Psicoterapia...strana

Salve,
Una persona a me cara è affetta da disturbo borderline di personalità. Dopo un ricovero in una struttura, ha abbandonato le cure (circa 3 anni). Ultimamente si è resa conto di stare male e ha deciso di rivolgersi ad uno psichiatra-psicoterapeuta. Alla prima seduta ha prescritto i farmaci (antipsicotico, stabilizzatore dell'umore, una dose medio-bassa di antidepressivo per migliorare la qualità del sonno e ansiolitico al bisogno).
Quello che non mi convince è la psicoterapia. Non so che orientamento segua, ma al suo arrivo in studio la bacia sulle guance come se fossero amici e durante il colloquio dice cose che ritengo un po' strane. La paziente ha una figlia piccola e ha lasciato il padre poco dopo la nascita della piccola. Da sempre la sua più grande mancanza è quella di un partner (è giovane ma ha il desiderio di avere una famiglia). Ora lo psicoterapeuta le dice (in mia presenza) che per stare bene deve trovare un co-dipendente, che una persona con carattere non starebbe mai con lei, che il problema è lei, che non è una vittima ma una carnefice, ecc. Mi sembra un atteggiamento giudicante. So che non potete esprimere giudizi sui colleghi, ma io sono in crisi e non sappiamo cosa fare perché non capiamo se questi suoi comportamenti siano leciti, se sia giusto aspettare di capire meglio, se sia più giusto cercare qualcun altro che la aiuti.
Questi atteggiamenti del terapeuta possono essere strategici? Sono leciti?
Vi prego, siamo in enorme difficoltà.

P.s.: la paziente ha manifestato disagio per questi comportamenti, ma non ha detto (ancora) di voler cambiare psicoterapeuta. È una preoccupazione mia.

Ho sentito di altri con

Ho sentito di altri con comportamenti simili, pur aderenti a modelli classici, che normalmente evitano il contatto fisico. Non ho idea in questo caso se facciano parte di una 'strategia' in qualche modello di psicoterapia, oggi ce ne sono tanti, difficile a volte raccapezzarsi. Così come è difficile pronunciarsi sulle espressioni usate davanti a voi... Il tutto mi sembra un po' stonato... Comunque le decisioni dovrebbero riguardare solo l'interessata, se si tratta come sembra di un rapporto individuale, scelto da lei spontaneamente e autonomamente. In tal caso forse sarebbe meglio non accompagnare ed assistere a scene simili, che sembrano un po' teatrali, di fronte a un pubblico. Solo se l'interessata lo chiedesse, descrivendo le situazioni ed esprimendo il suo disagio, voi potreste darle il vostro parere. Se invece il coinvolgimento di altri è voluto, forse bisognerebbe orientarsi più chiaramente verso un modello di intervento familiare, per evitare confusioni.

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