Psicopatologia

Definizioni: la parola psicopatologia può significare varie cose :
- ‘patologia della psiche’, e allora corrisponde a quello che la parola ‘patologia’ significa in medicina;
- ‘psicologia della patologia’, e allora è un’estensione della psicologia al campo dei disturbi psichici;
- infine fra gli addetti ai lavori il nome indica anche una metodologia psichiatrica e psicologica fondata da Karl Jaspers, che va anche sotto il nome di fenomenologia, o psicopatologia fenomenologica http://www.in-psicoterapia.com/n1-2-callieri.htm .

Ci occuperemo del primo dei tre significati.
Analogamente a quello che è la patologia per la medicina, cioè lo studio delle cause dei meccanismi e dei modi in cui l’organismo si ammala - cioè in cui le sue funzioni fisiologiche vengono alterate con produzione di sintomi e impedimento del funzionamento - la psicopatologia è lo studio delle cause dei meccanismi e dei modi in cui la psiche ‘si ammala’, cioè le sue funzioni vengono alterate con produzioni di sintomi e impedimento più o meno grande delle funzioni psichiche stesse. Dalla definizione stessa appare evidente che non si può parlare di terapie se non c’è prima una conoscenza della (psico)patologia.
Una parte però della psichiatria moderna (o degli psichiatri attuali) nega l’esistenza della psiche e quindi contesta anche l’utilità della psicopatologia (se non della psicologia stessa), nella misura in cui riduce il comportamento normale o patologico al semplice funzionamento o disfunzionamento dell’organo cervello, cioè della parte più evoluta del Sistema Nervoso, chiamato anche Neoencefalo per distinguerlo dal Paleoencefalo che è comune a tutti gli animali vertebrati. Poiché dunque studia il cervello da un punto di vista fisico e chimico, la psichiatria biofarmacologica ipotizza soltanto cause fisiche e chimiche e pertanto si limita a utilizzare e studiare rimedi di tipo fisico (elettroshoch, stimolazioni magnetiche, lobotomia, cioè eliminazione chirurgica di connessioni cerebrali o di aree cerebrali) o chimico (farmaci), senza occuparsi della persona del malato, della sua storia e della sua situazione attuale più di quanto lo faccia un’altra specialità medica d’organo. Talvolta molto meno, in realtà, visto che lo studio delle malattie infettive ha portato a riconoscere l’importanza dell’igiene, lo studio di malattie cardiocircolatorie l’importanza degli stili di vita e di alimentazione, lo studio delle malattie tumporali l’importanza dei tossici ambientali, e così via, accanto, in ogni caso, all’importanza delle caratteristiche specifiche dell’individuo, fra cui il suo sistema immunologico e il suo corredo genetico, cioè il DNA.
A nostro parere, e di molti altri, pur se nessuno contesta che l’attività cerebrale è alla base della psiche e del suo funzionamento, fino a che le conoscenze ‘biologiche’ del cervello e del suo funzionamento non saranno sufficientemente avanzate - e ancora assolutamente ancora non lo sono – lo studio della psiche resta irrinunciabile per la psichiatria se vogliamo occuparci dell’essere umano e del modo in cui si sviluppa, vive nell’ambiente fisico e sociale che lo circonda e va incontro a malattie e disturbi di vario genere.

Occorre anche aggiungere che lo studio della psiche può avvenire attualmente a diversi livelli e con diverse metodologie. Da una parte possiamo porre i metodi psicologici che tendono ad oggettizzare la psiche individuale e a studiarla a livello di laboratorio, con test e sperimentazioni varie, trasformandola come in un ‘organo’ isolato e dal cui funzionamento derivino le manifestazioni psicologiche mormali e patologiche. In questo la situazione non è molto diversa da quella della psichiatria biologica, semplicemente all’organo cervello viene sostituito l’organo ‘psiche’, che poi viene studiato con procedure e metodi simili e in parte derivanti da quelli biomedici.
Da un’altra parte possiamo porre invece i metodi che potremmo definire cumulativamente ‘interpersonali’, che considerano l’individuo nel suo ambiente e studiano le azioni e reazioni fra individuo e ambiente considerando normalità e patologia una questione non solo individuale ed assoluta ma ambientale e sociale. Questo approccio, che appare meno 'scientifico' e 'misurabile' ai sostenitori della teoria biochimica, ha invece molti punti di contatto con le scienze per eccellenza, dal momento che anche la fisica, dopo Heisemberg, riconosce che l'osservatore modifica con la sua stessa presenza e con l'atto di osservare/misurare, la realtà osservata.
(continua)

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