fase positiva

Gentilissimo Dottore,

grazie per il nostro recente incontro che, come sempre, mi ha ridato un briciolo di speranza.

Vorrei chiederle delle delucidazioni. La bimba, come le dicevo, ha ripreso a parlare ormai da qualche mese. Il vocabolario è nuovamente (e più di prima) ampio…confonde un po’ gli aggettivi e i pronomi, ma parla da sempre di sé con consapevolezza, dicendo “io”, “me”…insomma, ripeto, è ben consapevole di sé. E’ molto seguita e credo che questo le stia dando un p’ di sicurezza. Ci cerca molto, coinvolgendoci nel gioco. E’ interessata a stare con noi: intendo dire che viene dame e mi dice: “mamma, vieni a giocare”. Ci vuole proprio tutti: chiama me, il papà e ultimamente perfino il fratellino. Inventa delle storie in cui dobbiamo svolgere dei ruoli. Gioco simbolico, quindi e di certo ama il “giocare insieme”.

Continuano a piacerle i bambini. Al parco se vede un amichetto, gli va incontro, lo abbraccia o lo prende per mano…poi però è bloccata. L’idea che mi sono fatta è che sia molto timida e insicura, oltre che inadeguata perché non è assolutamente in linea con i suoi coetanei.

Continua però a fare tanti strilletti e versini…si tratta di evidenti “stereotipie” (sfarfalla le mani, squittisce) a voler seguire le attuali denominazioni e che invece lei mi diceva “non fanno l’autismo”. In effetti, comunque, lei non fa solo questo.

Comunque: ormai le parole non mi fanno più paura. E’ evidente che la bimba non sta ore a fissare un muro. Se poi oggi quello che manifesta viene chiamato “disturbo dello spettro autistico” mi rassegnerò a questo e alla fine nel tempo mi turba sempre meno, anche se è ovvio che, almeno nell’accezione comune, l’autismo è un’altra cosa e quindi un’etichetta del genere è pesante.

La bimba è sempre più agile nei movimenti, come l’arrampicarsi al parco…è più sciolta. Sta acquistando anche più forza (ha sempre fatto tutto, ma è sempre stata un po’ “moscia”). Non posso dire che non abbia manualità perché a volte mi stupisce: infila perline piccolissime, per esempio.

Non ci siamo affatto col disegno, nel senso che chiede di disegnare con i pennelli, ma poi si limita a fare dei cerchi e a colorarli….niente più omini…

Canta finalmente con voce meno “flebile” e, soprattutto, finalmente canta “insieme”, in coro, per intendersi (almeno con me…).

Il tutto è condito da una grande insicurezza. Non fa che dire “ho paura”, “aiutami”. E’ delicatissima, fragile.

Ha ripreso a parlare per conto suo, insomma, pensa a voce alta. Ha anche ripreso a giocare, però. Inventa delle storie con le bambole, inscenando episodi realmente accaduti o tratti dalle fiabe che leggiamo e finalmente con un filo logico. Ha un “odio” particolare per i vari “principi” che salvano le varie Biancaneve, Raperonzolo…Mi è difficile capire quando il gioco è un vero gioco, anche se solitario e quando invece è un isolamento. Se le si chiede cosa fa, risponde “lasciamo in pace, sto giocando”

La sensazione è che abbia tanto dentro, ma che non riesca a fare davvero ordine…è confusa

Impossibile, per ora, un dialogo vero e proprio…però finalmente le risposte sono quasi sempre pertinenti e sensate e le richieste sono volte a richiedere la nostra presenza per fare qualcosa insieme e non ad oggetti che lei vuole (è sempre stato così, in effetti). Commenta ciò che fa o ciò che accade, anche se poco. “E’ caduta la penna”, “la raccolgo io”…Ieri al parco ha chiesto ad un bimbo che le era vicino e si è messo a piangere all’improvviso: “Si può sapere perché stai piangendo?”

Non pare interessata a numeri e lettere….ai numeri ora un po’ di più. Conta fino a dieci abbinando il numero alla quantità, finalmente.

So che lei pensa che non si debba guardare le singole “prestazioni”. Noi non facciamo nessun tipo di attività prescolastica con la bimba, limitandoci a darle i pennelli se li chiede per disegnare o ad assecondarla se dice “voglio contare” o simili. Tanto gioco all’aperto, bicicletta e poi nuoto, canto, giardinaggio con i nonni…

Vorrei chiederle il suo parere su due aspetti:

il primo è pratico. Come le ho detto, è nostra intenzione mandare la bimba in prima a settembre, con un aiuto, ovviamente. Siamo consapevoli che non ha i requisiti necessari. I motivi sono legati ai compagnetti, che le vogliono molto bene e che costituiscono per lei un punto di riferimento importante. Il cambiamento di scuola è stato traumatico e temiamo che la cosa possa ripetersi, lasciandola un anno in più alla materna, con nuove maestre e nuovi compagni. La maestra curricolare mi ha fatto un’ottima impressione. Lei tendenzialmente condivide la scelta e mi ha ribadito che siamo sempre in tempo, se sarà necessario, a fermarla più in là, al limite anche in quinta. Pensa che una scelta del genere sia sensata? Il dubbio nasce dal fatto che non mancano i contra: mi chiedo se l’insicurezza della piccola aumenterà nel constatare il diavrio con gli altri. D’altra parte, l’ambiente meno caotico, più silenzioso forse potrebbe giovarle…

Il secondo aspetto è più teorico. E’ ovvio che la bimba è “in ritardo”. E’ una bimba strana, particolare, ma è anche “in ritardo”.

Capisce quel che le si dice, fa quel che le si chiede. E’ completamente autonoma nel mangiare, nel vestirsi, nell’andare in bagno. Ha molta capacità di arrangiarsi, per cui è capace di capire se c’è un ostacolo e di ingegnarsi per superarlo (scende dalla bici e la porta a mano se il terreno è sconnesso, prende una scala se deve raggiungere qualcosa che è in alto….ed altre mille cose più “sottili”, piccole strategie che denotano una certa astuzia). Parla sempre meglio, ma i suoi interessi non sono assolutamente adeguati all’età.

Sa che vorrei evitare che il suo QI venisse misurato. Lei parla del “ritardo” come, appunto, di un “ritardo”, qualcosa che, di per sé, non è necessariamente destinato ad essere permanente.

Io so che leggo e ho letto troppo, ma quel che leggo è completamente diverso: addirittura per i ritardi “lievi”, leggo che il soggetto raggiungerà un’età mentale di 8-11 anni, che riuscirà ad avere una scolarizzazione da quinta elementare. Ripeto, questo quel che si legge per i ritardi lievi.

Poi, d’altra parte, si legge anche che il QI non è stabile, ma variabile (abbastanza incoerente il tutto…)

Quello che mi chiedo e Le chiedo : se un bimbo di 5 anni e mezzo è “in ritardo” bisogna cominciare a rassegnarsi al fatto che non avrà ,nella migliore delle ipotesi, una vita normale? O davvero, magari il ritardo è davvero un ritardo e basta e può essere recuperato?

Alla fine è questa la preoccupazione di fondo, al di là dei nomi che oggi si danno alle varie difficoltà in età evolutiva…non so se l’aiuto che sto cercando di dare a mia figlia fa di me un’illusa o davvero ha un senso e se l’obbiettivo che mi pongo (una vita autonoma) è un’utopia.

Le chiedo di inserire la mia e-mail sul blog.

Grazie e a presto.

Mi sembra che risponda da sè

Mi sembra che risponda da sè alle varie domande, o per lo meno sa già le mie risposte...
Mi sembra anche condivisibile e sensato quello che ha detto la maestra.
Direi che è proprio una fase positiva, dopo quella molto negativa dei mesi scorsi, da cui la bimba sembra essersi ripresa ed anche progredita ulteriormente.
Non sarei così sicuro che non abbia i requisiti e non chiamerei 'stereotipie' i vezzi e le manie della bimba. Vedremo.
Le consiglierei di rinunciare a fare o volere previsioni sul futuro, badando al giorno per giorno probabilmente si risparmierebbe ansie forse inutili, e si godrebbe forse molto di più il presente.
Cordialmente

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