Non accetta regole

Gentile Dott. Benedetti,
ho letto con attenzione molte delle sue risposte a mamme disperate ed il suo scritto sui bambini che devastano le scuole, detti altrimenti con disturbo iperattivo oppositivo provocatorio, poiché ho un figlio, attualmente di 9 anni, che somiglia a questo genere di bambino. Ironia della sorte sono psicologa-psicoterapeuta e psicanalista (per adulti), pertanto sono piuttosto informata, ma, come ben saprà, essendo coinvolta affettivamente, non ho chiara la situazione, soprattutto per quanto concerne il problema dei confini: non capisco quanto il bambino abbia connaturato in sé dalla nascita (per cui posso fare poco o niente), quanto c’entra il comportamento mio e del padre (per cui possiamo fare molto, ma forse non lo stiamo facendo) e quanto c’entra la scuola.
In generale è sempre stato molto sveglio e vivace. Quando è nato, ad esempio, voleva sempre stare in braccio e chi lo teneva doveva muoversi continuamente, senza poter stare seduto. Da quando abbiamo cominciato a tentare di disciplinarlo ha sempre opposto resistenza alle regole. Per indurlo ad obbedire bisognava anche accompagnarlo, “aiutarlo” ad obbedire, altrimenti faceva solo quello che voleva lui. Fino alla materna il problema è stato limitato, ma poi è esploso in prima elementare, ha avuto un picco negativo in seconda ed è migliorato in terza, ma non è terminato e io sono molto preoccupata per il futuro di mio figlio.
Il bambino manifesta i seguenti comportamenti:
• Non aderisce alle regole (anche se gli si spiega sempre il senso della regola data). Le capisce bene, vi si sottopone per qualche minuto, poi le vìola. Non sembra lo faccia per il gusto di trasgredire, ma più perché vuole fare ciò che gli piace. Successivamente alla violazione su di lui:
-La “ramanzina” non ha alcun effetto.
-Il rimprovero dura per qualche minuto.
-La punizione (ad esempio stare chiuso in camera per 15 minuti) dura per qualche ora.
-La punizione esemplare (ad esempio gettare qualcosa a cui lui tiene moltissimo) dura per un massimo di 12 ore.
• Non è sensibile alla gratificazione, né fisica (carezza, premio o altro), né verbale (Bravooo!!!). Di fronte a quest’ultima si mostra anche un po’ infastidito. Non accetta abbracci e carezze da parte degli adulti, se non da me e quando siamo soli (il particolare del contatto fisico lo riferisco perché è una sua caratteristica anche se questo aspetto non mi preoccupa; anzi in generale apprezzo che non sia eccessivamente accondiscendente o ruffiano come invece ero io alla sua età).
• Non gli piace giocare con i giochi convenzionali. Prevalentemente gioca con l’acqua (attività ora regolamentata da noi genitori: può giocarci solo per alcune ore ed in determinati posti); fino a poco fa passava periodi in cui era “fissato” con attività inconcludenti, soprattutto collezioni (l’ultima: temperare e collezionare il temperato). Ama molto la campagna, l’attività di orto e giardinaggio, quest’anno a scuola ha avuto luogo un progetto su questo e lui era il migliore. Gli piacciono alcuni giochi elettronici.
• Non tollera di sentire cantare; solo a scuola, poiché è una materia d’insegnamento, lo accetta, ma non canta mai, nemmeno se gli si promettono regali molto ambiti.
• Si diverte a dare fastidio, lo fa molto spesso (soprattutto con il fratello, ma anche con altri)
• Non sembra affatto disturbato dal proprio comportamento, non se ne preoccupa e non se ne vergogna. A volte, interrogato su qualche malefatta, dice che non è vero, probabilmente per non avere la punizione che sa con certezza che arriverà. Si direbbe quasi che è un bambino felice, è solo disturbato dai continui rimproveri. Non ha, infatti, manifestazioni d’ansia: dorme e mangia benissimo, non ha mai avuto enuresi o encopresi, neanche notturna, non ha stereotipie, balbuzie, tic o altre manifestazioni tipiche di chi non è sereno a questa età; piuttosto “rompe i coglioni” a tutti.
La scuola ha insistito da subito per fargli avere il sostegno, ma la psicologa del servizio materno infantile presso cui l’ho portato sostiene che nel suo caso non ce n’è assolutamente bisogno; anzi, sarebbe totalmente controproducente: se Ludovico avesse una persona che piomba addosso a lui e magari lo porta fuori dall’aula ogni volta che disturba, il suo comportamento dissonante sarebbe, in un certo senso, incoraggiato; anche perché la Dott.ssa è convinta che ... faccia tutto ciò con lo scopo principale di attirare l’attenzione. Io sono d’accordo con lei e penso, inoltre, che ..., già malvisto dai genitori dei suoi compagni di scuola, potrebbe essere definitivamente etichettato come “malato”. C’è stata anche una concertazione educativa anche con la presenza della direttrice che era stufa di sentire lamentele di genitori ed insegnanti su Ludovico, in cui la psicologa non ha rilevato, dalle descrizioni delle insegnanti, comportamenti che rivelassero una patologia. Io, in linea generale, non sono contraria al sostengo, il mio secondogenito, per un ritardo del linguaggio, lo ha avuto, ma penso che sia adatto solo in situazioni di reale difficoltà, soprattutto cognitiva, e solo per certi tipi di bambino.
Va detto anche che la classe di ... è sempre stata sfortunata riguardo al corpo insegnante: tranne che per i primi due anni e solo per le materie letterarie, ha sempre cambiato maestra, una volta anche durante l’anno, pertanto patiscono tutti una mancanza di stabilità che forse, alla loro età, sarebbe importante.
La psicologa lo trova migliorato, ma, ad essere sincera, fatico ancora moltissimo con lui e mi chiedo se non ci sia qualche intervento che dovrei fare e non sto facendo.
Mi ritengo fortunata ad avere due figli poiché, soprattutto in lunghi pomeriggi invernali in cui piove e non posso portare i bambini all’aria aperta, giocano molto tra loro; inoltre al di là dei litigi, che non mi sembrano eccessivi, tra loro, vanno abbastanza d’accordo e a volte, quando li rimprovero entrambi, sono molto solidali tra loro.
Ho tanta fiducia nell’indubbia intelligenza di ... che, credo, lo aiuterà sempre nella vita, ma mi chiedo: perché non comprende quanto sia importante aderire alle regole? Io sono estremamente ferma e determinata nel darle, a volte addirittura rigida, poiché da piccola sono cresciuta in un clima di totale lassismo e questo mi ha reso difficile l’impatto con la società. A volte mi arrabbio troppo e lo insulto in modo molto offensivo (“E’ una vergogna avere un figlio come te! Che schifo!”), ma mette a... dura prova la mia pazienza e a volte non ce la faccio, sono molto stanca, soprattutto per le pressioni esercitate su di me dall’ambiente: la scuola a volte mi chiama per chiedermi se lo vado a prendere in quanto “è agitato” (ovviamente non vado), mi chiedono spiegazioni e, soprattutto, il sostegno. L’anno scorso mi sono anche arrabbiata perché mi chiamavano per cretinate (una volta mi hanno telefonato per dirmi che ... si era portato a scuola una piccola curva idraulica, ho chiesto. -ma è successo qualcosa?- -No, ma ci sembrava giusto avvertirla-). Molti genitori, dall’inizio della prima, mi hanno rimproverato e minacciato quando i figli tornavano a casa con qualche segno o qualche lamentela. Ovunque io vada (al parco, al supermercato, ecc.) dopo un po’ qualcuno attacca con la nota tiritera “Signora suo figlio…” ed io mi scuso con tutto il mondo, umiliata dalla mia incapacità di far fronte alla situazione. Mi ha salvata la separazione poiché, quando stanno con il padre, ho l’occasione di riposarmi un po’. Non le parlo neanche del mio profondo senso di fallimento e di delusione nei confronti di una genitorialità che immaginavo totalmente diversa. In questo senso mi ha salvato ..., il secondogenito, che è caratterialmente completamente diverso dal fratello.
Le chiedo pertanto, visto il quadro, qualche consiglio ed aggiungo il questionario compilato che lei richiede.
Le chiedo, se possibile, anche un colloquio con o senza ....

QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE:
problemi in gravidanza:
Gravidanza giudicata “a rischio”, seppur senza perdite, né contrazioni, da un ginecologo molto scrupoloso (forse un po’ allarmista). Somministrato progesterone fino al quarto mese. Sempre a riposo, ma mai allettata. Analisi ed ecografie rivelano una gravidanza serena, sana, con accrescimento del feto regolare.
nascita
a che settimana: 39, giudicata a termine.
Parto (normale, cesareo, difficoltà) cesareo per sospetta sproporzione feto-pelvica.
alla nascita : peso Kg 3,660, altezza cm 52, circonferenza cranica
(eventuali curve di accrescimento epoche successive): E’ rimasto sempre nei percentili più alti, più per altezza che per peso.
indice di Apgar 9 al I minuto, 10 al V, durata del ricovero in H 4 gg..
Primi mesi
allattamento: materno svezzamento a 6 mesi compiuti.
ritmo sonno veglia, orari: dal I al V mese si sveglia solo 2 volte a notte per allattamento. Durante il giorno pisolini di non più di ¾ d’ora. Dal VI al 12° mese si sveglia molte volte (forse per dentizione molto rapida), poi torna alle 2 volte a notte per migliorare progressivamente. A 2 anni dorme tutta la notte e fa un pisolino nel primo pomeriggio.

persone che lo accudivano: fino a 8 mesi la mamma, poi, con il ritorno al lavoro, dopo due mesi di nido in cui si ammalava in continuazione costringendo la mamma a casa, viene preferita una baby-sitter. La prima resta 3 mesi, la seconda fino a 3 anni, poi comincia la materna e (dopo un rapido avvicendamento di due ragazze) arriva una nuova baby sitter che a tutt’oggi va a prendere a scuola lui ed il fratello in attesa che torni la mamma dal lavoro. A volte stava con la nonna materna.
alimentazione successiva: dopo un breve periodo di farina lattea ha gradito frutta e pappe salate, passa rapidamente ai solidi per dentizione precoce. Ha sempre mangiato volentieri un po’ di tutto. Apprezza più il salato del dolce.
sonno , orari e modalità (dove dorme, come si addormenta, ecc): ha sempre dormito nel suo lettino, prima si addormentava con la mamma accanto che cantava canzoncine, poi si addormenta da solo.

abitudini ( ciuccio, biberon, orsacchiotto, copertina, ecc): per un po’ vuole accanto a sé il biberon con la camomilla, poi sostituito con la bottiglina d’acqua che tiene tutt’ora.
sviluppo psico-motorio:
seduto da solo a che età: 4 mesi
capacità motorie: gattona, poi cammina da solo dal compleanno di 1 anno.
controllo sfinterico (pipì e popò): a 2 anni appena compiuti levato il pannolino di giorno (di notte un anno dopo senza problemi) e si controlla perfettamente. La popò vuole farla nel pannolino fino a 3 anni.

curiosità e interesse per le persone: vuole sempre l’attenzione di qualcuno che richiama con gesti, paroline, grida e anche capricci.
paura dell'estraneo: quasi inesistente.
figure principali cui è attaccato: genitori e nonna materna.
reazioni alla separazione: reagisce drammaticamente solo a 3 anni, quando comincia la scuola materna; l’inserimento è stato molto lungo.
interesse e curiosità verso le persone: rapporto, dai 3 anni, disinvolto con tutti. Non sembra timido e non sembra particolarmente colpito (né in positivo, né in negativo) da nessuno.
rapporto con le persone dai 3 anni, soprattutto con i coetanei, al gioco ed al dialogo preferisce il dispetto
reazione agli estranei e agli ambienti nuovi: per un po’ sembra intimidito, poi comincia ad interagire.
sviluppo simbolico
uso dei giochi: con i giocattoli gioca poco, se li prende in considerazione ne fa un uso diverso rispetto a quello destinato. Più di tutto preferisce giocare con l’acqua e tutto ciò che con essa ha a che fare (tubi, fontane, rubinetti, ecc.)
disegno spontaneo: per un po’ disegna omini testoni e case, poi smette quasi subito di disegnare spontaneamente, lo fa solo a richiesta e malvolentieri. Disegna volentieri solo elementi che hanno a che fare con l’acqua (tubature, pompe idrauliche, ecc.)
sviluppo del linguaggio
prime parole a circa 10 mesi
due parole insieme: poco più di un anno
uso del no e del sì: prima il no
frase minima (verbo e sostantivo )....
comportamento
Da subito si è mostrato molto attivo, ma non direi “iperattivo”. Alla nascita testa dritta ed occhi aperti. Voleva sempre stare in braccio, mai in culla, e chi lo teneva in braccio doveva sempre muoversi, camminare. Sempre molto attento a tutto ciò che lo circondava. A meno di sei mesi comincia a gattonare e poi, ad un anno, a camminare. Molto presto comincia ad interessarsi all’acqua.
adesione a regole, orari, limiti, obbedienza agli adulti: molto presto, ancor prima dei due anni, si mostra reticente a sottostare alle regole. Aderisce bene solo a quelle “vegetative” (orari per dormire, e per il pasto). Per indurlo a fare quanto desiderato dall’adulto va sempre “accompagnato”. Da solo non fa quasi nulla.
reazione a divieti: un po’ si arrabbia; di solito, aspetta un po’ e poi riprova a fare ciò che poco prima è stato vietato.
capricci, bizze: non è particolarmente capriccioso.
scolarizzazione
asilo nido: solo due mesi. A che età : 8 mesi. Reazioni: dopo un breve inserimento ci va volentieri. Le maestre dicono che è molto attivo e curioso.
Scuola materna: 3 anni. eventuali difficoltà: difficoltà iniziali di inserimento (forse perché era da poco nato il fratellino e la mamma restava a casa con lui). Poi stabilizza presto una modalità di stare in relazione in cui predilige il dispettuccio al gioco o al dialogo. Prima amava ascoltare canzoncine e canticchiava un po’. Da quando entra all’asilo non canta più.
Successive scuole: dalla prima elementare si mostra subito molto intelligente. Abilissimo nei calcoli. Impara a leggere e scrivere molto rapidamente, ma è molto disordinato.
Comportamento: il vero problema è il comportamento perché non è disciplinabile. Non aderisce alle regole e, nella relazione con i compagni, di nuovo preferisce fare i dispetti a qualsiasi altra attività. Presto diviene il capro espiatorio dei compagni che incolpano sempre lui. Le maestre capiscono che i compagni si approfittano di lui, ma sono anche infastidite dal suo comportamento obbiettivamente molto molesto. Ogni tanto disturba la lezione con urletti. Se non gli va di lavorare chiude il quaderno e, dicono, non c’è verso di farglielo riaprire. Non gioca con gli altri. I genitori dei compagni ascoltano i racconti dei figli i quali, a volte, tornano da scuola riferendo che lui ha rotto una matita, ha scarabocchiato il quaderno, ha sottratto il temperino o, addirittura, li ha menati. Dai racconti delle insegnanti non sembra particolarmente aggressivo, ma ha comportamenti fuori dai canoni: allaga il bagno, si porta a scuola pezzi di tubo e piccole chiavi inglesi, tempera tutte le matite che trova. All’inizio della seconda elementare durante la prima riunione il rappresentante di classe decreta che il problema della classe (comunque definita dalle insegnanti tutta “molto vivace”) è Ludovico. Propongono anche l’insegnante di sostegno.
Rapporti sociali, amicizie, attività extrascolastiche: a causa del comportamento a scuola ... ha pochissimi amici. Qualche volta qualcuno viene a casa, ma nessuno lo invita mai. Anche i maestri delle attività sportive (prima nuoto, poi calcio) riferiscono gli stessi problemi: non aderisce alle regole.
Composizione familiare : genitori separati da quando ... ha 5 anni ed il secondogenito 3. I bambini vivono con la mamma, una volta a settimana dormono dal papà con il quale stanno anche un week-end sì e uno no e 15 giorni d’estate.
altri conviventi (nonni, parenti, ecc) : da due anni a casa della mamma c’è il suo compagno e a casa del papà la sua compagna.
Organizzazione familiare per l'accudimento: i bambini vanno a scuola fino alle 16.30, la baby sitter li va a prendere per 4 volte a settimana e, eventualmente, li accompagna alle attività sportive. La mamma torna verso le 17.30. Una volta a settimana va a prenderli la mamma.
e modalità educative (permissive, ferme, severe, variabili, orari di sonno, dove dorme, chi 'comanda', ecc .....): è chiarissimo che comandano i genitori, in assenza della mamma comanda la baby sitter. Gli orari di sonno e pasto sono sempre gli stessi, da sempre si dorme ognuno nel suo letto. Le regole sono “ferme”, la mamma alterna severità (rimproveri, punizioni e quando era più piccolo anche sculacciate) a dolcezza, espressa con abbracci, coccole e parole affettuose. Il padre riferisce che fa lo stesso. Vengono dati anche premietti quando i bambini fanno qualcosa di buono ( apparecchiare la tavola, prendere un buon voto, fare qualcosa di utile in casa). Il secondogenito aderisce bene a questo sistema normativo, lui no, cerca sempre di violarlo e, soprattutto, non lo porta con sé fuori casa. In parole povere: non interiorizza la regola che, per lui, è un fatto situazionale: dipende da chi te la da, quando e dove.
Eventi particolari, cambiamenti, lutti, difficoltà, malattie di familiari: l’unico grande cambiamento per ... è stata la nascita del fratello, quando aveva 2 anni e 7 mesi. Il secondo è nato prematuro; la mamma lo allattava molto spesso e ... si è mostrato subito molto dispettoso con i genitori, forse per attirare su di sé l’attenzione. Per un anno è insopportabile e si esibisce in comportamenti assurdi: due volte fa pipì dal balcone, con una palla rompe prima un vetro, poi la televisione; esce da scuola da solo generando il panico nella maestra e nella baby-sitter che, per questo, abbandona il lavoro il giorno stesso; una volta allaga la macchina dell’idraulico inserendo un tubo da un apertura del finestrino, benché rimproverato severamente ripete il comportamento con l’auto della nonna. In generale, poi, non obbedisce mai. Alla nascita del fratello si rifiuta per giorni di fare la cacca (situazione sbloccata dalla mamma con il clisterino). Poi, a lungo, mantiene il “tu” per riferirsi a sé stesso.
Visite mediche, ospedale, altro: nessun problema di salute, anzi, si ammala pochissimo.
Eventuali esami fatti e referti (Udito, vista, eeg, rmn,...): solo quelli di routine, tutto nella norma.

Altre osservazioni :
Il secondogenito ha avuto, forse a causa della prematurità, un ritardo del linguaggio considerevole per cui ha effettuato una logopedia per due anni e mezzo. Attualmente il problema è completamente risolto, ma dai 3 ai 6 anni del piccolo la mamma ha dovuto rivolgergli attenzioni non maggiori, ma sicuramente differenziate facendogli fare esercizi particolari a casa.
I bambini non sembrano essere rimasti turbati dalla separazione dei genitori, gestita senza problemi. I genitori sono in accordo riguardo all’educazione dei figli ed anche il padre ha effettuato incontri e colloqui con insegnanti e psicologa.

Sembra proprio un classico

(mi sono permesso di togliere i nomi, per privacy)

Sembra proprio un classico bambino oppositivo provocatorio ribelle di quelli che 'devastano le scuole' ( una sindrome di Mark Twain, si potrebbe dire, pensando a Tom Sawyer e Huck Finn, ma in letteratura si trovano anche altri ragazzini terribili...)

Rispondo per ora riportando alcuni punti del post iniziale con i miei commenti.
....
Fino alla materna il problema è stato limitato, ma poi è esploso in prima elementare, ha avuto un picco negativo in seconda ed è migliorato in terza, ma non è terminato e io sono molto preoccupata per il futuro di mio figlio.
Aspetto prognostico positivo: se l'ambiente regge, con la 'maturazione' di solito questi bambini si assestano meglio
...
Non accetta abbracci e carezze da parte degli adulti, se non da me e quando siamo soli (il particolare del contatto fisico lo riferisco perché è una sua caratteristica anche se questo aspetto non mi preoccupa; anzi in generale apprezzo che non sia eccessivamente accondiscendente o ruffiano come invece ero io alla sua età).

Rischio che il bambino percepisca una qualche alleanza o complicità con la madre contro le regole ambientali?
...

• Si diverte a dare fastidio, lo fa molto spesso (soprattutto con il fratello, ma anche con altri)
• Non sembra affatto disturbato dal proprio comportamento, non se ne preoccupa e non se ne vergogna. ... Si direbbe quasi che è un bambino felice, è solo disturbato dai continui rimproveri. Non ha, infatti, manifestazioni d’ansia:...; piuttosto “rompe i coglioni” a tutti.

I 'sintomi esternalizzanti' sull'ambiente proteggono da quelli 'internalizzanti', ma questo non vuol dire che il bambino non sia disturbato e ostacolato

La scuola ha insistito da subito per fargli avere il sostegno, .....
Io, in linea generale, non sono contraria al sostengo, il mio secondogenito, per un ritardo del linguaggio, lo ha avuto, ma penso che sia adatto solo in situazioni di reale difficoltà, soprattutto cognitiva, e solo per certi tipi di bambino.

In situazioni di questo tipo il sostegno può servire perchè è un aiuto agli insegnanti "quando non ce la fanno": spesso non cambia nulla, ma almeno gli insegnanti non sentono che non gli vengono dati gli aiuti necessari. Continuano a protestare ( e spesso vogliono interventi farmacologici...), ma almeno sanno che hanno tutto qurllo che possono avere come aiuto in clsse.
...
La psicologa lo trova migliorato, ma, ad essere sincera, fatico ancora moltissimo con lui e mi chiedo se non ci sia qualche intervento che dovrei fare e non sto facendo.

In molti casi spesso si nota una messa in disparte della figura paterna, per qualche motivo. Spesso i miglioramenti coincidono con una maggior presa di reponsabilità del padre, o comunque un aumento di spazio e di tempo con lui.
....
le pressioni esercitate su di me dall’ambiente: la scuola a volte mi chiama per chiedermi se lo vado a prendere in quanto “è agitato” (ovviamente non vado), mi chiedono spiegazioni e, soprattutto, il sostegno. L’anno scorso mi sono anche arrabbiata perché mi chiamavano per cretinate

Qui forse può servire quanto scrivo in quella bozza di conferenza: occorre prendere accordi chiari con la scuola sulle comunicazioni fra scuola e famiglia: telefonate solo per ricovero in ospedale o simile, comunicazioni per informazioni prefissate (tipo una volta alla settimana), con modalità programmate (non all'uscita, davnti agli altri e al bambino. magari anche telefoniche, se si può). Deve essere chiaro che la famiglia collabora con la scuola ma questa deve avere i suoi strumenti per affrontare sia il quotidiano che le emergenze.
...

Ovunque io vada (al parco, al supermercato, ecc.) dopo un po’ qualcuno attacca con la nota tiritera “Signora suo figlio…” ed io mi scuso con tutto il mondo, umiliata dalla mia incapacità di far fronte alla situazione.
Qui credo che debba un po' fare appello alle sue capacità autoanalitiche: in casi simili spesso ho riscontrato una qualche complicità materna con i comportamenti del figlio, che si sentiva per così dire autorizzato... E' possibile che possano intervenire certi aspetti della sua esperienza da piccola, di figlia, e magari alcune ambivalenze verso le funzioni genitoriali di porre limiti e regole ( a parole dice di fare il contrario, ma spesso il messaggio non verbale è contrastante...)

Mi ha salvata la separazione poiché, quando stanno con il padre, ho l’occasione di riposarmi un po’. Non le parlo neanche del mio profondo senso di fallimento e di delusione nei confronti di una genitorialità che immaginavo totalmente diversa. In questo senso mi ha salvato Lorenzo, il secondogenito, che è caratterialmente completamente diverso dal fratello
Spesso questi bambini 'agiscono' una specie di guerra della madre contro il mondo esterno,

Le chiedo pertanto, visto il quadro, qualche consiglio ed aggiungo il questionario compilato che lei richiede.
Le chiedo, se possibile, anche un colloquio con o senza ...

Se crede mi può contattare telefonicamente (vedi 'contatti')


persone che lo accudivano: fino a 8 mesi la mamma, poi, con il ritorno al lavoro, dopo due mesi di nido in cui si ammalava in continuazione costringendo la mamma a casa, viene preferita una baby-sitter. La prima resta 3 mesi, la seconda fino a 3 anni, poi comincia la materna e (dopo un rapido avvicendamento di due ragazze) arriva una nuova baby sitter che a tutt’oggi va a prendere a scuola lui ed il fratello in attesa che torni la mamma dal lavoro. A volte stava con la nonna materna
.....
sonno , orari e modalità (dove dorme, come si addormenta, ecc): ha sempre dormito nel suo lettino, prima si addormentava con la mamma accanto che cantava canzoncine, poi si addormenta da solo.
reazioni alla separazione: reagisce drammaticamente solo a 3 anni, quando comincia la scuola materna; l’inserimento è stato molto lungo.
...rapporto con le persone dai 3 anni, soprattutto con i coetanei, al gioco ed al dialogo preferisce il dispetto
reazione...
asilo nido: solo due mesi. A che età : 8 mesi. Reazioni: dopo un breve inserimento ci va volentieri. Le maestre dicono che è molto attivo e curioso.
Scuola materna: 3 anni. eventuali difficoltà: difficoltà iniziali di inserimento (forse perché era da poco nato il fratellino e la mamma restava a casa con lui). Poi stabilizza presto una modalità di stare in relazione in cui predilige il dispettuccio al gioco o al dialogo. Prima amava ascoltare canzoncine e canticchiava un po’. Da quando entra all’asilo non canta più.
....
Composizione familiare : genitori separati da quando Ludovico ha 5 anni ed il secondogenito 3. I bambini vivono con la mamma, una volta a settimana dormono dal papà con il quale stanno anche un week-end sì e uno no e 15 giorni d’estate.
altri conviventi (nonni, parenti, ecc) : da due anni a casa della mamma c’è il suo compagno e a casa del papà la sua compagna.

Quindi c'è stato un periodo critico della famiglia (che poi si rompe con ricostituzione di due nuovi nuclei...) che occupa forse , o viene subito dopo, il periodo dell'inserimento all'asilo e della nascita del fratellino. Nell'insieme una situazione traumatica (e forse confusa?) cui il bambino può aver reagito nella falsariga della protesta e del rifiuto e della sfida agli adulti.
...
Eventi particolari, cambiamenti, lutti, difficoltà, malattie di familiari:
l’unico grande cambiamento per Ludovico è stata la nascita del fratello, quando aveva 2 anni e 7 mesi. Il secondo è nato prematuro; la mamma lo allattava molto spesso e Ludovico si è mostrato subito molto dispettoso con i genitori, forse per attirare su di sé l’attenzione. Per un anno è insopportabile e si esibisce in comportamenti assurdi: ...
Alla nascita del fratello si rifiuta per giorni di fare la cacca (situazione sbloccata dalla mamma con il clisterino). Poi, a lungo, mantiene il “tu” per riferirsi a sé stesso.

Una reazione certo molto evidente
...
Il secondogenito ha avuto, forse a causa della prematurità, un ritardo del linguaggio considerevole per cui ha effettuato una logopedia per due anni e mezzo. Attualmente il problema è completamente risolto, ma dai 3 ai 6 anni del piccolo la mamma ha dovuto rivolgergli attenzioni non maggiori, ma sicuramente differenziate facendogli fare esercizi particolari a casa.

certo un altro elemento critico...

I bambini non sembrano essere rimasti turbati dalla separazione dei genitori, gestita senza problemi. I genitori sono in accordo riguardo all’educazione dei figli ed anche il padre ha effettuato incontri e colloqui con insegnanti e psicologa.

Penso che il comportamento del primogenito mostri il suo 'turbamento' per le vicende che hanno scosso la famiglia, forse un po' come i passeggeri di una nave che vedono i piloti in disaccordo su come guidarla o sul da farsi... Questi pensieri possono servire a conprendere, non a giustificare o a autorizzre il suo comportamento, però...

Nel complesso mi sembra che la situazione del bambino, vista con lo sfondo degli eventi familiari, mostra che gli adulti hanno gestito bene la loro crisi e la loro organizzazione e il secondogenito non ne ha risentito, mentre per qualche motivo il primogenito forse , diversamente coinvolto, ha mostrato la sua opposizione il suo rifiuto e la sua sfida, probabilmente perchè i cambiamenti per lui erano troppi per poter essere digeriti e sopportati contemporaneamente...
Che fare: di solito la buona intelligenza di questi bambini fa sì che la prognosi sia buona se l'ambiente non si scompensa, e sa reagire alle provocazioni e alle difficoltà con resistenza, pazienza e fermezza, senza essere nè troppo tolleranti e giustificanti, nè troppo punitivi e espulsivi. Se gli 'ostacoli' esterni si riducono, e magari l'ambiente ha trovato un assetto più stabile e funzionale, la spinta alla crescita spesso prevale e ho visto molti ragazzini simili cambiare alla scuola media, trasformandosi.
Può aiutare, e spesso è indispensabile, un aiuto individuale al ragazzino e una consulenza sia alla famiglia sia alla scuola per salvare il salvabile e permettere che le cose si riassestino, tenendo conto che le scuole e gli insegnanti variano, i genitori restano.

Cordialmente
dr GBenedetti

Non accetta regole... Segue

Intanto grazie Dott. Benedetti per la sollecitudine con cui mi ha risposto.
I suoi commenti mi hanno permesso di "ripensare" mio figlio come un ragazzino sensibile che, in qualche modo, mostra sofferenza alle sollecitazioni ambientali e, soprattutto, ai cambiamenti profondi e strutturali dell'assetto familiare. Questi piccoli "rompipalle" sono spesso visti solo nei loro aspetti deteriori: vien voglia di giudicarli e rimproverarli; lo spazio per accogliere la loro sofferenza è spesso sacrificato e questo sicuramente accade anche con Ludovico, perfino da parte di noi genitori che lo amiamo molto.
Concordo perfettamente anche sul fatto che le mie problematiche con i genitori, da bambina, possono avermi resa inconsciamente complice della "ribellione generalizzata" di Ludovico, anche se dopo circa 300 ore di analisi personale, altre 160 di analisi propedeutica dopo l'ingresso all'A.I.P.A. dove mi sono specializzata, 4 anni di supervisione personale sui miei pazienti ed anni di fromazione permanente con un analista a cui mi rivolgo tutt'ora anche allo scopo di non inquinare i miei figli con i miei problemi, dovrei essere sufficientemente consapevole di come penso, sento e agisco.
Riguardo al suo commento "In molti casi spesso si nota una messa in disparte della figura paterna, per qualche motivo. Spesso i miglioramenti coincidono con una maggior presa di reponsabilità del padre, o comunque un aumento di spazio e di tempo con lui.",invece avrei da dire che, nonostante la separazione, il padre è pienamente partecipe alla vita dei figli. Certo lo schema -madre iperpresente e padre periferico- è spesso la causa più lampante di un comportamento "anomalo" dei figli, ma in questo caso credo che non si possa far appello a questo tipo di configurazione. Se questa fosse la spiegazione dei comportamenti che le ho descritto il problema si sarebbe risolto da un pezzo; inoltre Ludovico ha cominciato a manifestare il suo comportamento tipico molto prima di compiere 5 anni (epoca della crisi matrimoniale che è culminata con la separazione). Ad ogni modo proveremo anche ad incrementare il numero delle giornate che passa Ludovico con il padre, magari, a volte, anche senza la presenza del fratello che, comunque, occupa un suo spazio.
Fra pochi giorni ricomincerà la scuola ed il contatto con la psicologa; m'impegnerò a prendere accordi con le insegnanti da subito, non solo per il bene di Ludovico, ma anche allo scopo di non subire anch'io quantitativi di stress che mi renderebbero nervosa e, pertanto, aggressiva ed inetta con lui. Se permette la disturberò ancora, su questo blog, per farle sapere come procede. Eventualmente proverò anche a chiamarla.
Grazie ancora!

Per quanto riguarda la figura

Per quanto riguarda la figura paterna, come ben sa non è tanto una questione quantitativa, di tempo, ecc, ma qualitativa, di 'funzione paterna' che nella nostra società è diventata un po' evanescente, e nei padri separati ancor più difficile da esercitare. Ciò non esclude che la funzione paterna possa essere esercitata da altre figure, e dalla madre stessa, che però spesso si trova a dover fare tutto, e quindi non essendo onnipotente....
Aspetto future comunicazioni.
In bocca al lupo!
drGBenedetti

Psicoterapia infantile

Gentile Dott. Benedetti,
siamo in vista di una concertazione educativa a scuola in quanto Ludovico ha dato una spinta ad una compagna, che è andata a sbattere contro la cattedra ferendosi la fronte. La psicologa è un po' arrabbiata con la scuola di mio figlio poiché ritiene che ci siano troppe segnalazioni immotivate e, soprattutto, richieste di sostegno che lei non condivide; ma, pensando all'interesse di Ludovico, già dall'anno scorso mi ha proposto una psicoterapia psicoanalitica che quest'anno avrei pensato di tentare, in modo che il bambino possa "dar voce" a ciò che gli passa dentro in ambito protetto con la speranza che abbia meno bisogno di "agire". La mia domanda è: in cosa consiste una psicoterapia psicoanalitica per un bambino? Conosco il metodo per adulti molto bene poiché è la mia materia e sono anch'io stata sottoposta a questo genere di terapia per molto tempo. Ma non riesco ad immaginare lo stesso procedimento applicato ad un bambino. Cosa può dirmi in proposito? Quali potrebbero essere i rischi? Dovrebbe essere programmato un periodo definito o dovrebbe andare avanti ad oltranza?
La ringrazio dell'attenzione.

Classico incidente di bambini

Classico incidente di bambini come il suo e classici problemi in classe e fra gli adulti. Mantenere i nervi saldi è imperativo, e cercare di vedere realisticamente le cose.
Il rischio di solito è di drammatizzare.
A volte il sostegno serve a tacitare gli insegnanti, anche se non è detto.

Uno spazio terapeutico individuale può essere utile, per sperimentare un rapporto con un adulto che dovrebbe essere in grado di garantire un'esperienza positiva, di contenimento e sicurezza e resistenza e quindi di apprendimento dall'esperienza e di conoscenza emotiva. Credo che questo sia il fulcro dell'esperienza di psicoterapia con un bambino, e anche con un adulto, mi pare.
Il 'come' avviene, cioè quello che si vedrebbe da uno specchio unidirezionale o da una ripresa video nascosta, credo che varia da persona a persona, oltre che da 'scuola a scuola', ma probabilmente dà poco un'idea di quello che sta avvenendo fra le due persone. Al di là del fatto che il bambino in gran parte 'agisce' nella stanza, nel gioco o nel disegno o nel movimento nell'ambiente e verso il terapeuta, e i limiti a questo agire sono molto più ampi che con gli adulti. Con bambini che violano i limiti il lavoro del terapeuta all'inizio èspesso quasi soltanto quello di mantenerli, per garantire la possibilità di continuare. Non sono molti i terapeuti che hanno la forza e la resistenza di farlo. Ma non tutti questi bambini sono poi a questi estremi.
E' sempre un 'rischio', per entrambi, e ogni seduta è un po' un salto nel buio. Ma se il/la terapeuta è capace, l'esperienza può essere molto positiva per entrambi.

Mi accorgo che non ho scritto niente su questo argomento, anche se ci ho passato una buona parte della vita professionale. Forse alcuni spunti sono in questa pagina, ma mi sa un po' confusi.

Cordialmente
drGBenedetti

Riflessioni

Gentile Dott. Benedetti,
sono anni che rifletto circa le cause del problema di cui è protagonista mio figlio.
Normalmente quando metto in atto meccanismi di introspezione per quanto riguarda me stessa, o mi faccio aiutare da analisti, giungo a qualche conclusione riguardo alla quale qualcosa non si può cambiare (come, ad esempio, il passato), ma qualcos’altro sì (come, ad esempio, il mio personale modo di interpretare eventi passati e di reagire). Per quanto riguarda ..., che è mio figlio, ma di fatto è un’altra persona, non un mio prolungamento, posso arrivare a tutte le conclusioni che mi pare, ma non vedo possibilità di cambiarlo e noto che la consapevolezza non è affatto sufficiente.
Una riflessione che mi suona valida riguarda il modo di reagire di mio figlio alle complesse vicende che riguardano la separazione dei genitori. L’elemento fondamentale che ha spaccato il mio matrimonio è stato il desiderio del mio ex marito, mai espresso prima, che io lasciassi il lavoro una volta avuti i figli. Dava praticamente per scontato che lo avrei fatto poiché considerava il mio lavoro istituzionale molto degradante (all’epoca presso una comunità terapeutica per tossicodipendenti) e faticoso (era fuori città e implicava anche turni notturni). In più mi stavo specializzando all’A.I.P.A., pertanto pensava che facessi troppe cose e che dovessi rinunciare alla comunità invece che prendere una baby-sitter che stesse con i bambini in mia assenza. Quando ha constatato che non intendevo lasciare niente abbiamo attraversato diverse crisi, l’ultima non l’abbiamo superata e ci siamo lasciati, senza guerre, ricatti o scenate; molto pacatamente, ma ... aveva 5 anni e sicuramente ne ha risentito. Ecco io immagino che il bambino più che della separazione abbia risentito del fatto che io non ho fatto ciò che il padre voleva, anche perché lui era, per il padre, l’argomentazione principale per cui avrei dovuto lasciare il lavoro (“sei una donna, trascuri tuo figlio”). Ed è anche possibile che lui percepisca un mio inconscio senso di colpa per non aver ceduto su questo. Non per il lavoro, che sono contenta di non aver lasciato anche perché ora ho vinto un concorso e sono nel ministero della giustizia (più soldi, meno tempo impegnato, meno stress), ma per il fatto che effettivamente, a parte il primo anno di vita dei figli in cui sono stata sempre a casa, ho sempre dedicato almeno mezza giornata al lavoro. Dico tutto ciò perché il comportamento molesto di ... sembra proprio essere mirato ad attirare l’attenzione esclusiva su di sé. Ogni persona che ci entra in contatto commenta “se distogli lo sguardo da lui anche solo per un attimo combina qualcosa, se invece ti dedichi costantemente a lui è un altro bambino”. Questo accade anche a casa, con il fratello, anche se in misura molto inferiore. Pertanto mi chiedo: sarà questo che vuole? Colludendo con i desideri paterni mi dice: -Voglio stare solo con te, sempre-? E se è così cosa posso fare io per indurre in lui un atteggiamento di pacata rassegnazione a non essere il centro dell’universo? E perché non riesce a comprendere, malgrado gli sforzi di tutti, che è comunque molto più proficuo attirare l’attenzione in positivo piuttosto che in negativo? Cosa c’è di bello nel vedere gli altri sempre arrabbiati, innervositi, stanchi, stressati dal suo comportamento?
Certo, queste sono solo ipotesi e serviranno, semmai, a spiegare solo una parte del problema, ma mi sconcerta non riuscire a trovare una strategia che possa funzionare e, soprattutto, ho paura che se stabilizza questa modalità di entrare in relazione con il prossimo, ne ricaverà molte sofferenze ed altri modi di difendersi non adattivi alla vita.

I sensi di colpa sono una

I sensi di colpa sono una brutta bestia, che occupa il presente con pezzi di passato, e ostacola nel presente il funzionamento di una persona. Che è molto peggio che non qualsiasi 'errore' commesso nel passato... Come se uno avesse sabbia negli ingranaggi. La religione cattolica ha trovato un ottimo metodo per controllarli, attribuendone le cause a un'eredità ancestrale e i rimedi a interventi soprannaturali. Così le povere persone umane possono sentirsi in parte liberate e alleviate. Anche attribuire l'onniotenza un essere superiore è oltretutto un ottimo modo per liberarsene, e sappiamo che l'onnipotenza, e l'onniscienza, sono aspetti psicotici. Anche la psicoanalisi cerca di alleviarne il peso attribuendone la causa a un'istanza troppo severa, il SuperIo, da cui il povero Io può cercare solo di ripararsi malamente, se non riesce a difendersene un po'.
Come genitori per di più i sensi di colpa sono aumentati, tutti ovviamente commettiamo errori e meno male che Winnicott ha coniato l'espressione 'abbastanza buono', per cui possiamo forse difenderci da modelli troppo perfetti. Un' altra espressione inglese, do the best of a bad situation, corrispondente al nostro 'salvare il salvabile', può aiutarci asopportare le inevitabili difficoltà e imperfezioni. Con tutto questo sulla sfondo io un po' alla volta mi sono abituato a pensare che l'importante è andare avanti, proseguire il viaggio, cercando di tenere alla meglio la carreggiata, aggiustando i danni riparabili e resistendo alle fatiche e ai disagi. Nel viaggio spesso le cose poi funzionano meglio di quanto uno si aspettasse, e si rende conto che le cose essenziali sono veramente poche e il più è superfluo.
La cosa che aiuta di più è non drammatizzare, resistere e andare avanti e fare il proprio 'best' sperando che sia enough good... E pensare, come Rossella O-Hara in Via col Vento, che domani è un altro giorno.

resistere

Gentile Dott. Benedetti,
le confesso che ho trovato la sua ultima risposta un po’ deludente. Mi rendo conto che questo spazio non è minimamente paragonabile ad un consulto “dal vivo” vero e proprio, ma le sue risposte precedenti mi erano sembrate più profonde ed accurate. Le ho presentato una mia ipotesi interpretativa in cui, con molta fiducia in lei, mi sono messa in discussione esponendomi forse anche più del dovuto e non ho trovato adeguatamente accolto il senso del mio intervento.
Ciò che ha scritto sul senso di colpa è sacrosanto, anche se ancora non ho trovato un modo per liberarmene. Tra l’altro, nonostante abbia anch’io un vago senso del “sacro” ed includo nel mio punto di vista una rilevante porzione di mistero, non sono affatto cattolica, pertanto non posso accontentarmi dei mezzi che la Chiesa mette a disposizione per noi poveri, comuni, mortali. Al di là di questo le ho posto diversi quesiti ai quali non ho avuto risposta. Devo pensare che le risposte non esistano? Dal suo scritto ricavo la necessità di rassegnarmi limitandomi a tentare di sopravvivere come meglio posso. Tra l’altro “salvare il salvabile” mi lascia pensare ad una situazione di disastro in cui tutto va in pezzi e bisogna, per l’appunto, preservare quel poco che resta dopo un tornado.
Nel frattempo a scuola le acque si sono un po’ calmate, ma ormai sono abituata a questo andamento: all’inizio dell’anno ... “si presenta” in tutto il suo fulgore, scatena un allarme generale e poi si calma. Poi, durante l’anno, le maestre dicono che è migliorato, ma tornerà alla ribalta alla fine dell’anno quando, stanco come tutti gli altri, ripristinerà la sua personale modalità di manifestarlo.
A casa, invece, va molto meglio: ora sta con il padre una volta di più a settimana, senza il fratello (cosa di cui mi sembra stia beneficiando anche il piccolo che per una sera a settimana prova l’ebbrezza di sentirsi figlio unico). Inoltre l’attività sportiva lo appaga molto: in piscina si impegna moltissimo ed è, di fatto, uguale a tutti gli altri; niente stranezze, nessun rilievo disciplinare.
Grazie comunque e perdoni le lamentele; forse se fossi meno preoccupata non troverei assolutamente nulla da criticare ai suoi preziosi interventi.

Beh, in effetti un 'disastro'

Beh, in effetti un 'disastro' c'è stato, nel senso che la famiglia che si rompe e il periodo di assestamento che segue alla separazione è spesso per i bambini un periodo difficile. C'è da ritrovare un nuovo equilibrio, adattarsi a due nuove 'barche', essendo affondata quella che conoscevano. Ognuno reagisce a modo suo, ma spesso ritrovare, o trovare un equilibrio sufficiente è difficile e lungo. Non intendo quindi che uno deve 'rassegnarsi', ma sapere che si affrontano acque difficili con barche traballanti e non ci sono formule miracolose. Spesso poi le 'barche' sono magari ingombre di materiale che ostacola i movimenti. Se si possono mettere meglio a posto i 'carichi' spesso si stabilizzano e anche i 'passeggeri' sono più tranquilli. Che forse sembra quello che sta avvenendo nella vostra situazione, dalle notizie positive che dà.

Preoccupazione e attenzione

Gentile Dott. Benedetti,
giorni fa, ad un seminario la Dott.ssa D’Amato (Prof. Ordinaria scienze dell’educazione Roma 3) diceva che “la preoccupazione è l’alibi dell’attenzione”, intendendo che un genitore preoccupato non è detto che sia attento, che spesso, anzi, la preoccupazione ci benda gli occhi impedendoci di porre attenzione, di vedere i nostri figli come persone; allora perdiamo la capacità di vedere le loro caratteristiche e li seppelliamo sotto le nostre aspettative. Io credevo di essere un’eccezione: di non aver proiettato nulla su Ludovico e di non aspettarmi nulla da lui, tranne che di essere sereno e felice. In pratica non mi ero accorta di aver avuto, nei suoi confronti, l’aspettativa più difficile da realizzare. Come si può pretendere che un bambino sia sereno e felice? Crescere è difficilissimo, quasi tutti i bambini, anche i più adattati, sembrano pazzi, proprio perché attraversano diverse fasi evolutive che li vedono provati da paure, ansie ed anche proiezioni genitoriali, oltre che dai compiti cognitivi che l’istruzione impone. Mi chiedo, e forse le chiedo, se questo possa avere a che fare con i problemi di mio figlio. Oltretutto una versione di figlio come quella cui agognavo probabilmente l’ho elaborata per accaparrarmi io una conferma della mia capacità di essere madre …. Chissà ….
Comunque le scrivo in un momento di serenità: a Ludovico piace la nuova psicoterapeuta, ci va volentieri; le maestre dicono che è tanto migliorato nel comportamento e, di conseguenza, nel portare a termine i compiti che in classe gli vengono assegnati. A casa continua ad andare bene, tanto che spesso, per fare una breve commissione, posso lasciarlo solo. Si è perfino comportato bene al compleanno del fratello (situazione in cui, in precedenza, avrebbe fatto di tutto per attirare l’attenzione!). Non mi aspetto che tutto di colpo sia cambiato, ma avere momenti tranquilli per me vuol dire tanto ed è molto incoraggiante.
Grazie, come sempre, per l’attenzione!

Credo che le parole che Lei

Credo che le parole che Lei cita siano molto giuste. Allo stesso tempo è utile ricordare che nessuno è perfetto e neanche il mondo lo è, e l'importante è che un genitore sia 'abbastanza buono', e che riesca a sopportare i suoi sentimenti di inadeguatezza,che hanno spesso le origini che Lei conosce bene.
Cordialmente
drGBenedetti

AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.
_____________________________
ATTENZIONE : si chiede gentilmente a tutti gli utenti del sito di mandare un breve aggiornamento sul consulto effettuato. In questo modo sarà possibile avere un riscontro a distanza della correttezza delle risposte date. I risultati verranno pubblicati sul sito. Grazie Vedi

P.IVA : 01496010537
dr Gianmaria Benedetti - Firenze, via S Reparata,69 - Ordine dei medici (FI) n.4739

NB questo sito recepisce le linee di indirizzo dell' Ordine dei medici di Firenze sulle consulenze mediche on line.
Si dichiara sotto la propria responsabilità che il messaggio informativo è diramato nel rispetto della linea guida approvata dallo stesso Ordine.

Questo sito non costituisce una testata giornalistica poichè viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può quindi essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. -

LEGGE SUI COOKIE
Questo sito fa uso di cookie tecnici. INFORMATIVA ESTESA

Risoluazione online delle controversie (Unione Europea)