzogna, prima forma di comunicazione, forse- che connota negativamente il linguaggio, utile per creare bugie e per comunicare cose non vere. Faust riedizione ‘moderna’ del mito dell’ onniscienza.
Le regole sociali dello stato democratico laico(da Atene alle moderne democrazie) e della morale laica, filosofica, da Aristotele a Spinoza a Kant, sono tentativi di contenere il conflitto, così come le regole della ricerca e della comunicazione scientifica. La falsità e l’errore sono dietro l’angolo.

D’altronde le cose fondamentali per la difesa dello stato sono ‘secretate’: la conoscenza è pericolosa. Scoprire che "il re è nudo", o altrimenti detto la ‘perestroika', la trasparenza, minano gli stati apparentemente più potenti, come abbiamo ben visto.

A livello individuale e microsociale

L’ansia e il panico che ritroviamo nei pazienti sono connessi alla responsabilità e alla paura delle conseguenze temute per la soddisfazione del desiderio di conoscenza e di violazione del limite. Il limite dell’ignoto, le colonne d’ercole, Remo ucciso da Romolo.
L’ansia e il panico, cioè la situazione in cui l’ansia non è più contenibile e spinge ad agiti inconsulti, si presentano spesso nella clinica con collegamenti al tema della violazione del limite e della perdita della protezione.

Spesso le persone che soffrono di ansie eccessive e di ‘attacchi di panico’ come oggi è di moda chiamare le crisi d’ansia, rivelano di sentirsi in pericolo per la perdita di una protezione di cui fino a un certo punto godevano. La loro colpa – che espiano con l’ansia - è di aver voluto sottrarsi a una situazione di dipendenza per diventare adulti: vediamo spesso in fieri queste situazioni in adolescenti che ricevono questa diagnosi. Il lavoro psicoterapeutico con loro e con le famiglie evidenzia la difficoltà di evolvere da una situazione infantile iperprotetta in modo incongruo a un’autonomia che però è possibile solo violando dei limiti cosa che però mette in forse la stabilità dell’organizzazione familiare. Il ‘panico’ ricaccia indietro e impedisce l’evoluzione. L’intervento familiare nell’adolescenza può facilitare le cose per favorire l’evoluzione, negli adulti le cose sono in gran parte interiorizzate e il lavoro terapeutico spesso può essere solo individuale.

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