Indirizzi e scuole di psicoterapia

A differenza di altri campi scientifici e della medicina stessa, dove varie scuole e varie teorie si confrontano nell’ambito dei loro ambiti, ma sempre sulla base di un senso di appartenenza a quel campo, matematica, fisica, medicina, ecc, nel campo della psicologia , dei suoi disturbi e della cura di questi, si assiste oggi e forse si è sempre assistito a scontri fra sostenitori di scuole e teorie diverse che spesso hanno più somiglianze con quanto avviene in campo religioso ed ideologico/politico che non in campi scientifici o medici. O anche nel campo commerciale in cui occorre battere la concorrenza per affermarsi…

Aspetti locali
Forse uno dei motivi almeno in Italia è dato dalla stessa legge Ossicini che praticamente ha assegnato a una quantità di diverse scuole private il potere di dare il titolo abilitante alla psicoterapia, salvo le scuole di specializzazione in psicologia clinica e simili, delle facoltà di medicina, chiuse agli psicologi, con poche eccezioni. In medicina sono l’università e l’esame di stato a dare il titolo e l’abilitazione a esercitare la professione. Le varie scuole di specializzazione in medicina sono un ‘di più’ non essenziale, anche se importante: che conta sono la laurea e l’abilitazione. Tant’è vero che ancor oggi cinque anni di esperienza nel pubblico sono considerati equivalenti al titolo di specializzazione per accedere ai concorsi.

Interessi in gioco
Inevitabilmente nel campo della psicoterapia gli interessi privati delle varie scuole spingono a campagne pubblicitarie molto aggressive per accaparrarsi il ricco mercato dei laureati in psicologia (sempre meno quelli in medicina) che aspirano a fare gli psicoterapeuti. Quella di demolire gli avversari e le altre scuole è una tecnica molto diffusa, utilizzando a questo fine pretesi dati scientifici di ricerche sempre minate da conflitti di interesse. Con buona pace della scienza e della verità…

Un po' di storia
Storicamente la psicologia si stacca dalla filosofia ed acquista una dimensione autonoma nella seconda metà dell’ottocento: la data del 1879 è tradizionalmente considerata la "data di nascita" della Psicologia, intesa nella sua accezione moderna e sperimentale, associato al nome di Wundt.
Più meno nella stessa epoca si muovono i primi passi della psicopatologia e della psicoterapia (Pierre Janet, Charcot, Freud), cioè dello studio dei fattori psicologici nelle malattie psichiche e nella loro cura. La psicoanalisi, fortemente ostaggiata dagli ambienti accademici del primo novecento, ebbe però uno sviluppo impressionante nei decenni successivi fino a dominare quasi il campo della psicologia e della psichiatria fino agli anni sessanta settanta del secolo scorso. Questo più in America che in Europa, se vogliamo, dove la psichiatria organicistica tedesca e la psicopatologia franco tedesca occupavano posizioni importanti, ma forse un po’ defilate: la psichiatria negli ospedali psichiatrici, la psicopatologia nelle università (Husserl, Jaspers, Biswanger, Minkowsky…)
Nel mondo anglosassone l’alternativa alla visione psicoanalitica dominante era il comportamentismo, o behaviorismo, detto all’americana, basato, in sintesi, sulla reflessologia di Pavlov, sulla cui base, sposandosi alle teorie derivate dallo sviluppo dei computer e dell’informatica, crebbe progressivamente il filone cognitivo-comportamentale che negli ultimi decenni ha quasi monopolizzato il campo della psicologia nell’università e nel mercato delle psicoterapie.

Psiche e cervello
Lo stesso termine ‘psicologia’ –che contiene la parola ‘psiche’, aborrita dai neopositivisti che vedono solo cervello e comportamenti – sta cedendo il campo: si parla di scienze cognitive, ad esempio si è creato una ‘Facoltà di Scienze Cognitive’ che non fa più parte, sembrerebbe, del campo psicologico. D’altronde se il modello del cervello è il computer, non c’è bisogno della psiche. Ma molti lo contestano.
Col supporto della psichiatria biologica, alleata contro il comune nemico psicodinamico (termine che indica il campo variegato che fa riferimento bene o male alla psicoanalisi) tutte le università sono state occupate in gran parte da questo esercito biopsichiatrico/cognitivista, spiazzando gli psicoanalisti, e sul mercato l’attacco contro ‘la psicoanalisi’ è tuttora feroce.
Non che la psicoanalisi sia esente da colpe e da vizi poco scientifici, a sua volta, e sconta forse ancora un’organizzazione istituzionale che risente dell’epoca in cui è sorta, per cui assomigliava più al Comintern sovietico che a un’associazione scientifica. Le espulsioni, le scissioni e la diaspora che ne è seguita hanno creato una quantità di scuole psicoanalitiche diverse e spesso rivali, quasi sette o partiti che si contendevano/contendono la verità, che ancora caratterizzano il campo.

Scienza o bottega?
Si può dire quindi che ancora grande è la confusione sotto il sole, nell’ambito della psicoterapia, e che più che ‘la scienza’ sono in gioco interessi di bottega per accapparrarsi il ricco mercato dei laureati/disoccupati in psicologia e le cattedre universitarie.

Rimedi possibili
Credo che una possibile via d’uscita potrebbe essere quella di portare l’abilitazione alla psicoterapia nel campo pubblico, statale, tramite una specifica formazione universitaria, o post-universitaria, con esame di stato abilitante. Si eviterebbe così di vedere psichiatri organicisti a oltranza che si vantano di essere anche psicoterapeuti sulla base del solo titolo di psichiatra, senza alcuna formazione specifica e dall’altra parte scuole private che attingono il loro potere e influenza dalla legge che affida loro l’abilitazione alla professione di psicoterapeuta, sulla base di criteri spesso solo di casta e di carta.
Le varie tecniche e teorie (psicoanalitiche, cognitiviste, ecc) diventerebbero solo metodi diversi che si contenderebbero i risultati sulla base della loro efficacia, come le tecniche chirurgiche, ortopediche, mediche, ecc. che periodicamente si soppiantano l’una con l’altra. Come si sa, i metodi sono solo strumenti di conoscenza e vi sono più cose fra cielo e terra di quante possono stare in ciascun metodo, parafrasando Amleto. Così uno potrebbe scegliere lo strumento e la musica che preferisce, senza dover pretendere che sia l’unica. Tanto l’abilitazione alla professione è un’altra cosa.

In pratica
Che dire alle persone che cercano uno psicoterapeuta, fra tante incertezze? Spesso né i consigli del medico, né le informazioni dei giornali o di altri media, né ovviamente la pubblicità interessata di chi tira l’acqua al suo mulino possono essere d’aiuto. Ma è un po’ come quando uno cerca un buon medico, o un buon avvocato: una volta verificato il titolo e l’abilitazione, la scelta è spesso una questione personale, di fortuna, buone indicazioni e feeling personale.
Lo stesso vale forse per i neolaureati in psicologia alla ricerca di una scuola di specializzazione, fra le varie allodele che li richiamano seduttivamente. Spesso è più il caso, la fortuna, che non la razionalità, che stanno alla base alla base delle scelte umane.
Importante forse è considerare che l'esperienza formativa in una scuola è solo l'inizio: serve innanzitutto a procurarsi il pezzo di carta che autorizza alla professione. Ma poi la formazione continuerà nell'esperienza quotidiana e troverà spesso strade impensate. L'eterogenesi dei fini è una legge di frequente riscontro: detto in altri termini: "l'uomo propone, Dio dispone"...
Auguri a chi sta cominciando

Vedi anche il forum: dibattito sulle psicoterapia

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