sostegno scolastico in una seconda elementare

Riporto:
Buongiorno, le scrivo per chiederle un consiglio. Sono una giovane psicologa, che oltre a svolgere la professione, si dedica al sostegno pomeridiano nei compiti scolastici per bimbi con disturbi dell'apprendimento.
Quest'anno ho ricevuto la proposta da parte di una scuola elementare privata di seguire per l'intero anno scolastico, come insegnante di sostegno, una bambina certificata con diagnosi di RITARDO COGNITIVO LIEVE. Non avendo mai seguito dei casi con il ruolo specifico di insegnante di sostegno, volevo chiederle che tipo di progetto didattico proporre.
Tenga conto che io vedo questa bimba oramai da 2 mesi, durante i quali l'ho sostenuta sia nella didattica sia soprattutto dal punto di vista emotivo. La bimba frequenta quest'anno la 2° elementare; ha grossissime difficoltà nella distinzione dei fonemi e dei grafemi. Ha problemi di comprensione nella lettura, verso la quale spesso manifesta un vero e proprio rifiuto. Attualmente è seguita anche con una logopedia e della psicomotricità. Nello specifico, potrebbe consigliarmi:
- quante ore settimanali dedicare al sostegno (la scuola ha lasciato "carta bianca" alla famiglia)
- che tipo di programma/ accorgimenti proporre alle maestre (hanno richiesto infatti che sia io a dare loro una bozza del programma da far seguire alla bimba in classe)
- che tipo di materiale didattico utilizzare e dove posso trovarlo.

Ringrazio anticipatamente per la disponibilità.

Gentile giovane collega

Gentile giovane collega psicologa e insegnante di sostegno,

Il sostegno scolastico prevede solitamente, anche nelle scuole private, la collaborazione fra scuola e servizi sanitari (neuropsichiatria infantile, logopedia) per la definizione di un apposito PEI (Piano Educativo Personalizzato) e con incontri periodici (due o tre all'anno 'ufficiali', altri al bisogno) di verifica dell'andamento, che si basa sulla valutazione funzionale formulata dai Servizi e sulle osservazioni della scuola.
La bimba a quanto capisco è conosciuta da una logopedista (pubblica o privata), dovrebbe aver avuto una valutazione diagnostica per appurare la situazione, le cause le difficoltà principali e gli ostacoli da affrontare o aggirare. Se non ha avuto una diagnosi, cui può conseguire una certificazione in base alla legge 180/92 o un attestato di Disturbo Specifico dell'apprendimento ( http://neuropsic.altervista.org/drupal/?q=node/84 ), è utile che venga valutata al più presto in modo da poter usufruire degli aiuti di legge. In base a questa valutazione (livello intellettivo, principali difficoltà, ) e insieme a chi la segue all'esterno potrebbe così formulare un piano di lavoro in accordo con gli insegnanti curricolari.
Rileggo che la diagnosi è di Ritardo cognitivo lieve, che però non sembra giustificare completamente le difficoltà di apprendimento. Visto che la conosce da due mesi potrebbe decrivere un po' le sue osservazioni e valutazioni e potrei darle un parere.

dr GBenedetti

L'ins di sostegno aggiunge:

La ringrazio molto della sua disponibilità e della pronta risposta.
Per avere un suo parere più specifico, le espongo tutto ciò di cui sono a conoscenza riguardo la bimba in questione.
Qualche tempo fa i genitori si sono rivolti, per il secondo anno, ad una neuropsichiatra infantile per una valutazione, dalla quale è emerso che il profilo linguistico è compromesso, incontrando ancora la bimba delle difficoltà metafonologiche e nell'area della produzione (fluenza fonemica e categoriale). Inoltre sono emerse importanti difficoltà di organizzazione prassico ideo motoria. Il lessico interno è apparso povero così come le conoscenze linguistiche e concettuali in relazione a categorizzazione di riferimento. Le funzioni non linguistiche appaiono preservate laddove sia presentato un modello di riferimento da analizzare, mentre l'attenzione visiva selettiva sostenuta è carente. Dalla somministrazione del test WISC-III, si è ricavato un QI Verbale di 63, QI Performance di 76 e un QI totale di 66.
La neuropsichiatra dunque ha concluso che "la dotazione intellattiva si colloca sotto i limiti di norma. Dal profilo ricavato vi sono apprezzabili difficoltà nei livelli di efficienza delle abilità di fusione fonemica, dell'abilità di fluenza categoriale e fonemica, delle abilità di comprensione sintattica e di denominazione e delle abilità di 'working memory'.Il profilo delle abilità neuropsicologiche risponde al disturbo della comprensione del linguaggio e della espressione del linguaggio, rapportato al livello di funzionamento cognitivo globale."
La neuropsichiatra dunque consiglia di lavorare sulle componenti globali del linguaggio con frequenza almeno bisettimanale, sostenendo la motivazione della bambina.
A seguito di tale valutazione la Dottoressa ha rilasciato alla famiglia la certificazione di sostegno (L.104), con diagnosi da ICD-10 di RITARDO COGNITIVO LIEVE. Inoltre si consiglia un percorso di semplificazione e suddivisione del lavoro in fasi. Vasostenuta l'autostima e si auspica un lavoro nel piccolo gruppo.

Questo è tutto ciò che so a proposito della valutazione che ha avuto prima che io cominciassi a seguirla.
Dal mio punto di vista posso dire di aver lavorato fin da subito sul fattore emotivo, poichè la bimba cominciava a mettere in atto, soprattutto con la madre, degli atteggiamenti oppositivi e di rifiuto verso la lettura o gli esercizi che le venivano assegnati dalla logopedista. Dunque, in accordo con quest'ultima, ho consigliato alla madre di delegare a me tutto il lavoro, in modo da ettenuare le tensioni di entrambe. I progressi ci sono stati, nel senso che la bimba ha acquisito un minimo di fiducia nelle sue capacità e ha in qualche modo assaporato il "piacere" di sperimentarsi in compiti sempre nuovi, tanto che ora la bimba accetta di eseguire qualche esercizio anche a casa con l'aiuto della mamma. Tuttavia le difficoltà sussistono e soprattutto con il rientro a scuola ha manifestato un pò di tensione; vive in modo frustrante il confronto con i compagni che "riescono" laddove lei o fallisce o impiega più tempo. Sicuramente c'è una fortissima componente d'ansia, che la bimba maschera con la frettolosità o la distrarzione dal compito.
Mi piacerebbe avere un suo parere...soprattutto su come strutturale un eventuale progetto in qualità appunto di insegnante di sostegno. Avrei cioè bisogno di capire che obiettivi didattici porre, in relazione anche al programma proposto in una seconda elementare. Inoltre, di fronte alla richiesta della maestra curriculare di darle un programma da far seguire in classe alla bimba, mi sento un pò disorientata...
Confido in un suo consiglio e la ringrazio ancora moltissimo. Cordialità

Mia ulteriore risposta:

Dunque: a mio parere i test (di 'laboratorio') si limitano a fotografare le prestazioni, in condizioni spesso di stress, trasformando le persone in sommatorie di risultati (negativi): l'effetto spesso è paralizzante e fa perdere di vista le persone stesse. Il rischio è poi che i tecnici lavorano sui risultati cartacei e non vedono le persone intere in tutti i loro aspetti. Se invece si osservano i bambini nelle loro attività e manifestazioni si vedono più come persone intere, con le loro difficoltà maggiori o minori, che tutti hanno, ma anche con le loro capacità, maggiori o minori e spesso si possono cogliere spunti che danno indicazioni sul da farsi.

Le sue osservazioni sul campo infatti mettono in evidenza aspetti tutto diversi, di una bambina con atteggiamenti di opposizione e rifiuto verso le 'prestazioni' e un conflitto con la madre in un rapporto probabilmente stressato dagli aspetti scolastici.
Mi sembra molto giusto quello che Lei ha fatto, di liberare almeno in parte la madre da compiti scolastici (per rasserenare un po' il rapporto con la figlia), e aiutare la bimba - forse appesantita da esperienze fatte con la scuola - a ritovare interesse e piacere nelle attività volte all'apprendimento.
Se un bambino sviluppo rifiuto e opposizione e a volte quasi una fobia per l'apprendimento le cose si complicano di molto.
La sua linea sembra sia stata confermata dai miglioramenti che la bambina ha avuto.
La 'certificazione ex L 104' permette che abbia un programma individualizzato per cui a mio parere Lei può proseguire nel cercare insieme alla bimba le cose che interessano di più alla bambina in modo da utilizzare il suo interesse come stimolo per l'apprendimento. (spesso i bambini imparano di più dai videogiochi che dai testi scolastici: forse c'è materiale audiovisivo utile per questo). Un po' come nello judo lei utilizza le forze dell'avversario (in questo caso però non lo è) per metterle insieme alle sue e ottenere i risultati cercati. Il mio concetto di intervento educativo facilitante è basato insomma sul 'seguire' i bambini, nei loro interessi e nelle loro iniziative, introducendo stimoli e variazioni che amplino l'esperienza da cui possono apprendere, più che 'tirarli' su vie precostituite che inevitabilmente sono spesso frustranti e suscitano resistenze e talora vere e proprie fobie.
Ogni bambino ha il suo iter e i suoi tempi: sono da evitare per quanto possibile i confronti frustranti e probabilmente i risultati verranno, anche se da un'iter diverso da quello curricolare.
Sia nella parola pronunciata che nello scritto darei più importanza ai contenuti, alle comunicazioni, verbali e no, che alla forma, alla correttezza, ecc, in questo modo la bambina sarà gratificata dalla sostanza delle cose e non frustrata ulteriormente dall'apparenza esterna.
In questo modo probabilmente anche l'ansia (verosimilmente da prestazione e richieste inadeguate) diminuirà.

Come strutturare tutto ciò nella stesura di un "progetto" con degli "obiettivi" non saprei: a me quei termini stessi danno l'orticaria, e direi che l'obiettivo è di favorire esperienze utili per l'apprendimento e lo sviluppo mentre il progetto è di costruire un po' alla volta le condizioni perchè ciò possa avvenire.
A Lei tradurre (se è d'accordo) nella lingua burocratese-scolastica, che temo serva più a costruire gabbie mentali che non a liberare le potenzialità dei ragazzi.
Mi faccia sapere come vanno le cose

Cordialmente e buon lavoro
drGBenedetti

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