mutismo elettivo

Buongiorno,

ho letto sul suo sito di alcuni casi di mutismo elettivo da lei seguiti e ho pensato di scriverle per chiederle un consiglio.

Il mio figlio secondogenito l’ultimo anno di materna ha iniziato a parlare sottovoce con maestre e compagni, ma non conoscendo il mutismo elettivo e non sapendo il seguito noi non abbiamo capito quello che sarebbe poi successo. Con l‘inizio della prima elementare ha smesso del tutto di parlare a scuola sia con gli insegnanti che con i compagni. Subito, come penso accada spesso, tutti abbiamo scambiato il suo silenzio per timidezza o paura per le nuove circostanze ma nessuno ha realmente capito e quindi nessuno ha fatto niente per aiutarlo. Pian piano ha smesso di parlare con tutte le persone fuori da noi suoi stretti familiari. Non parla neanche con i suoi nonni. Solo a partire dalla seconda elementare abbiano contattato una psicologa da cui va regolarmente tutti i venerdi’ da vari anni visto che ormai e’ in quinta elementare, gli e’ stato dato anche il sostegno a scuola perche’ non leggendo ad alta voce in classe e non rispondendo e’ rimasto un po’ indietro rispetto agli altri.

Non vedendo dei miglioramenti mi chiedevo se lei ha da indicarci qualche strada diversa da quelle finora seguite anche perche’ piu’ passa il tempo e piu’ diventa difficile uscirne.

Dalla terza elementare nostro figlio legge e registra a casa le letture che poi fa ascoltare all’insegnante di sostegno a quattr’occhi.

Mi colpiva molto il suo modo di approcciare i bambini: insieme ai fratelli. Lui e’ andato le prime volte dalla dottoressa insieme a me e poi ci va sempre da solo, io resto fuori dalla porta. Mi chiedevo se questa puo’ essere una cosa importante e nel caso come affrontarla con la sua dottoressa che non vuole dentro neanche me. Capisco che 5 bimbi/ragazzi in un ambulatorio farebbero molta confusione pero’ magari serve…

Grazie

......

Buon giorno, vorrei portare

Buon giorno,
vorrei portare la mia testimonianza a proposito del mutismo elettivo.
Sono mamma di quattro figli, due maschi e due femmine. I due maschi, rispettivamente il secondo e il quarto , che hanno quattro anni di differenza di età, per motivi sconosciuti e in modo sorprendentemente simile tra loro hanno entrambi manifestato il mutismo elettivo durante le elementari, sia a scuola che con parenti, amici ed estranei, specialmente adulti (con i coetanei hanno sempre parlato).
Riflettendo e ricordando la mia infanzia mi sono resa conto di essere stata a mia volta una bambina “muta”: avevo moltissima difficoltà a parlare con le maestre a scuola e non riuscivo a salutare i conoscenti per la strada, cosa che scatenava le prediche e i rimproveri di mia madre, che mi accusava di essere maleducata.
Per quanto riguarda i miei figli, anche io ho scambiato questo problema per timidezza e poi anni dopo, quando ormai lo avevano superato, ho scoperto che aveva a il nome di mutismo elettivo. Per il figlio più grande non siamo intervenuti, abbiamo semplicemente atteso che passasse, per il più piccolo abbiamo chiesto l’intervento di una psicologa della asl che però non è riuscita ad entrare in contatto col bambino, che a un certo punto si è rifiutato di proseguire la terapia.
Per nessuno dei due ragazzi abbiamo mai richiesto il sostegno scolastico. Le maestre erano al corrente del loro problema e li valutavano sui compiti scritti, senza insistere più di tanto a farli parlare. Entrambi hanno cominciato spontaneamente a parlare sia a scuola che con i nonni , amici, conoscenti ed estranei, verso gli 11 anni, in concomitanza con l’ingresso nella scuola media.
Senza nulla togliere all’opportunità di intervenire con un aiuto mirato e competente, la mia personale impressione da ex bambina “muta” è che i miei figli, come lo ero io da piccola, fossero inibiti dal fatto di essere riconosciuti e trattati come bambini con un problema che li distingueva dagli altri. Non amavano trovarsi al centro dell’attenzione, anzi ciò li inibiva ancora di più. Verso la fine degli anni delle elementari hanno iniziato a parlare con persone adulte al di fuori dall’ambito scolastico, mentre a scuola mi pareva che si trovassero ormai imprigionati in un ruolo (quello del “bambino muto”) dal quale non riuscivano ad uscire.
Il passaggio alla scuola media, con insegnanti nuovi e in un ambiente dove nessuno li conosceva, li ha sicuramente facilitati. Oggi non sono ragazzi loquaci ma a scuola parlano con gli insegnanti e rispondono quando vengono interrogati. Hanno piano piano ripreso a parlare con i nonni e gli altri parenti e all’occorrenza parlano anche con gli estranei. Almeno questo problema pare superato, anche se ne abbiamo diversi altri…
Spero che la mia esperienza possa essere utile a chi si trova a fronteggiare questo problema.
Carla

Capisco la vostra

Capisco la vostra preoccupazione.
Con l'insegnante di sostegno non parla, mi pare di capire, nemmeno a quattr'occhi... Con la terapeuta il bambino parla?
Mi stupisce che il bambino non parli con i nonni, come se fossero vissuti anche loro come estranei. Forse vivono lontani, o ci sono difficoltà di rapporti? Com'è, a grandi linee, la vostra organizzazione familiare e il suo 'funzionamento'? A volte qualche piccola modifica può produrre dei risultati, ma occorre mettere a fuoco eventuali 'disfunzioni', che magari passano inavvertite, nella vita quotidiana.

Nella mia esperienza ho trovato utile l'approccio familiare, come ho descritto. Non voglio però dire che è il solo possibile. Poichè non sono interventi brevi e rapidi, occorre tenere conto delle risorse ambientali.
Un possibile aiuto può venire da un 'educatore domiciliare', che potrebbe fare da tramite fra il mondo familiare e il mondo estraneo, familiarizzandosi con il bambino a casa, nei compiti, ecc, e accompagnandolo un po' alla volta all'esterno.
Di solito nel tempo ci sono dei miglioramenti, e negli anni successivi di scuola il 'mutismo' tende a ridursi un po'. E' importante che faccia se possibile altre attività all'esterno, magari in piccoli gruppi e in ambienti non competitivi.
Sull'intervento individuale in atto è bene che discutiate apertamente le vostre incertezze e i vostri dubbi con la terapeuta.
Con i migliori auguri,
cordiali saluti

drGBenedetti

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