bambini difficili in contesto difficile

Inviato da Eleonora Mohamed il Gio, 24/01/2013 - 16:54

Coordino un doposcuola multietnico (primaria) in un quartiere ad altissima percentuale di immigrati,
con grossi problemi alloggiativi, economici, culturali e di marginalità varia (devianze....). In questo contesto, i bambini spesso sviluppano una serie di problemi a scuola,
con una forte connessione fra difficoltà di apprendimento e difficoltà relazionali.
La mia fatica è contemperare l'esigenza di tenere agganciati i bambini più problematici (ossia: farli sentire beneaccetti, evitare che vengano etichettati come "cattivi", evitare che vengano respinti, comporre le liti - ma al tempo stesso ho il mandato di salvaguardare anche gli altri, che versano in condizioni tutt'altro che rosee.
La difficoltà di relazione porta ad essere aggressivi - anche solo verbalmente, o compiendo dispetti in sé innocui, ma che incrinano la disponibilità dei bambini, e in alcuni provocano crisi di pianto - specie se più piccoli.
La mia stratregia (e qui domando il vs parere) è di prendere da parte i bambini vittime,
e fare un discorso del tipo:
X non è cattivo, lo vedi che ti fa i dispetti ma non ti fa mai male, solo, non sa come chiedere di giocare con te. Prova a capirlo, ad aiutarlo. Adesso proviamo a giocare insieme.
D'altra parte, con X cerco di lasciargli sempre una porta aperta, per "la prossima volta", o per una sua generale percezione positiva.
Il fatto è che a volte diventano preicolosi (corrono per la strada, spingono e rischiano di provocare incidenti ecc.)
Poiché la frequenza al doposcuola è facoltativa, è molto facile che i bambini più problematici non vengano più. E se la famiglia non riconosce il grado di problematicità del bambino (come nei casi peggiori accade sistematicamente), non c'è modo di accompagnarlo ai servizi, se non con una denuncia, che non mi sento proprio di fare.
Alcuni volontari non li vorrebbero più, giudicandoli troppo incontenibili.....

Vi ringrazio
E.M.

La sua lettera esprime bene ,

La sua lettera esprime bene , vista dal punto di osservazione degli insegnanti o educatori, una situazione che viene descritta quasi contemporaneamente in un consulto dal punto di vista dei genitori, come anche è stato in altri recenti consulti. Vedasi ad esempio questo consulto o quest'altro, e questo articolo.
Talvolta i bimbi, di solito in età di asilo o di scuola elementare, esprimono nel comportamento problemi che spesso derivano dall'ambiente familiare o sociale, e dalle difficoltà di passare dalle abitudini e dalle regole del contesto di origine a quelle della comunità. D'altronde la scuola materna dovrebbe servire, a mio avviso, proprio a favorire questo passaggio e a preparare quindi i bambini al contesto scolare dove saranno in primo piano sempre più gli aspetti di apprendimento scolastico. Cioè a facilitare l'acquisizione dei cosiddetti 'prerequisiti' per l'apprendimento scolastico. Ma le scuole materne , oltre che aver cambiato nome, si sono un po' disabituate a questo compito...

In certi casi queste situazioni diventano estremamente critiche e si creano scontri e contrapposizioni fra famiglie e insegnanti e anche fra famiglie dei bambini problematici e famiglie degli altri bambini.
La tendenza di oggi è di psichiatrizzare ogni problema relazionale e ambientale e attribuire le 'colpe' al bambino e al suo cervello, portatore di anomalie che giustificherebbero l'inserimento di queste alterazioni comportamentali fra i 'disturbi' psichiatrici. Ma, come forse non è noto abbastanza per la grande propaganda contraria che viene fatta, in realtà non c'è alcuna prova di questo assunto.

La sua 'strategia' nell'affrontare queste situazioni potrebbe 'peccare' di un certo 'buonismo' (spero non si offenda), mentre quella dei suoi colleghi esprime una tendenza emarginante che sta diventando più diffusa a livello sociale, in tutto l'ambito della questione dei 'diversi', che questi siano malati mentali o migranti o bambini problematici.
Le due 'strategie' contrapposte (che emergono anche nella società) a mio avviso vanno superate nell'ottica di salvaguardare sia i diritti del bambino disturbante di veder riconosciuto l'aspetto 'sintomatico' (non di malattia, ma di problemi di cui non ha responsabilità) del suo comportamento, sia quelli degli altri bambini. A mio avviso il difetto della politica di integrazione scolastica (che è un meritato vanto del nostro paese e della nostra cultura di questi ultimi quarant'ann), è stato che la scuola e gli insegnanti hanno perso progressivamente autorevolezza e riconoscimento sociale, perdendo anche gli strumenti di contenimento e di mantenimento delle regole di comportamento. Sono andati fuori moda sia 'Regolamenti' che 'sanzioni' per le violazioni delle regole, e gli insegnanti si sono trovati a cercare di inventare rimedi più o meno volontaristici. Gli ex Direttori e Presidi, ora banalmente 'Dirigenti', hanno perso il loro ruolo di guida e di autorità per assumere solo quello 'manageriale', come è noto, con un danno a mio avviso gravissimo per la scuola.
I bambini imparano prevalentemente dall'esperienza. Invece è invalso, sia nelle famiglie che nelle scuole, l'abitudine di fare molti 'discorsi', aspettandosi che i bambini 'comprendano' le regole e i motivi di queste e si prendano la responsabilità di aderirvi per convinzione e non per 'costrizione' esterna. Ma è a mio avviso uno scarico di difficoltà e di responsabilità sulle tenere spalle dei bambini, inadatte a un simile peso, da parte degli adulti di questi ultimi decenni. Come è noto l'autonomia (cioè il regolarsi da sè) è un traguardo difficile da raggiungere e richiede una notevole maturazione mentale.

Che fare? E' difficile ovviamente dare delle ricette, ma credo che sia importante l'ottica di tornare a garantire la regola fondamentale, specie nei momenti critici, come per qualsiasi 'passeggero' e equipaggio di una nave o aereo ecc, che ognuno deve stare al suo posto e occuparsi delle sue competenze e responsabilità senza invadere quello e quelle degli altri, pena la confusione e la perdita di competenze e responsabilità e alla fine l'affondamento della nave...
In bocca al lupo,
cordialmente

drGBenedetti

risposta a bimbi difficili

Gentile dr Benedetti, la ringrazio per la sua risposta.
Proverò ad essere più ferma sulle (famigerate) regole,
salvaguardando un comportamento non emarginante,
per essere un po' meno sbilanciata....
non so se riuscirò, ma ci provo...

un caloroso saluto
EM

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