Il buon giardiniere: errori frequenti dei genitori

Si sa che certi bambini crescono bene anche nelle condizioni più difficili, come certi alberi che crescono nei posti più impensabili. Alcuni però ne restano disturbati o deformati nella crescita. Forse è opportuno quindi cercare di costruire per loro degli ambienti adatti alla loro crescita, al loro sviluppo, come facciamo per le piante in un giardino. Per fortuna come si diceva i bambini di solito hanno risorse in più del necessario e il loro sviluppo va avanti anche in condizioni non ottimali. Però non è detto che non possano risentirne.
Mi è venuto in mente di fare una specie di lista degli errori più frequenti che mi sembra che facciano molti genitori, inavvertitamente. Così forse ci potranno pensare e li potranno evitare (genitore avvisato, bambino mezzo salvato...). Lista che magari si potrà modificare nel tempo, man mano che emergono comportamenti potenzialmente disturbanti per lo sviluppo dei bambini. Quasi un manuale per il buon giardiniere, con gli errori da evitare nella cura delle sue piantine. Si parla qui di bambini piccoli, per quelli più grandi magari faremo un'altra lista, sempre basata sulla nostra esperienza.
Buona lettura e bando ai sensi di colpa: errare è umano ( ma perseverare è diabolico...).

ERRORI TIPICI E FREQUENTI DEI GENITORI

andare via di nascosto, perchè il bambino non se ne accorga e non pianga. - Meglio farsene accorgere, anzi preavvisarlo ed eventualmente consolarlo un po' in modo che si abitui un po' alla volta e acquisti fiducia nei genitori che questi non lo ingannano.

accontentarlo sempre nelle sue richieste e nei suoi capricci, perchè non si arrabbi – meglio che veda che i genitori non hanno paura delle sue rabbie, e che sanno 'guidare la barca' anche se c'è tempesta, così acquista fiducia che la barca è solida e i genitori hanno saldo il comando

fare le cose “perchè lo vuole lui” , esempio non svezzarlo dal seno in epoca ragionevole, non abituarlo a dormire nel suo lettino, nella sua camera. - Meglio fare le cose “perchè lo decidono i genitori”, dopo aver riflettuto e prendendosi la responsabilità, perchè il bimbo non sa cosa è bene e cosa è male per lui.

sforzarlo a mangiare, o a fare la cacca, magari intervenendo spesso con supposte o clisterini – questi sono sempre terreni pericolosi per ingaggiare scontri con i bambini, perchè, trasformano cibo e cacca da cose fisiologiche e istintive in questioni di potere e comando, e finisce che vincono loro, spesso, restandone però sconfitti nel loro sviluppo. - Meglio limitarsi a mettere limiti e regole, di spazi opportuni e tempi e orari (per i pasti), lasciando però che le funzioni corporee, la bocca e il sedere, quello che entra e quello che esce, sia sotto il loro controllo...

Lasciargli fare quello che vogliono, Cioè non mettergli limiti, di spazi, di tempi, di rispetto dei diritti altrui o regole alle loro attività, alle loro richieste, ecc “per non frustrarli”... / meglio abituarli che non si può avere tutto e subito e senza limiti, perchè così un po' alla volta sopporteranno meglio le frustrazioni inevitabili che incontreranno, senza esserne sopraffatti.

Voler insegnare loro a giocare, a parlare, a disegnare, a esprimersi insomma,. / Tutte queste capacità, come di camminare, di vedere, di sentire, di masticare, ecc sono innate e non si insegnano. Gli adulti che vogliono insegnare queste cose spesso in realtà ostacolano i bambini. Come a spingerlo mentre sta imparando a camminare, è facile farlo cadere, invece che facilitarlo...I bambini 'sperimentano', imparano dall'esperienza... Quindi invece che forzarlo, bisogna cercare di capirlo, di stare attenti a quello che vuole comunicare, anche se con mezzi ancora non evoluti. Si rischia altrimenti solo di ostacolare il loro sviluppo e la loro esperienza di conoscenza del mondo intorno a sé, che avviene per una spinta innata, di interesse e curiosità che va lasciata libera, con i limiti di sicurezza e di opportunità necessari. Un po' forse come diceva la Montessori, di cui alcune scuole seguono ancora l'insegnamento. Vedere anche la pagina 'guardami giocare' (senza disturbarmi).

Farli 'colorare' disegni e forme pre-disegnate o pre-stampate: è una tortura inutile e dannosa, responsabile di allontanare molti bambini dal disegnare. Invece che una espressione libera della loro fantasia e immaginazione, a partire dalle prime linee e forme cui attribuiscono un significato, 'colorare' diventa un'attività noiosa e ripetitiva che allontana i bambini dal piacere di disegnare e di esprimersi. Lasciateli invece esplorare fogli e pennarelli e colori, col solo limite di stare dentro il foglio e di non andare sul tavolo o pavimento o, peggio, pareti, muri...

Chiedere loro di indicare o di porgere oggetti o di dire parole solo per testare le loro capacità.../ si rischia così di disturbare l'interazione e le comunicazioni fra genitori e bambini, perchè perdono spontaneità e naturalezza e non sono più 'vere', ma solo richieste di prestazioni. Non sono più uno scambio reciproco aperto, il bambino se ne accorge e sente qualcosa di innaturale, di strano, nel comportamento del genitore,come delle incongruenze che possono disturbarlo: può rifiutarsi di rispondere e evitare di prestare attenzione, per non esserne disturbato.

Sgridare i bambini perchè non obbediscono a una proibizione, ecc mi sembra un errore educativo molto comune. Cioè usare il metodo del bastone e della carota (che si usa in genere per gli asini e altri animali da soma quando si impuntano): cioè premi e punizioni come metodo educativo. Se ci pensiamo sa molto di terrore e ricatto. Difficile che abbia un buon effetto./ Bisogna certo dirgli di no, magari fermarli per fare capire con i fatti che quella cosa non si fa, ma 'sgridarli' fa vedere loro la mamma arrabbiata, ostile: è una minaccia, un modo di avviare uno scontro, non di educare e di informare e dare limiti. Il bambino fa confusione così fra 'azione vietata' (come passare col rosso al semaforo) e rabbia, che esprime ostilità, aggressione ( come fanno gli animali che ringhiano, minacciosi per allontanare una avversario...). Il rischio è che il bambino prenda un normale no, una proibizione, come un attacco a lui, e reagisca di conseguenza. Come se per insegnare a rispettare il semaforo rosso si sgridassero le persone... E' vero , il vigile dà la multa, però si presume che i guidatori conoscano il significato del rosso, mentre i bambini ancora stanno imparando. Il paragone andrebbe fatto con una persona che non conosce i semafori, un marziano che è stupito del traffico agli incroci...

Pensare che il bambino ha qualcosa che lo disturba dentro di lui : mi sembra un errore tipico di chi pensa che abbia una 'malattia' che lo ostacola. (Errore favorito dalla propaganda attuale che crea malattie inesistenti...) Invece probabilmente gli ostacoli sono all'esterno, non dentro di lui. I comportamenti strani spesso sono solo il segno di un nervosismo e incertezza perchè qualcosa ostacola le comunicazioni e la comprensione reciproca con l'ambiente intorno a lui, e allora si innervosisce, come quando uno non capisce bene che cosa si vuole da lui.

Fargli vedere TV e altri video (telefonini, tablet,...) troppo a lungo, perchè in quei momenti se ne sta buono... o per farlo mangiare più facilmente/ I video sono una baby-sitter inaffidabile, i bimbi imparano a fare gli spettatori, a assistere passivamente, magari imparano anche certe parole o frasi che poi ripetono fuori contesto, ma non imparano a interagire e comunicare e conoscere le persone vere e rischiano di sovrammettere le storie che vedono in TV sopra la realtà intorno a loro. Il momento del mangiare poi non serve solo per nutrirlo fisicamente, ma è un momento di contatto importante con i familiari, di conoscenza reciproca. 'Distrarlo' con la TV permette sì di farlo mangiare più facilmente e rapidamente, ma fa perdere l'esperienza importante del contatto e dell'interazione in quel momento. Si rischia l'eccesso di peso e la scarsità invece di crescita psichica. Recentemente si sta diffondendo un allarme crescente sull'esposizione di bambini piccoli, nei primi due anni di vita, a TV e altri schermi, che è stata messa in relazione a quadri clinici simil-autistici. Vedi 'pseudo-autismo, o malattia degli schermi'

Mandarlo al nido senza necessità lavorative o familiari dei genitori, ma nell'idea che il nido faccia loro bene,. perchè impari meglio il linguaggio o a stare con i coetanei, ecc. / In realtà l'andata al nido, con la separazione dai familiari e dal mondo conosciuto con i ruoli conosciuti, per entrare in un mondo estraneo con persone estranee e regole e ruoli diversi è un passo importante nello sviluppo ma difficile. Farlo prematuramente o comunque prima di esserne abbastanza preparati è come fare un tuffo da 50 metri senza essere preparati, o una discesa con gli sci su una pista nera, o una maratona senza averne l'allenamento. Può andar bene, ma spesso l'esperienza può essere traumatica.

Allattarlo al seno troppo a lungo, anche come 'calmante' per addormentarlo o in momenti di inquietudine. Lo so che in questo periodo le 'autorità' (persino l'Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomandano il seno fino a due anni e oltre, sulla base di pretesi studi scientifici che ne dimostrerebbero i vantaggi sia in campo fisico che in campo psichico, ma a me sembra sbagliato. Sia perchè i 'dati scientifici' non sono mai completi e dipendono spesso dalle intenzioni e desideri dei ricercatori creando 'mode' che valgono per un po' e poi vengono soppiantate. Sia perchè nel secondo anno di vita il campo principale dello sviluppo è quello simbolico e sociale, e un legame fisico troppo forte può diventare un condizionamento e un ostacolo. Il 'legame fisico' spesso rischia di impedire che si sviluppi un 'legame simbolico' che è quello da cui dipenderà lo sviluppo della persona permettendo di sopportare il distacco e la distanza e di sviluppare la mente e il pensiero e il linguaggio. Non basta la scienza, si potrebbe dire specie di questi tempi, ci vuole anche il buon senso. Mi sembra quindi trattarsi di un fanatismo del seno, come ho scritto.

(continua: work in progress)

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