disturbo pervasivo dello sviluppo NAS
Una mamma scrive che a suo figlio di sei anni e mezzo hanno diagnosticato un ‘disturbo pervasivo dello sviluppo NAS (non altrimenti specificato)’. E’ seguito con TCC (terapia cognitivo comportamentale), logopedia e avrà il sostegno scolastico a scuola. Riferisce che un test cognitivo rivela un livello normale, cerca i bambini ma ha difficoltà a giocare se non conosce già il gioco. E’ un po’ ripetitivo nel parlare, ma non ossessivo.
Chiede se, curato bene, potrà diventare un bambino come gli altri...
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Le risposte ricevute sono a
Le risposte che finora ha ricevuto sono a mio parere un bell’esempio della lingua psichiatrese moderna imparata e usata dai giovani psichiatri/psicologi, tutto classificazioni e criteri diagnostici, che sembrano parlare ai pazienti o utenti on line nella stessa lingua usata nelle lezioni cattedratiche o in certi convegni... Che cosa capiscano gli utenti non so, ma spesso si vede che cercano anche loro di imparare la neo-lingua pensando così di capire meglio...
Dalle poche cose che la signora, un po’ sconcertata e sicuramente preoccupata, dice del suo bambino, mi sembra che in altri tempi sarebbe stato considerato un bambino normale ma un po’ timido. ( Ovviamente si dovrebbe vedere il bambino direttamente, per certezza. )
Oggi c’è la tendenza nella nuova psichiatria di trasformare ogni comportamento in una patologia, trovando le voci opportune e i criteri di classificazione adatti allo scopo. Imperversano le sigle, gli ‘acronimi’, sia per le voci diagnostiche che per le terapie...
C’è la proposta recente di inserire nelle classificazioni (DSM5) anche il lutto, sentimento doloroso, più o meno prolungato, che segue una grave perdita, a tutti conosciuto.
“C’è del marcio in Danimarca” verrebbe da dire ....