Carattere "deciso" e fratellino in arrivo

Buongiorno dottore,
grazie in anticipo per ogni suggerimento, opinione o indicazione vorrà darmi.
Sono la mamma di una bimba di tre anni e mezzo. E' una bambina deliziosa, molto - troppo - affettuosa con me (fino a ripetere ad oltranza "ti voglio bene"), e specularmente scontrosa con chi non conosce, o con cui ha poca confidenza. Salutare, rispondere alla domande, "conversare" con estranei (compresi i nonni in una fase iniziale, quando magari non si vedono da qualche giorno) è la prassi, e ogni tentativo di convincerla ad interagire un po' di più con gli adulti, è abbastanza vano. Diciamo che è un carattere un po' spinoso, da sempre. Dallo scorso anno frequenta la materna, dove ha allacciato amicizie con coetanei, ma fa più fatica con la suora e altri adulti. Se coinvolta, si nasconde, fa finta di nulla, scappa. Aggiungo solo che comunque all'asilo non è stato rilevato nulla di anomalo, e credo che sarei stata in qualche modo informata di ogni "sospetto".
Forse questo atteggiamento si inscrive in un temperamento deciso, ma potrebbe essere stato acutizzato da un evento decisamente destabilizzante, perchè lo scorso anno io e la piccola abbiamo cambiato città, casa, e iniziato la materna, mentre il papà è rimasto, e viene a casa solo nel fine settimana. I motivi sono vari, primo tra tutti il desiderio che la piccola potesse crescere in un contesto più umano, vicina ai nonni, e che rendesse un po' più serena me visto che mi sono riavvicinata ai miei genitori. Il rapporto con mio marito era ed è rimasto ottimo, e sappiamo che questa situazione di precarità durerà ancora per un altro anno almeno, pur cercando di allungare i suoi tempi di permanenza qui. Insomma, abbiamo privilegiato il lungo periodo, costringendo tutti a dei cambiamenti.
Ora, per sintetizzare (mi faccia sapere la prego se ha bisogno di altri dettagli), abbiamo scoperto da pochissimo che - se tutto va bene - arriverà un fratellino. Dopo la gioia iniziale è iniziato il senso di colpa, la paura che la bimba ne soffra, che non lo accetti, e che questo evento possa far esplodere una reazione forte, visto che la piccola non ha un carattere proprio malleabile. Facile dire che si tratta di una scelta di famglia che va fatta rispettare ed eccettare...
Ha qualche suggerimento per rendere questo momento il più indolore possibile per lei? Cosa possiamo fare per ammorbidire queste sue spigolosità e aiutarla a crescere? Per ora l'unica cosa che ho pensato per aiutarla un po' è la psicomotricità, che vorrei farle iniziare a breve. Mio marito è completamente contrario a ogni tipo di supporto medico, perchè ritiene che la piccola sia semplicemente così, che è comunque piccolina, che si smusserà crescendo, e che soprattutto non esista alcun problema e che sia tutto ascrivibile a un mio desiderio di "normalità" sociale, che mi è stato fortemente inculcato quendo ero piccola. Effettivamente la mia paura dell'anormalità, della disapprovazione sociale, e della devianza da quello che considero giusto (salutare, integrarsi, conversare, rispondere ecc) condiziona molto ogni mia valutazione. Forse il problema lo creo io, ma proprio per questo avrei bisogno di una sua opinione. Perdoni la lungaggine, i dettagli magari inutili, la mancanza di organicità con cui le ho scritto, di getto.
Spero vorrà rispondermi.
Grazie, davvero.

Distacco difficile

Buonagiorno dottore,
mi ricollego al mio primo quesito per porle un'altra questione, secondo me, correlata.
La piccola ha ora 3 anni e sette mesi, e per questo stiamo iniziando a proporle delle attività pomeridiane. Abbiamo provato col pattinaggio (sua richiesta), e dopo un inizio incoraggiante - anchè perchè in compagnia di un'amichetta - poi abbiamo rinunciato, perchè dopo pochi minuti non vuole stare lontana da me, mi cerca, non vuole che me ne vada. Se non ci sono, sono lacrime e pianti.
Oggi tentiamo con la piscina, ma anche in questo caso dovrei lasciarla con l'istruttore e gli altri bimbi. Mi ha già detto che non ci vuole andare, e che non vuole staccarsi da me.
All'asilo va volentieri, non piange, anzi, ma le altre attività sono una tragedia, come lo scorso anno. Addirittura lo scorso anno, è stata l'unica bambina a non voler assolutamente partecipare alla recita di Natale, e ha pianto disperatamente.
Si tratta, secondo lei, di attività che non le piacciono, o magari è ancora piccina per aspettarsi un comportamento diverso, o ancora dovrei forzarla e insistere?
Grazie in anticipo per la sua opinione.

Direi 'la seconda che ha

Direi 'la seconda che ha detto', ma ovviamente non ho la sfera di cristallo.
Perchè mai a tre anni e sette mesi deve fare tante attività, invece che lasciarla crescere e sperimentare e conoscere un po' alla volta il mondo che ha intorno a lei, in famiglia e fuori, e crearsi delle salde basi da cui poi, quando si sente pronta, lanciarsi a esplorare nuovi mondi?
saluti
drGBenenedetti

Mi sembra di intravedere

Mi sembra di intravedere qualche punto 'delicato':

Non è così chiaro che cosa ha indotto un cambiamento familiare così 'destabilizzante', come lo ha chiamato Lei: potrebbe esserci in Lei un conflitto fra famiglia attuale e famiglia di origine, che forse dovrebbe essere approfondito... E' stata una scelta ponderata, penso,ma di cui forse ora dovete sopportare alcune conseguenze.

Quanto al fratellino, vale quello che dice: "si tratta di una scelta di famiglia che va fatta rispettare ed accettare...". Nessuno dice che sia facile fare i genitori, anzi.
Però mi domando se sia Lei, mamma, a viverlo come un evento così minaccioso, da far "rispettare ed accettare (non nel senso di usare l'accetta....)

Probabilmente 'rispettare ed accettare' ha a che fare con quello che dice il suo desiderio (o bisogno) di "normalità" sociale che Lei sente esserle stato 'inculcato' da piccola.

E' positivo che si renda conto che " la mia paura dell'anormalità, della disapprovazione sociale, e della devianza da quello che considero giusto (salutare, integrarsi, conversare, rispondere ecc) condiziona molto ogni mia valutazione". Forse deve avere il coraggio di andare avanti con l'approfondimento di sè, dei suoi valori, di quanto siano 'veri' o 'inculcati', e di quanto possano disturbare le relazioni e le scelte importanti.

Le consiglierei di provare a diminuire lo spazio di questi 'valori' nel rapporto con sua figlia, per provare a conoscerla meglio, come piccola persona in formazione che forse passa un momento di difficoltà, e lasciare che anche lei abbia più spazio e modo di conoscere la mamma..
Rivolgersi a una psicomotricista o altro mi sembra solo delegare ad altri un compito che invece credo sia suo, di Lei mamma. Temo che la bimba si sentirebbe ancor più estromessa dalla mamma 'occupata' dal fratellino...

Che dire, ha ragione lei. Mi

Che dire, ha ragione lei. Mi piace pensare che sia ancora possibile lavorare su di me per poi ottenere dei risultati su di lei, che di anni ne ha tre e mezzo. 38 anni di ingessata ,formale "normalità", rendono il tentativo di riduzione dello spazio tra noi molto difficile, e soprattutto rendono complicato il superamento di questo rigidissimo schema che ho radicato dentro.
Mi suggerisca delle letture, mi dia dei "compiti per casa" da fare per correggere questa visione distorta. La psicoterapia è servita a poco, ho fatto anche un tentativo con un percorso breve con l'EMBR, ma ora il tempo (e il denaro) sono davvero risicati. Mia figlia è la cosa più importante della mia vita.
Grazie ancora per il tempo che ci sta dedicando.

Particolare come Lei parla di

Particolare come Lei parla di se stessa...
Penso che 'lavorare su di Lei', e 'ottenere risultati sulla bimba' sia meglio vederlo in 'negativo', cioè cercare di evitare le cose che possono danneggiare, sia se stessa che la bambina, anche se sono cose che lei si è abituata a considerare forse come caratteristiche sue,ma potrebbero essere invece come una corazza, pesante, che ostacola i movimenti e i contatti.
Non so se sbaglio, ma ho l'impressione che nella vostra situazione sia bene prendere una 'pausa di riflessione' e cercare di osservare come vanno le cose, da sè, invece che fare e decidere attivamente.
Dalle sue parole, non sembra che viva come cose positive quelle 'ingessate, formali' 'che 'le sono state inculcate', anche se ora 'le considera giuste'. Direi che in natura non esistono cose 'giuste' o 'ingiuste', ma cose vitali o non vitali. Lo sviluppo di un bambino, di una persona, di una famiglia a mio avviso è più una cosa 'naturale' ( come la crescita di una pianta, o di un gruppo di piante) su cui la 'cultura' può talvolta creare danni, se va contro le spinte naturali, chiamiamole così. Ovviamente non possiamo rinunciare alla 'cultura', all'educazione, alla 'civiltà', ma se troppo 'inculcate' a scapito delle esigenze naturali, possono soffocare la vitalità...
C'è forse molta amarezza nelle sue parole, quasi paura di essere chiusa dentro irrimediabilmente nell'”ingessatura formale”, nel 'rigidissimo schema': la sua consapevolezza sembrerebbe però una base buona per venirne un po' fuori...
sempre che Lei non faccia l'avvocato del diavolo....
"Aver fatto psicoterapia" non significa molto: ci sono tanti tipi di psicoterapia, e in ogni tipo uno può aver raggiunto o meno un esito sufficiente. Come gli antibiotici, spesso non funzionano e bisogna cambiarli, finchè non si trova quello adatto. Non bisogna scoraggiarsi.
Ma in questo momento, con una bimba piccola e uno in arrivo, direi che è bene dedicarsi a loro e non a se stessa... Magari, visto che Lei è consapevole di aspetti 'ingessati', cerchi di limitarli. Ad esempio per un po', con la bambina (i bambini) cerchi di vivere 'nel presente' e di cogliere l'attimo fuggente, non occupandosi del passato e del futuro, che sono spesso il 'materiale' con cui ci si ingessa...
Non so però se la sua scelta di riavvicinarsi ai suoi genitori e di allontanarsi (fisicamente, o geograficamente) da suo marito, in che direzione vada...

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