mai capito a che serve l'oggetto

buon giorno.
mi scusi se mi permetto di romperle le scatole.

ho la sensazione (bruttina) di qualcosa lasciato in sospeso in un consulto al quale mi ha risposto, quindi la ho cercata...
in realtà non voglio dirle niente di particolare, solo:
io non posso vedere film (non ho una tv) ho letto le trame di quelli che mi ha consigliato...
sono storie, diverse storie di esseri umani...
potrei raccontargliene altrettante (se non di più) di persone che la via d'uscita non l'hanno trovata, che la malattia non l'hanno sconfitta...
persone che stanno in una comunità dove la porta è chiusa a chiave, dove passano le giornate sperando che l'operatore abbia volgia di fare quattro passi, o magari abbia bisogno di andare a comprare le sigarette per uscire, che piangono tutte le notti perchè vorrebbero tornare a casa loro quando a casa essuno li vuole... non continuo
ho paura che volendo fare una stima loro siano la maggioranza...

la ringrazio per i consigli che mi ha dato (oltre ai film) in quel consulto
credo di non averlo più fatto in quell'occasione.

grazie.

disegnando un cerchio Deve

disegnando un cerchio

Deve sempre chiudersi.
La forma deve essere perfetta.
Solo la forma è il mio ordine.
Solo nella forma posso trovare un po' d'ordine.
Un cerchio.
Devo tornare da dove sono partita.
Chiudere il mio cerchio prima di scrivere la parola fine.
Non mi posso fermare prima di essere arrivata.
Non mi posso fermare una volta partita.
Lascio che sia.
Non so che forza mi spinge ma so che devo lasciarla fare.
Devo lasciarmi trasportare.
Devo andare.
Guidata da una forza che non ha nome.
Necessità
istinto
o follia.
Vado.
Devo chiudere il mio cerchio.

Il cerchio può rappresentare

Il cerchio può rappresentare sia uno spazio interno, protetto, dove stare al sicuro, ma anche uno spazio chiuso da cui non si può uscire e dove si resta quindi imprigionati. Sarebbe bene, direi, nel 'chiudere il cerchio', preoccuparsi di lasciare delle porte apribili, per poter entrare e uscire liberamente.

decisamente non ne posso

decisamente non ne posso più.
ho solo voglia di salutare il mondo e dirgli "basta grazie, mi hai fatto male a sufficienza"

Credo che la sua situazione

Credo che la sua situazione sia abbastanza complicata, ma non impossibile da uscirne, se trova la strada. Capisco che è faticoso e a volte uno si perde d'animo. Cerchi di resistere.
Lei è molto importante per una persona, e forse più d'una. Non lo dimentichi.
Sarò per alcuni giorni vicino a dove abita. Ma forse avrò difficoltà con internet.

rischio quindi di incontrarla

rischio quindi di incontrarla in giro per la città e di non riconoscerla... è quasi divertente.

diremo che i figli sono la ragione della nostra vita quando saranno loro ad esigere la nostra vita come ragione... questo è molto meno divertente.

"diremo che i figli sono la

"diremo che i figli sono la ragione della nostra vita quando saranno loro ad esigere la nostra vita come ragione..."

E' una frase circolare,'lapidaria' e altisonante, davvero, da raccolta di aforismi, ma rischia di delimitare un labirinto in cui ci si può perdere, o qualcuno si è perduto...

Proviamo ad esplorarla un po'...

L'altisonanza della seconda frase copre quasi il suono della prima, che ha un volume più basso, e parla a sua volta di un 'rischio', di incontrare qualcuno e non riconoscerlo. Anche questa in effetti richiama frasi importanti...
Mi torna alla mente un consulto cui ho appena risposto, di una bimba piccola che ha appena imparato a riconoscere la mamma e che deve separarsene per andare al nido, per cui sta malissimo e lotta con tutte le sue forze...
Se non si 'conosce' qualcuno, invece, non si soffre...

è effettivamente una frase

è effettivamente una frase che mi è rimasta in testa presa da una raccolta di aforismi o qualcosa di simile.
ogni tanto mi capita.
lieta che l'abbia etichettata come tale.

anche ultimamente nella mia esistenza c'è la dimostrazione che è meglio non conoscere le persone, non fidarsi o comunque non lasciarle entrare nel mio mondo.
non so infatti nemmeno se considerarmi "piantata" visto che l'essere umano in questione non si è sprecato a farmelo sapere.
per la serie... "chi se frega tanto è matta"
avrei accettato e capito qualsiasi motivazione, visto che non può essere più dura di come la vedo io.
sarò anche "psicosi paranoide" o quel che è, (non la riesco a imparare l'etichetta che mi ha messo quel dottore) ma il mondo non è proprio gentile e carino con me...
sicuramente non mi spinge a fidarmi di lui.

Le etichette diagnostiche,

Le etichette diagnostiche, come giustamente le chiama Lei, spesso servono per chiuderci dentro una persona, come in un pacco e poi occuparsi del pacco (indirizzo, francobolli, spedizione, ecc...) senza più badare alla persona che c'è dentro.
A volte però tutti facciamo così, etichettiamo gli altri occupandoci poi dell'etichetta perchè è troppo faticoso e difficile occuparsi delle persone: sia chi dice "chi se ne frega tanto è matta", ma anche chi come Lei mette l'etichetta: "non fidarsi", o "non far entrare"... Sempre 'etichette' sono, che evitano di conoscere chi c'è dentro.
D'altronde 'conoscere', fare conoscenza, è una delle cose che fa più paura.

credo che possa essere

credo che possa essere vero.
rimane il fatto che quando lascio entrare qualcuno (e nell'ultimo caso ci ho messo 10 anni prima di decidere di fidarmi) quel qualcuno prima o poi mi fa male...
di conseguenza, per quanto possa essere antipatico e per quanto possano dirmi che sono testarda e cocciuta manterrò le mie etichette, la mia vita fa sufficientemente schifo senza aggiungerci altro.
non voglio con questo dire che il mondo è cattivo e io povera vittima.
sicuramente è colpa mia se va tutto così storto, ma non saprei come altro fare o meglio come altro essere

il mondo può adoperarsi all'infinito a dirmi che ne vale la pena, che le relazioni col mondo ci fanno sentire completi e felici...
ho smesso da parecchio di voler essere felice, per il momento mi accontento di non sentire dolore.
mi limito a ricoprire il mio ruolo per il tempo che mi è richiesto (e non lo faccio volentieri)

Più che 'far entrare'

Più che 'far entrare' qualcuno, la questione potrebbe essere "uscire" (dal bunker...)

perchè dovrei uscire? cosa

perchè dovrei uscire?
cosa c'è di bello fuori?
perchè dovrei correre il rischio?

Forse perchè 'dentro' manca

Forse perchè 'dentro' manca l'aria... D'altronde anche i carcerati liberati dopo un lungo periodo esitano e quasi non vorrebbero uscire, e preferirebbero restare nel carcere che ormai conoscono...

altra frase da libro degli

altra frase da libro degli aforismi:

"la mia prigione me la sono costruita da solo, ma non per questo è più facile uscirne."

Giusta! le rispondo con una

Giusta!
le rispondo con una citazione da Mafalda, il fumetto di Quino.
"dicono sempre che la vita sia bella, ma non ti dicono che è facile...", o qualcosa di simile.

facile di sicuro no... bella

facile di sicuro no...
bella neanche mi pare

almeno la mia...
sarà questione di fortuna ma sono veramente stanca
dormirei per i prossimi 80 anni se sapessi come fare

perchè? Cos'è che la affatica

perchè? Cos'è che la affatica così tanto?

sono stanca di litigare con

sono stanca di litigare con me.

stanca perchè qualsiasi cosa è una lotta contro il vuoto che mi porto dietro...
una specie di braccio di ferro con la vita che mi vuole qui mentre io desidererei solo non viverla

un braccio di ferro: bisogna

un braccio di ferro: bisogna essere in due per farlo. In poche righe lei dà tre nomi diversi al 'secondo' : “me”, “il vuoto”, “la vita”, quasi un'entità che può prendere aspetti diversi.
Mi viene in mente la scena del film (anni '60) di I. Bergman 'Il Settimo Sigillo', dove c'è la partita a scacchi del protagonista con la Morte, in un medio evo sconvolto da guerre e pestilenze...

In quello che scrive sembra però nel suo caso che a fare la parte della 'Morte' sia Lei stessa, quando dice “Io...”
Forse si possono vedere tutti (“Io”, “me”, “vuoto” “vita” …..) come personaggi che entrano in scena di volta in volta.
Bisognerebbe allora cercare di guardare chi è il regista, e com'è il copione, e chi l'ha scritto, e magari si potrebbe cambiare il copione, vedere perchè bisogna metterlo in scena di continuo e forse si potrebbe smettere di metterlo in scena...

mi sento sgridata...

mi sento sgridata...

Sgridata? Da chi? E perchè?

Sgridata? Da chi? E perchè?

"Bisognerebbe allora cercare

"Bisognerebbe allora cercare di guardare chi è il regista, e com'è il copione, e chi l'ha scritto, e magari si potrebbe cambiare il copione, vedere perchè bisogna metterlo in scena di continuo e forse si potrebbe smettere di metterlo in scena..."

se metto in scena sempre lo stesso copione, cioè uso sempre la stessa modalità di comportaremi e reagire, posto che non è tra le migliori, anzi ogni tanto è tra le più sbagliate mi sento sgridata se me lo scrive.
anche un po' incapace a dir la verità...

tempo fa ho letto un libro nel quale il protagonista (un ragazzino) usa spesso la frase "che è una cosa che conosco", io faccio un po' la stessa cosa, faccio sempre le stesse cose perchè conosco la causa e l'effetto.

non voglio con questo giustificarmi (a me va bene essere sgridata anche perchè non ho ancora trovato nessuno cattivo con me quanto lo sono io)

Chissà perchè si sente

Chissà perchè si sente 'sgridata'. Fa pensare a una bambina di fronte a un adulto severo... ma qui non dovrebbe esserci questa configurazione, o per lo meno io non ho intenzione di 'sgridarla'.

Forse ci sono queste 'parti' nel copione, e attribuisce a me quella dell''adulto severo', e a lei quella di 'bambina cattiva che deve essere sgridata'.

Ma è appunto una specie di copione già scritto, che si ripete sempre, e Lei è come obbligata a metterlo in scena coinvolgendo le persone che trova..., forse per obbedire a un ordine segreto, che appunto sente solo Lei: se non erro c'è un adulto severo ( e segreto) che la tormenta...,che impersonifica quella parte..., come nelle fiabe ci sono le streghe

Ma lei appunto fa anche la parte della 'strega cattiva', oltre che quella della bambina sgridata

può essere vero. mi fa

può essere vero.
mi fa pensare che io mi castigo e mi coccolo. prima mi faccio male e poi ci metto il cerotto. mi sgrido e nello stesso momento mi dondolo.

fa un po' ridere che un suo collega una volta mi ha detto che dondolo per consolarmi ma come se fossi inconsolabile, come se non potessi trovare uno star bene.
se io sono sia quella cattiva che quella buona è piuttosto logico che non posso essere io a consolarmi.

mi consolo in questo modo da quando sono piccola, non da sempre ma da quando il mondo ha iniziato a essere cattivo con me.
una volta però mi consolavo perchè qualcosa fuori mi faceva male ho la sensazione che adesso sia io a farmi male.
può essere?

mi sembra che si sia come un

mi sembra che ci sia come un corto-circuito fra mondo cattivo con Lei e Lei stessa cattiva con se stessa.
E anche fra farsi male e coccolarsi mi sembra un corto-circuito. Come sa i corto circuiti interrompono il funzionamento degli 'apparecchi'.
Bisognerebbe forse che provasse a evitarli, cercando di accorgersi e fermandosi, trattenendosi prima di farli scattare.
E come va con il solito personaggio?

non va troppo bene a dir la

non va troppo bene a dir la verità.
i temi sono quasi sempre gli stessi.
mi dice che non capisco niente, che chi sta con me sta male e che sono cattiva.
mi spiega che dentro di me c'è un qualcosa di cattivo che gli altri possono sentire e che per questo soffriranno.
io non so cosa sia questo qualcosa e se veramente si può essere "contagiati" ma mi fa paura.
ultimamente poi mi ripete continuamente che sono stupida e che non riesco a capire quello che le persone dicono.
così mi ritrovo spesso quando parlo con qualcuno a pensare "ma avrà detto quello che io ho capito o me lo sono immaginato?" e così interrompo le conversazioni con la gente e me ne sto nel mio posto lontano dal mondo.
sembra essere contenta solo quando le obbedisco ma dura poco perchè non sono mai abbastanza brava.

la risposta del mio psichiatra è sempre una nuova prescrizione di qualche farmaco.
alza, abbassa, mescola ma serve a poco, mi rimbambisco per un po' ma poi non cambia nulla.
(tra l'altro secondo me la mia terapia è esagerata)
quindi ho optato per non parlargli di niente di serio.
se mi mette in difficoltà gli faccio qualche domanda stupida del tipo "come sta il suo cane" e me la cavo.

Credo che la questione sia

Credo che la questione sia come poterci 'convivere', limitando i danni . Come avviene un po' per tutti i problemi della vita: non avendo la bacchetta magica, spesso la cosa migliore è di trovare il modo di conviverci nel modo migliore possibile. Spesso non è poco.

Quindi come fare a limitare l'effetto di questo personaggio su di Lei, il suo potere negativo? Una prima cosa che mi viene in mente è che più o meno dice sempre le stesse cose, che ormai sono scontate. Si sa in anticipo che critica tutto in modo distruttivo. Quindi è prevedibile, e forse se uno se l'aspetta, i suoi interventi dovrebbero essere più sopportabili. Come si fa con certi insegnanti o capouffici sempre arrabbiati...

Quanto alla psichiatria, già, bisogna trovare il modo di convivere anche con questa, cercando di prenderne gli effetti positivi e di limitare quelli negativi...

mi pare difficile conviverci,

mi pare difficile conviverci, lei non si limita a rompere le scatole criticando tutto quello che faccio.
vuole che faccia delle cose e se non le faccio si arrabbia e diventa più cattiva, parecchio più cattiva.
se lei dice "metti la mano sulla stufa" e io non lo faccio poi non posso conviverci perchè lei sa cosa dirmi per farmi stare molto più male di come starei con una mano bruciata...
non so se si capisce...

la psichiatria non è un problema così grave, sono diventata bravissima a aggiustarmi le terapie e a evitare discorsi che mi mettono in crisi.
ogni tanto faccio qualche casino e mi spediscono in ospedale ma ormai fa parte del gioco, li mi stra drogano e quando esco ricordo poco o niente...
ci si abitua a quasi tutto

Eppure Lei ci sta convivendo,

Eppure Lei ci sta convivendo, solo con un rapporto che sembra troppo sfavorevole per Lei... Probabilmente è che non ha ancora trovato il modo giusto per conviverci.
La minaccia che sente è di "stare molto peggio se non obbedisce..." Certo i tiranni e i sequestratori usano le minacce, per tenere sotto controllo sudditi e ostaggi... tanto più quanto si sentono a rischio di perdere il potere...

esiste il modo giusto di

esiste il modo giusto di conviverci?
uno un po' più favorevole per me intendo...

Beh, diciamo un modo più

Beh, diciamo un modo più giusto, meno penalizzante... Perchè non dovrebbe poterlo trovare?
Probabilmente Lei si è abituata al suo tran-tran, anche se le è quasi insopportabile, ed il difficile spesso è cambiare abitudini. Ma spesso basta togliere un sassolino da una diga perchè poi l'acqua si faccia strada... A un piccolo cambiamento può seguire una serie di ulteriori cambiamenti e la vita può essere diversa.

sospesa su un burrone di cui

sospesa su un burrone di cui non riesco a vedere il fondo.
sospesa, attaccata solo a un filo
qualcuno mi tiene, se mi lasciasse ora potrei volare.
il filo scorre, scorre, continua a scorrere.
si spezza.
adesso cado.

Anche gli aquiloni devono

Anche gli aquiloni devono essere tenuti per un filo, e bene, per restare in aria e reggere i colpi di vento...
Capisco che sono meno poetico...
Penso che se Lei vedesse i fili 'giusti' la sua poesia potrebbe volare in alto, invece che cadere nel burrone

non so se voglio che la mia

non so se voglio che la mia poesia vada in alto o se preferirei che arrivasse in basso, talmente in fondo da portarmi dove credo di voler andare adesso

Ehi, giullare dove vai? Vado

Ehi, giullare dove vai?
Vado via via di qui,
via da chi mi ferì.
E la luna illuminò,
una lacrima che
la sua guancia solcò.
La mia storia ti dirò:
“Io l’amavo però
lei mi disse vai via
e il mio cuore scoppiò
quando rise di me.
Lei regina lassù
e io buffone quaggiù.
Una carezza non ebbi mai
forse è per questo che te ne vai…
Occhi blu io non ho,
ma da cielo li ruberò
pregherò, cambierò,
da una quercia rinascerò.
Sui capelli che ho
il colore del grano avrò
ed un cavallo che sappia volare
ed una spada forgiata dal sole
ed una stella che brilli lontanto
e che mi guidi la mano.
E al mio passaggio manciate di rose
e lungo il fiumi ginestre e mimose
e nei sentieri ortiche e more
è un aria di primavera.
E quel giorno tornerò.
Lei dirà: “Io non so cavaliere chi sei”
forse non ricordi più,
quel buffone che un di per amore fuggì.
Sul suo viso urlerò
con tutto il fiato che ho.
“Ora non ridi più” e la mia spada alzerò.
Ma una carezza poi, sciolglierò
perchè nell’animo un fiore ho…
Occhi blu io non ho,
ma da cielo li ruberò,
pregherò, cambierò,
da una quercia rinascerò.
Sui capelli che ho il colore del grano avrò.
Ma come è dolce la sera!
E al mio passaggio manciate di rose
e lungo il fiume ginestre e mimose
e nei sentieri le ortiche e le more
è un aria di primavera.

E solo un sogno però
è tutto quello che ho.

Il sogno di un buffone

Giampiero Artegiani (1983)

Non la conoscevo, all'inizio

Non la conoscevo, all'inizio ero incerto se fosse un testo suo, ora l'ho trovata in youtube....
Parafrasando un'altro testo, mi viene da chiedere: che desiderio può essere, o rappresentare, il sogno del testo, forse assomiglia a qualche suo sogno?

più o meno, vorrei andare via

più o meno, vorrei andare via da questo posto e tornarci da persona diversa.
nella mia testa è dedicata a mia madre comunque

Beh, mi sembra un bel

Beh, mi sembra un bel desiderio, e una dedica significativa.

mi scusi per il ritardo, nel

mi scusi per il ritardo, nel frattempo chiaramente ho fatto qualche danno.

il peggiore credo di averlo fatto ieri quando ho insultato pesantemente una mia vicina per avermi ucciso il gatto.
giuro che la ho vista mentre mi fumavo una sigaretta sulla finestra.
sono sicurissima.
il mio gatto però oggi dorme sul letto e sta benone.
non ha nemmeno un graffietto mentre io lo ho visto squartato.

che è successo alla mia testa?

Se l'avesse sognato non si

Se l'avesse sognato non si meraviglierebbe. E' sicura che non fosse un sogno? A volte capita di restare in dubbio se era sogno o realtà... C'è anche un famoso dramma , mi pare di Calderon de la Barca, spagnolo del 1600 , "la vita è sogno"...

sono lo spettatore del gioco

sono lo spettatore del gioco isterico della vita.
solo uno spettatore.
burattino immobile, inerme, buttato in un angolo.
incapace di agire ma ancora capace di coscienza e pensiero.

mi sto lasciando andare ma

mi sto lasciando andare ma non vorrei proprio cadere.
ho paura

Che le succede? dove si

Che le succede? dove si trova? Cerchi di aggiungere qualcosa di più, per favore.

sono a casa, rientrata da

sono a casa, rientrata da poco da un mese di spdc.
a differenza delle altre volte però non sono contenta di essere tornata. tornerei la subito,anche se non mi fanno fumare, anche se mi piempiono di medicine.
ho la testa piena solo di voci.
non voglio stare qui.
vorrei che qualcuno si predesse cura di me, qualcuno decidesse per me, qualcuno mi dicesse cosa fare e soprattutto cosa non fare.
vorrei che qualcuno mi impedise di fare tutte le cose stupdie che ho in mente.
non ce la faccio.
ho portato tutti i "miei coinquilini" a stare con i miei, non riesco neanche a occuparmi del gatto.
sto sul letto al buio e ho solo la mia voce a farmi compagnia.
mi sento sola, non so cosa fare.
ho paura

Sentirsi soli forse è la

Sentirsi soli forse è la conseguenza del rinunciare a occuparsi di se stessi, e dell'assumersi la responsabilita di sè e delle proprie cose, come quando dice "vorrei che qualcuno si predesse cura di me, qualcuno decidesse per me, qualcuno mi dicesse cosa fare e soprattutto cosa non fare.
vorrei che qualcuno mi impedise di fare tutte le cose stupdie che ho in mente.
non ce la faccio".
La sue parole sono di un aspetti di sè 'bambina', e infatti sono adatte a un bambino.
Ma Lei è adulta, ed è la parte di sè adulta quella che abbandona la 'bambina'.
La solitudine e la paura ne sono la conseguenza.
Cerchi di farsi forza e riprenda le sue funzioni adulte e le sue responsabilità adulte, verso sè e verso le altre persone. Le 'voci' possono aspettare.

mi sono alzata e sono andata

mi sono alzata e sono andata a prendere i miei cani.
almeno per occuparmi di loro non sono troppo matta. me lo permettono.
li ho portati in giro, li ho spazzolati e gli ho dato da mangiare.
questo lo posso fare.
poi ho fatto il letto e pulito casa.
mi sono dimenticata di mangiare ma è lo stesso.
mi sento quasi brava...almeno mi sono alzata dal letto.
oggi vado a cercarmi un altro lavoro, quello di prima lo ho perso...
insomma tutto questo per dire che ci provo a seguire il suo consiglio e a fare la persona adulta... anche se non è così facile.

riguardo al fatto che le voci possono aspettare forse lo dice perchè non le ha mai sentite... non è così vero, si portano via tutta la mia testa e non c'è niente che riesca a distrarmi.
non posso far finta di non sentirle, quando non è troppo cattiva posso conviverci ma altrimenti devo fare quel che dice e non c'è punturone di haldol che tenga.

la ringrazio per avermi richiamata alle mie responsabilità... mi è servito per decidere di fare qualcosa :-)

"devo fare quel che dice". Lì

"devo fare quel che dice".
Lì è il problema, in effetti. Come mettere sotto controllo questa parte di sè, senza eliminarla, perchè insieme eliminerebbe tutte le parti di sè, bambine, adulte... I farmaci la sedano, ma sedano anche tutte le altre. Bisogna trovarci un posto, dove stia più tranquilla e dia meno noia alla vita di tutti.

in effetti ha ragione, i

in effetti ha ragione, i farmaci sedano tutto e io ne prendo un sacco e alcuni manco so a cosa servono e se servono a qualcosa(tipo l'entumin... boh!non mi hanno neanche detto cos'è e ha un sacco di effetti collaterali scoccianti)
quando sto bene prendo solo l'haldol (anche perchè mi fanno il depot), quello mi serve credo... chissà se potrei stare senza senza fare casini, il mio psichiara dice di no... tutti dicono di no.
rimane il fatto che in quei periodi sto abbastanza bene, riesco a controllarmi e a controllare la voce ma poi tutto va a quel paese mi ritrovo in ospedale a fare collezione di gocce pastiglie e punture.
qualche volta ho provato a non prendere nulla ma non funziono come dovrei e quindi ho rinunciato.
l'ultima volta non prendevo niente perchè era la mia voce a dirmelo e da qui la decisione del mio medico di farmelo prendere a forza una volta al mese.
lei crede che potrei stare senza farmaci?

Anche l'entumin è un

Anche l'entumin è un sedativo, un neurolettico vecchio tipo, come l'haldol.
Come stava senza farmaci? Perchè ha cominciato a prenderli? Può darsi che me l'abbia già detto, ma mi rifreschi le informazioni. Ha avuto dei TSO?
Comunque a volte, quando non si capisce più nulla, si fa un wash out, un 'lavaggio' e si tolgono tutti i farmaci per rivedere com'è una persona di suo...Perchè a volte i farmaci coprono tutto e non si sa più com'è la persona che c'è sotto.
E' meglio però non farlo da sola, ma sotto controllo di qualcuno fidato.

ho cominciato a prenderli

ho cominciato a prenderli quando ho provato ad ammazzarmi la prima volta, ne deduco che non stavo un gran che di bene, ma sono passati tanti anni e non ricordo un gran che.
avevo un sacco di paura delle voci, non riuscivo a gestirle minimamente.
le seguivo sempre e facevo quel che dicevano, mi riempivo di alcol e droga per farle stare buone.

mi hanno fatto più tso che ricoveri volontari, 4 mi pare.
ma nemmeno di questi ho molti ricordi, sono generalmente troppo sedata.

adesso avrei un po' di paura a smettere tutti i farmaci però...
non so bene perchè.

Ne parli con lo psichiatra

Ne parli con lo psichiatra che conosce. Ovviamente immagino che darà un parere contrario. Però non è detto che sia un parere obbligatorio.
Penso che possa discutere con lui e avere un parere diverso. Credo che abbia diritto a fare la sua scelta e ad essere assistita in questa, in modo da essere in condizioni di sicurezza. Ad esempio andare ogni giorno in ambulatorio per verificare le sue condizioni o al limite anche chiedere di fare lo scalaggio restando ricoverata in SPDC, per aver modo di tener sotto controllo la situazione. Non credo sia una prassi abituale, di solito si viene ricoverati per dare le medicine, non per toglierle, ma potrebbe essere una strada. Ovviamente una volta iniziato non ci si dovrebbe arrendere ai primi ostacoli o alle prime difficoltà. Probabilmente dovrebbe assumersi la responsabilità, 'firmando' come quando fanno firmare perche si esce contro il parere dei curanti, o per dare il proprio 'consenso informato'.
In questo caso firmerebbe per essere aiutata a scalare i farmaci 'contro il loro parere'.
Dovrebbe essere un diritto, ma magari le servirebbe un avvocato per farlo valere.

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