Ho paura di sgridare troppo violentemente mia figlia

Da quando è nata, vivo con la mia prima figlia, un rapporto ambivalente. La amo disperatamente e me la prendo tantissimo con lei quando sbaglia. Premetto questo, con la seconda che ha ora 18 mesi non è così. Sembrerebbe forse piccola per dirlo ma in realtà so già da ora che non è così. La seconda è una bambina molto vivace, che nel giro di pochi istanti di mette sottosopra la casa...ma non me la prendo. La prima che è sempre stata molto tranquilla, anzi fin troppo tranquilla, sempre appiccicata a me, un po' goffa nei movimenti, maldestra, tanto da indurmi a pensare a volte ad un suo ritardo psicomotorio (sfatato poi da una visita specialistica)..no, lei no. Lei mi irrita incredibilmente tanto che quando la sgrido divento molto aggressiva, le dico cose pesanti (non a livello di parolacce ma peggio sono molto dura, non penso di parlare ad una bambina ma ad un adulta con cui ho uno scontro aperto).
Le faccio un esempio: mia figlia ha smesso di fare cacca e pipi nel pannolino a partire dai 20 mesi, ed in maniera del tutto autonoma. non ho dovuto fare niente io, solo smettere di metterle il pannolino. Si sono verificati due episodi, uno alla scuola materna dove è stata derisa dai compagni ed uno a casa dove io l'ho sgridata molto bruscamente, in cui lei per non smettere di fare quello che stava facendo ha preferito fare la cacca addosso.
Mi sono arrabbiata moltissimo, forse fuori misura, ma dietro il suo gesto ho visto un totale menefreghismo verso tutto quello che la circondava, io compresa, tranne che per i suoi bisogni di autosoddisfazione. Le ho detto che le bambine schifose fanno quelle cose e non le bambine belle e brave come lei, che la mamma si vergogna delle cose che lei fa e che vorrebbe che non le facesse mai più, e poi l'ho messa in castigo togliendole i cartoni animati per l'intera giornata. Ma ora penso che forse la sua era solo una richiesta di attenzione, volta ad una mamma che se ne stava a studiare in camera mentre lei, a soli 4 anni, se ne stava ipnotizzata davanti alla televisione già da un paio di ore. Che senso di colpa che ho!
Sono una mamma che studia, lavora e che nonostante le fatiche che fa non potrebbe fare diversamente, non potrei mai essere semplicemente mamma.
Ma la mia domanda è questa fino a che punto può sbagliare un genitore e fino a che punto vanno, o posso essere, sgridati i figli?

Gentile signora, io non ho il

Gentile signora, io non ho il potere nè di assolvere nè di condannare, visto che la sua domanda (disperata) mi sembra quasi quella di essere 'giudicata'. Parla all'inizio di un'ambivalenza fortissima verso la sua primogenita, descrive poi le sue reazioni quasi incontrollate con il conseguente senso di colpa insopportabile e alla fine sembra dichiarare la sua 'colpa': non volere, non poter essere semplicemente mamma, perchè divisa con studio e lavoro, ed essere 'irritata' dalle difficoltà o dalle 'resistenze' della sua bimba.
Come interrompere questo circolo vizioso che sembra essersi creato, che rischia di rovinare la vita a entrambe? La secondogenita sembra indenne da qualcosa che invece impedisce alla prima di incontrare più facilmente la mamma. Ho visto altre volte simili situazioni: quello che con uno è facilissimo e naturale, con l'altro è difficile e reciprocamente frustrante.
Non parla del padre delle bimbe, in questo quadro.
Penso che sia un problema di assetto familiare, di organizzazione ed equilibrio fra le esigenze individuali di tutti e le responsabilità genitoriali, di come condividerle e sopportarle senza sacrificarsi e senza farsi invadere completamente. Forse lei non è riuscita a difendere un suo spazio per sè, si sente invasa e la reazione, quasi di panico, è di respingere o aggredire (verbalmente) quella che ritiene responsabile, che ovviamente non capisce il senso di quello che percepisce. Altre mamme scappano, letteralmente, schiacciate dalla situazione, e poi se ne pentono amaramente. Il consiglio è di rallentare, non fare cose d'impulso, farsi aiutare a livello di consulenza o terapia familiare, prima di tutto. Il rischio è di distruggere qualcosa e poi non darsene pace. Trattenersi è il primo passo per salvare e riparare.

DrGBenedetti

Ha perfettamente ragione: ho

Ha perfettamente ragione: ho un assoluto bisogno di sentirmi giudicata o forse addirittura assolta. Mio marito mi giustifica, mi consola e mi dice di avere forza che dopo andrà tutto meglio ma non è questo ciò che cerco. Cerco di capire e di sapere che il mio nervosismo non avrà segni indelebili sua mia figlia. Scappare? No, non scapperei mai. Come potrei vivere senza la mia famiglia?
Penso di sapere dov'è il problema, da un lato sta nella paura di non essere adeguata e dall'altro sta nella solitudine in cui mi sono trovata nei due primi anni di vita di mia figlia.
Mio marito lavorava all'estero e tornava a casa solo il fine settimana e non tutti. Penso che lui si, sia letteralmente scappato da noi. Prima che sapessimo dell'arrivo della nostra prima figlia vivevamo alla giornata; dopo la prima laurea abbiamo bighellonato tra lavori saltuari e precari. Dalla città di Milano ci siamo trasferiti nel mio paese natale con scarsissime risorse economiche. E' arrivata la notizia della prima figlia; ci siamo sposati e dopo 9 mesi è nata lei: il nostro dono di dio ma anche un impegno che forse non eravamo ancora in grado di affrontare. Dopo qualche mese lui ha accettato un trasferimento di lavoro all'estero: "amore ne abbiamo bisogno, non ce la facciamo altrimenti ad avere una vita dignitosa". Io sono rimasta da sola con mia figlia; ho cominciato a fare supplenze e mi sono iscritta all'università per avere l'abilitazione all'insegnamento. Mi dividevo in 4 ed ero una buona madre,l'ho allattata al seno per 16 mesi, ho dormito accanto a lei ogni notte; eravamo una cosa sola. La lasciavo a amai madre esclusivamente il tempo in cui ero al lavoro e poi l'andavo subito a prendere. Studiavo con lei in braccio riuscendo a dare 13 mesi all'anno, poi ad un certo punto quando è arrivata la seconda io non ce l'ho più fatta. Mio marito è tornato a lavorare in sede e ad occuparsi anche lui della nostra famiglia ma sono cominciati i problemi con la mia prima figlia. Era gelosa da morire ed ha cominciato a riversarmi addosso la sua gelosia in mille modi possibili ed io ho cominciato ad allontanarla. Con la seconda va diversamente per molti motivi; uno è il suo carattere molto più indipendente, capace di giocare autonomamente, altro è il fatto che mio marito si è occupato di lei quanto l'ho fatto io. E' stato ed è un ottimo padre per lei. Anche con la prima lui non perde le staffe come me; forse perché non è così di carattere, è molto calmo e tranquillo; forse perché non ha cumulato lo stress che ho accumulato io, però entrambi la consideriamo una bambina difficile e molto irritante. E la cosa assurda, quella veramente assurda è che se qualcuno mi chiedesse a quale delle due mi sento più legata, direi che è lei, la prima, indubbiamente.
Cerco di controllarmi, di farlo ogni volta che mi innervosisce e ci riesco anche abbastanza ma purtroppo non sempre. Sono sicura che mi provoca e lo fa quando ho meno tempo da dedicarle.
Ma anche adesso nello scrivere queste parole mi sento in colpa: è lecito leggere questa intenzionalità in una bambina così piccola?
Ha ragione lei abbiamo bisogno di un consulto familiare...ma non penso che potremmo permetterci di farlo vista la precarietà economica in cui ci troviamo.
Grazie per la sua gentile risposta e mi scusi se le ho riversato addosso la mia vita in queste righe concentrate.

Il verbo 'legare', essere

Il verbo 'legare', essere 'legati' ha un doppio significato, sia positivo che negativo (di nuovo l'ambivalenza). L'essere troppo vicini toglie il fiato e impedisce di respirare, per cui si arriva a respingersi... Tutto mi sembra come troppo accellerato, a un volume troppo alto, a una temperatura troppo calda. E' bene trovare le giuste misure, la giusta distanza e temperatura. La bimba si è abituata in un modo, non ne conosceva altri. Dovrà abituarsi a modi più pacati, più utili per andare avanti. Temo che la cosa che ostacola di più siano i suoi sensi di colpa e la sua irruenza esasperata: cerchi di rallentare, abbassare il volume, il termostato, l'oscillazione del pendolo, diventerà meno pericoloso. Si plachi e probabilmente la bimba si abituerà al nuovo regime, ma non dipende da lei: lei può solo adattarsi all'ambiente che trova. Non serve arrabbiarsi o peggio, basta 'metterla sulla strada' e fissare i limiti, aspettando pazientemente che si adegui, senza eccessive reazioni alle sue proteste e resistenze. Anche se le sanzioni sono diventate più severe, chi viola il codice della strada non viene fucilato, e neanche se sciopera, almeno finora...

E questo riesce a fermarmi

E questo riesce a fermarmi per un attimo. Ha colto in pieno, ancora una volta...tutte cose che già so ed è proprio da questo che deriva il senso di colpa...e mia figlia mi assomiglia tanto e io non lo vorrei davvero...le ho trasmesso quell'ansia di vivere che io non volevo trasmetterle e quello che probabilmente mi fa arrabbiare è proprio il fatto che non è stata da sempre così, la è diventata vivendo con me. Sto cercando di rallentare e da quando mio marito lavora vicino a casa ci sto anche riuscendo un bel po'.
Il complimento più grande che possono farmi è sottolineare quanto la mia seconda figlia assomigli a mio marito. Sono felice per lei quando me lo dicono.
Mi mancano una decina di esami, la tesi...per ora ho un contratto di lavoro annuale, posso anche decidere di metterci due anni a finire (le graduatorie si aggiorneranno nel 2014; ho tempo!)...io lo so che devo rallentare e che devo smetterla di pensare di essere l'unica ad avere la responsabilità di ciò che avviene. Il fatto di non avere tutto sotto il mio stretto controllo mi ha sempre fatto quasi impazzire. Quando aspettavo la seconda figlia ero stata in cura sotto consiglio della mia ginecologa perché mi sembrava di non riuscire più a respirare..non ho mai avuto fiducia nella psicanalista che pure ricordo con simpatia; quando parlo alle mie poche amiche dei miei stati d'animo non mi fido di ciò che pensano (non che dicono)...è brutto vivere così e anche se saprei vivere diversamente non riesco a farlo..ma c'è in me quella parte saggia e concreta che mi aiuta ad andare avanti senza colpi di testa eccessivì, smisurati e che mi permette di mantenere un contatto saldo con i principi morali ed etici che non penso mi manchino.
Anch'io ho avuto con i miei genitori un rapporto totalizzante,quasi asfisiante che ad un certo punto della mia esistenza ho rifiutato per desiderio di emancipazione ed è per questo che non posso e non voglio contare sul loro aiuto. Ce l'ho avuta tanto con loro, tanta rabbia ed ora sto facendo lo stesso. Spero di riuscire a fermarmi, anzi a trovare il mio pulsante pausa.

Ci dovrebbe essere anche il

Ci dovrebbe essere anche il pulsante 'reset', per reimpostare il sistema 'genitori/figli': probabilmente quello di allora in cui era figlia e di adesso in cui è genitore fa parte della stessa configurazione, e dovrebbe essere un po' modificato, reso più fluido, per così dire ,contemporaneamente. E' sempre un rapporto madre/figlia in gioco, probabilmente, indipendentemente da chi sono gli attori. Solo che sua figlia è inconsapevole della parte che le viene attribuita, quasi come in quel film, come si chiama, Truman Show, mi pare
Dovrebbe provare a reimpostare il sistema madre/figlia, cercando di uscire dalla situazione in cui i personaggi sono rigidi in parti obbligate che forse non hanno potuto scegliere.
Provi a riprendere contatti con i suoi genitori, può darsi che migliori tutto il sistema...

drGBenedetti

E forse è arrivato il momento

E forse è arrivato il momento di farlo...ci proverò. Grazie di tutto.

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