Commento a un articolo di G Corbellini sul Sole del 21/3/2010

Il prof Gilberto Corbellini in un articolo sul Domenicale esalta le magnifiche sorti e progressive della psichiatria del XXI secolo che, sull'onda del futuro DSM5 e di più, arriverà a sposarsi con la (gaia??) neuroscienza per chiarire, una volta di più e per tutte che "...i disturbi del comportamento... sono alterazioni del funzionamento del cervello." Si consiglia il lettore interessato di andare direttamente alle ultime tre righe, risparmiandosi il resto dell'articolo, che lungi dal contenere le prove della conclusione, è una peregrinazione per meandri confusi e pressapochistici dove brilla la 'perla' del fascinamento del Nostro per " la storia del DSM,dal I al V, uno dei capitoli più affascinanti della storia della psichiatria, anzi della medicina del Novecento...".
Curiosi per tanto sapere vogliamo conoscere quali sono i meriti scientifici, nel campo psichiatrico e del comportamento del Corbellini e troviamo sul web che il nostro autore è Professore Ordinario di storia della medicina del Corso di Laurea in Biotecnologie della Facoltà di Interfacoltà della Università della Sapienza, Roma. Non risultano esperienze in psichiatria, salvo la co-scrittura con Jervis del libro La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in Italia(con Giovanni Jervis), Bollati Boringhieri, Torino, 2008 e fra la bibliografia, sempre nello stesso riferimento web, di un articolo, Italian neuroscientists are ready to start the debate (with Fiorenzo Conti). Nature 2008; 451: 62.

Capiamo allora che il Corbellini forse scrive di cose che non conosce direttamente, ma solo per sentito dire, - leggiamo in un altro sito che Gilberto Corbellini è docente anche di Bioetica ed Epistemologia Medica. Laureato in filosofia e dottore di ricerca in sanità pubblica, ha studiato diversi aspetti della storia e della filosofia delle scienze biomediche del Novecento. In modo particolare la storia delle immunoscienze e delle neuroscienze, l’evoluzione dei modelli eziologici delle malattie nella medicina scientifica, gli sviluppi della pedagogia medica nel Novecento e l’emergere delle istanze etiche in relazione agli avanzamenti conoscitivi e applicativi più recenti della medicina.

Il prof. Corbellini e chi la pensa come lui, cioè chi riduce i problemi mentali appunto a "alterazioni del funzionamento del cervello", commette a mio avviso un grave errore concettuale, di negare l'esistenza di funzioni mentali che si sono sviluppate storicamente come strumenti per risolvere problemi che si presentavano agli esseri umani, nella storia sia filogenetica che ontogenetica, cioè della specie e dell'individuo. Come le funzioni e i concetti matematici si sono evoluti dai tempi di Pitagora e Euclide ad oggi, permettendo lo studio e la soluzione di problemi prima insolubili, cosi le funzioni e i concetti mentali si sono evoluti storicamente (e si evolvono nello sviluppo mentale individuale) e permettono di mettere a fuoco e di configurare problemi prima inesistenti e trovare soluzioni prima impensabili.
I disturbi mentali, più e meno gravi, a vederli da vicino e all'opera, appaiono spesso come risoluzioni sbagliate di problemi mal impostati (relazionali, comunicativi, cognitivi, pragmatici): un po' come se uno si ostinasse ad affrontare problemi trigonometrici avendo solo una scarsa conoscenza delle operazioni di base. E' probabile che a ripetute frustrazioni corrispondano sintomi di ansia, depressivi e magari anche dissociativi, tanto più se in un contesto che magari premia le risposte giuste e punisce quelle sbagliate.
Sia per i problemi matematici, scientifici, e pragmatici quali l'invenzione della ruota, non occorre invocare difetti cerebrali fisici o chimici per spiegare le soluzioni sbagliate: è sufficiente osservare che sono usati strumenti concettuali e logici insufficienti, o sono mal applicati.
Lo stesso vale per i problemi della vita, delle relazioni, delle comunicazioni, dell'elaborazione dei sentimenti e delle emozioni, ecc.,le cui soluzioni sbagliate possono produrre quelli che vediamo come disturbi del comportamento: non è indispensabile postulare (indimostrati) difetti cerebrali, è sufficiente identificare la presenza di errori logici concettuali procedurali da carenze di sviluppo e apprendimento. E forse si può lavorare terapeuticamente a livello mentale per favorire lo sviluppo delle capacità mancanti, senza bisogno di modificare circuiti cerebrali o la biochimica dei neurotrasmettitori. Nell'attesa che scoprano la pillola delle soluzioni dei problemi matematici per gli studenti mal scolarizzati, che va di moda chiamare "Disturbi Specifici dell'Apprendimento", e tutte le altre pillole desiderate per risolvere ogni tipo di problema. Ma questo in un'altra occasione.

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