disturbo ossessivo compulsivo a sedici anni

Un ragazzo di sedici anni è da vari mesi in cura psichiatrica, cioè farmacologica, per una situazione diagnosticata come Disturbo Ossessivo Compulsivo, che ormai viene detto DOC, che suona anche meglio, più simpatico, Ha preso finora vari farmaci, escitalopram, valproato, bromazepam ( in due diversi nomi), imipramina, ma continua ad essere costretto a fare rituali per scacciare qualche ossessione dalla mente, condizionando anche i familiari, il padre ogni sera gli deve far fare il solito giro in moto, altrimenti sono guai! La terapia familiare è stata gia' suggerita. Purtroppo non c'è l'accordo del padre che la ritiene inutile e dispendiosa.
La madre aggiunge: Il tipo di doc è dovuto all'ansia e non è di tipo comportamentale.(?!?)Essendo figlio unico,l'ho seguito un po' troppo,ho lasciato il lavoro e mi sono dedicata esclusivamente a lui. Non ho mai approvato il modo di mio marito di approcciarsi con il figlio.Lui ritiene che con i figli bisogna essere amici,ma io non lo condivido.Ormai si è fatto schiacciare dal figlio e dai suoi vizi e lo asseconda.Ogni sera gli deve far fare il solito giro in moto,altrimenti sono guai! Probabilmente è un rituale dovuto al doc.
Prima aveva anche tic, che ora sono passati.
Si inserisce il ragazzo, che descrive e spiega quello che gli succede, ormai perso nei meandri dei rituali e delle manovre per evitare i pensieri ossessivi.

fonte: leggi qui tutto il il consulto

In realtà gli interventi di

In realtà gli interventi di cui si parla in quel link sono a mio parere inutili, come sanno tanti pazienti che li fanno per decenni. Non sono i pensieri ossessivi e i rituali di controllo il problema, anche se all'esterno sono manifestazioni eclatanti. Bensì lo sono le situazioni in cui sono usati.
Se una popolazione selvaggia fa rituali e sacrifici umani per far piovere, l'unico modo di farli smettere è insegnargli a fare canali per irrigare i campi e così combattere i periodi di siccità.
La stessa cosa vale per i pazienti ossessivi, che sprecano la loro vita in complicati rituali in cui in pratica sono essi stessi le vittime sacrificali contro l'ira dei loro dei: occorre insegnargli non che i loro dei non esistono, non ci crederebbero, ma come rendere più fertile la loro vita. Quando i campi saranno ben irrigati e fertili, e la loro vita ben più ricca, non avranno più necessità di fare riti sacrificali esattamente come le popolazioni primitive che usano rituali scaramantici e propiziatori spesso sanguinari.
Questo caso mi sembra paradigmatico del disastro della psichiatria biologica, incapace di vedere gli aspetti culturali familiari che condizionano i comportamenti, e crea false promesse, false convinzioni, false conoscenze, false spiegazioni che irretiscono ancora di più pazienti e famiglie in disagi interminabili. Quasi i civilizzatori offrissero a quelle popolazioni metodi più sofisticati, tecnologizzati, per continuare a fare i loro sacrifici...

E' ovvio, da quanto si viene a sapere anche solo per cenni, e dalla conoscenza di tanti altri casi, che in casi simili in età adolescenziale e anche prima ( c'erano i tic!...) l'indicazione tassativa è alla terapia familiare.
Certo, le famiglie possono rifiutarle, con motivazioni varie, ma sia chiaro che allora restano solo cure palliative. Invece la psichiatria attuale dà l'idea che i disturbi siano dovuti a problemi cerebrali del soggetto, induce i pazienti ad occuparsi di farmaci, dosaggi, diagnosi, ecc, instaurando ancor più circuiti ossessivi che ne paralizzano quasi la vita in circoli viziosi senza uscita.
In questa situazione, col ragazzo già molto avanti nel rimuginare e formulare spiegazioni e nuovi circuiti ossessivi, è necessario un intervento sia individuale che familiare, contemporaneo. I servizi pubblici dovrebbero essere messi in grado di fornire queste prestazioni. Si tratta di interventi salva-vita, che dovrebbero far parte dei cosiddetti livelli elementari di assistenza. Purtroppo quasi nulla di questo avviene nelle attuali asl e le persone sono lasciate in balia di una psichiatria al collasso, organizzativo e scientifico.

breakdown adolescenziale

La situazione sembra essersi evoluta negativamente e ora, nello stesso sito ma in uno spazio diverso,(vedi fonte) si parla di 'breakdown (cioè scompenso) adolescenziale", con possibili aspetti psicotici, ed il ragazzo è stato posto in terapia con un farmaco antipsicotico (di quelli di nuova generazione, cosiddetti 'atipici').
Intervengo per proporre una linea di intervento diversa, sulla base della mia diretta esperienza, in particolare basata su un intervento su tutta la famiglia in un centro di npi se del caso anche con possibilità di breve ricovero. Se questo come spesso succede non è possibile l'intervento familiare è comunque a mio avviso indispensanbile nello scompenso adolescenziale . Si tocca qui il problema dell'inesistenza di strutture adatte a brevi ricoveri per adolsecenti in tali situazioni: come forse non è noto a tutti gli adolescenti in caso di necessità devono essere accolti per lo più in SPDC per adulti, con tutte le complicazioni note a chi conosce tali strutture. In caso di necessità il ricovero va comunque fatto a salvaguardia di rischi più gravi del ragazzo o della ragazza.
La madre interessata si è quasi offesa per il mio intervento, come a volte succede quando si danno notizie sgradite, ma è noto che la verità spesso offende. E' vero che 'va detta piano', come dice una bella poesia di Emily Dickinson, e può darsi che io l'abbia detta troppo bruscamente. Del che me ne dispiaccio.
(può anche darsi che non sia affatto 'la verità', ovviamente)
drGBenedetti

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