Buon Natale!

Gentile Dott. Benedetti,
sono la mamma di "Non segue regole"; apro un nuovo intervento poiché mi sono accorta che lo spazio grafico si assottigliava sempre più. Intanto volevo augurarle buone feste, visto che oggi è il 21 dicembre e non mi pare che il mondo sia finito, in secondo luogo volevo dirle che non sa con quale piacere (e a volte divertimento) leggo le sue risposte! Ciò che caratterizza il suo professionismo è sicuramente il tentativo costante di mettersi nei panni dei bambini, per rispodere ai genitori. A proposito di mio figlio non ci sono novità rilevanti: le maestre continuano a dire che nel comportamento è molto migliorato, quindi si stanno concentrando più sulla didattica in cui, come immaginerà, l'unico problema degno di nota è che L. tende a fare bene solo ciò che gli piace fregandosene se i quaderni delle materie che non gradisce fanno schifo. A casa mi tocca farlo esercitare nella scrittura perché è disordinato, ma al di là di questo direi che la situazione è sotto controllo. Mi lascia perplessa, invece, un'osservazione fatta dalla psicologa durante l'ultimo meeting con noi genitori: lei e la supervisora in pratica dicono che L. deve imparare a parlare di sé e chiamare i sentimenti con il loro nome. Lui, invece, distingue bene solo tristezza e gioia. Mi chiedo (e le chiedo: a 9 anni e 1/2 non è un po' presto? Non è possibile leggere i sentimenti di un bambino anche ascoltando i suoi racconti su altro e guardando come gioca e si muove nell'ambiente? L'introspezione non è caratteristica di un'età successiva? Dopo Natale L. comincerà ad andare in terapia 2 volte a settimana anziché 1 come ora; le sarebbe possibile darmi una risposta prima del 7 gennaio? La sua opinione è molto importante per me.
La ringrazio e le porgo ancora tanti auguri.

Avevo 'inquadrato' suo figlio

Avevo 'inquadrato' suo figlio come “un classico bambino oppositivo provocatorio ribelle di quelli che 'devastano le scuole' ( una sindrome di Mark Twain, si potrebbe dire, pensando a Tom Sawyer e Huck Finn, “ magari potrei mettere il copyright per il nome...). Ebbene, di solito sono bimbi che reagiscono molto bene se trovano adulti e ambienti che sanno 'contenerli' con fermezza e pazienza insieme. Ovviamente gli interventi di aiuto, fra cui la psicoterapia, servono e rinforzano sia gli adulti che il ragazzo stesso per superare il difficile periodo.
Quanto alle parole delle psicologhe che lei cita, non saprei che dire. Nella mia ottica le parole vengono dopo le esperienze, e anche la terapia la vedo come un'esperienza maturativa che può portare come risultato la capacità di esprimere sentimenti ed emozioni e stati d'animo a parole, contenendoli nella mente invece che mettendoli in atto. Ma è appunto un effetto della terapia e della maturazione. Quando saprà parlare 'veramente', 'sinceramente' di sé e dei suoi contenuti mentali non avrà più bisogno della terapia, probabilmente. Si può ovviamente anche insegnare meccanicamente le parole corrispondenti, ma non so se l'effetto è lo stesso. Forse questo è tipico delle terapie direttive-pedagociche, tipo cognitivo-comportamentale. Ma più che il metodo, a mio avviso, conta l'esperienza e l'apertura mentale del terapeuta (e/o del supervisore).
Grazie per le gentili parole e per gli auguri, ricambio di cuore.
drGBenedetti

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