DIFFICOLTA' A RELAZIONARSI

Salve,
sono la mamma di Alessandro, 3 anni. Fin da piccolo, è sempre stato un bambino molto intelligente, gioso ed attivo. Ha imparato prestissimo a parlare e non mi ha mai dato particolari problemi. Dall'anno scorso, però, ho notato che ha problemi nel fare amicizia con bambini della sua età. Cerca sempre compagni di gioco più grandi e s'intimorisce in presenza di altri bimbi al punto che, anche al parco giochi e all'asilo preferisce non giocare, non usare le giostrine piuttosto che "immischiarsi" tra i suoi coetanei. Forse perchè spaventato dalla confusione che creano o forse perchè non riesce ad approcciarsi a loro. Sta di fatto, che per questa ragione, troviamo sempre molta difficoltà nell'inserimento in gruppi. Quest'anno, ad esempio, prima delle vacanze, lo abbiamo iscritto ad un campo estivo per un paio di mesi e lì è riuscito a relazionarsi solo con un bambino. Per il resto, cercava sempre la presenza di un adulto. In pratica, le sole persone con cui riusciva a stare erano gli animatori. Da ieri, invece, ha iniziato l'asilo ed anche qui lo stesso discorso. La mestra mi ha detto che ha pianto (e questo può essere normale) e che non ha voluto andare sulle giostrine del giardino, nè giocare con la plastilina (cosa che a casa adora fare). La sua frase è stata "mamma, gli altri bambini sono più felici senza di me". Credo che non soffra più tanto del distacco da noi genitori, ma del fatto che poi la giornata gli sembra brutta proprio perchè non sa come giocare. Anche a casa non riesce ad intrattenersi da solo. Qualsiasi cosa faccia, vuole che o io o il padre (soprattutto il padre) stiamo con lui, anche se si tratta solo di vedere un cartone alla tv. Un'altra cosa che mi preme è relativa proprio al fatto che con me ha sempre un atteggiamento di sfida, di ribellione costante al punto che a volte mi chiedo se non è colpa mia, se non possa dipendere da me. Se, entrambi, non accettiamo il fatto che da quando aveva appena 4 mesi, per lavoro, ho dovuto lasciarlo in mani di altre persone che comunque lo amano immensamente (i nonno e gli zii). Difatti, in vacanza, le cose cambiano moltissimo: è più bendisposto nei miei riguardi, gioca con me, chiede anche di me e non solo del papà...L'ultima cosa che credo sia importante sapere è che, in passato, ha sofferto di pavor nocturnus, oggi fortunatamente, superata.

Grazie

C'è qualche contraddizione in

C'è qualche contraddizione in quello che dice: " Credo che non soffra più tanto del distacco..." ma "Qualsiasi cosa faccia, vuole che o io o il padre (soprattutto il padre) stiamo con lui...".
Inoltre mi sembra significativo questo passaggio "con me ha sempre un atteggiamento di sfida, di ribellione costante" che lei associa al fatto che "... quando aveva appena 4 mesi, per lavoro, ho dovuto lasciarlo in mani di altre persone..." In vacanza invece "le cose cambiano moltissimo: è più bendisposto nei miei riguardi, gioca con me, chiede anche di me e non solo del papà..."

Mi viene da ricordare che per avventurarsi all'esterno bisogna avere dietro di sè una base sicura, e mi sa che è questo il problema: il comportamento esterno è solo il sintomo della precarietà della 'base'. Come lei sospetta forse non è stata superata , 'digerita', la mancanza della mamma, l'affetto è stato riversato sul babbo, per rivalsa , e la mamma è oggetto di rabbia e sfida. Salvo quando c'è sempre, come in vacanza, quando non 'sparisce' all'improvviso, come succede di solito.
Non mi sembra quindi molto misterioso il quadro (di cui il pavor nocturnus era forse solo una prima manifestazione), anche se non è facile trovare il rimedio, salvo quello solito di reggere, resistere e rimanere disponibile senza farsi smontare dal bimbo e dalle sue 'provocazioni'.
Un po' alla volta il bimbo dovrebbe accettare che la mamma "non è perfetta" e che spesso non c'è, ma non per questo è meno disponibile e presente per lei.
Sembra più misteriosa la sua frase "mamma, gli altri bambini sono più felici senza di me", ma forse potrebbe essere intesa come la giustificazione dell'assenza della mamma che il bambino si dà: "non c'è perchè è più felice senza di me". Di questo forse si potrebbe parlargli e rassicurarlo, anche se oggi spesso "il lavoro" è un temibile rivale per molti bambini cui porta via la mamma.
Lei si porta ovviamente i suoi sensi di colpa, per questo, che magari complicano le cose... Cerchi di lasciarli andare, magari pensando anche lei che non è perfetta e che, se ha sbagliato, non l'ha fatto apposta...
Cordialmente
drGBenedetti

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