Segnalo il questo link unInteressante articolo , "The Economic Disparity of Children's Mental Health Care", su due casi di bambini con problemi simili di comportamento (bullismo e oppositività) e simili situazioni familiari (separazione conflittuale dei genitori), ma con diversi interventi e diverse conseguenze.
In America i differenti sistemi di assicurazione coprono interventi diversi. In un caso, benestante, l'assicurazione 'passa' anche la terapia familiare, che permette in quel caso di migliorare l'organizzazione della vita del bambino con entrambi i genitori e di superare rapidamente i problemi segnalati. Nell'altro caso, non benestante l'assicurazione fornisce solo la visita psichiatrica e la conseguente terapia farmacologica. L'evoluzione del bambino è molto diversa, i problemi non vengono messi a fuoco, le medicine portano altri danni. L'articolo potrà forse essere accusato di propagandare la terapia familiare, ma descrive esperienze molto simili alle mie.
Molto spesso i problemi comportamentali dei bambini o dei ragazzi sono collegabili a disfunzioni nell'ambiente familiare che portano a caricare i ragazzi stessi di pesi che non possono gestire e danno luogo progressivamente a sintomi di vario tipo.

In Italia i problemi di accesso alle terapie 'giuste' non sono di natura assicurativa, ma di altri tipi, che esistono anche altrove, ovviamente. Un aspetto riguarda la disponibilità di cure nei servizi pubblici e qui le difficoltà si scontrano con problemi del tutto diversi, organizzativi e culturali.
Tralasciando quelli organizzativi, gli aspetti 'culturali' interessano sia privato che pubblico e vedono in questo momento principalmente il grande caos di teorie e pratiche terapeutiche nel campo della salute mentale, dove le diverse scuole, psichiatriche e psicologiche, si scontrano per la conquista del mercato, più come mercanti concorrenti che propagandano la propria merce che non come teorie scientifiche.
A partire dalla psichiatria medica, ogni 'scuola' sposa aprioristicamente una data teoria ( da quella biochimica, a quella relazionale, a quella psicoanalitica, ecc) e fornisce la sua 'terapia' corrispondente (farmaco, terapia relazionale, terapia psicoanalitica, ecc), nella mancanza più completa di una convalida scientifica reale e degna di fiducia. Sia medici che terapeuti che pazienti brancolano nel buio dove è difficile distinguere le cose fra loro, le offerte valide da quelle non valide.

Come muoversi in questo caos? A mio parere, e per quello che tento di fare, vale la pena di seguire la regola (scientifica!) di cercare prima di tutto di conoscere il più possibile della situazione in oggetto, senza giudicare a priori e senza basarsi su conoscenze pregresse nè su teorie più o meno forti ma non 'visibili'. L'osservazione della situazione reale con occhi scevri da conoscenze precostituite permette spesso, come nei casi nell'articolo citato, di mettere in evidenza disfunzioni dell'organizzazione e nella gestione della vita, nell'individuo, nella famiglia, nell'ambiente. Il più delle volte tali osservazioni e tali elementi non sono considerati degni di attenzione, nè dagli interessati, nè da medici e terapeuti, focalizzati a cercare altrove le cause. Ma se si riesce a modificare tali disfunzioni spesso, comne nell'articolo, le conseguenze sono ben visibili e di notevole portata.
Non si tratta in alcun modo di interventi miracolosi, ma solo spesso di riconoscere la trave nell'occhio, o il bastone fra le ruote, per toglierli. Spesso purtroppo gli ostacoli a vedere e a cercare sono insuperabili, perchè si scontrano con pregiudizi fideistici o con spiegazioni illusorie che sono molto difficili da superare. Ma non credo che ci siano molte altre strade.