creazione e vendita di malattie, diseases mongering

Si parla da un po' di tempo di diseases mongering, letteralmente "vendita di malattie", quasi un Supermarket delle Malattie, con sempre nuovi prodotti. Può essere utile dedicarci qualche riga.
Normalmente siamo stati sempre abituati (almeno quelli che hanno più di quarant'anni) a considerare le malattie come episodi che interrompono un normale stato di salute. Classico è l'esempio delle malattie infettive, che nei secoli scorsi erano le malattie per antonomasia, che in certe epidemie mietevano una grande quantità di vittime, dimezzavano la popolazione e potevano mettere fine a civiltà e periodi storici ( e convincevano il Faraone a lasciar andare il popolo d'Israele). La peste, il colera, l'influenza spagnola, ecc, e le altre malattie infettive, sorgevano e sorgono a un certo punto, hanno una evoluzione e poi passano, o portavano a morte il malcapitato nella maggior parte dei casi dopo un periodo più o meno lungo. L'avvento degli antibiotici ha cambiato la prognosi, ma non la 'curva' della malattia, che sul diagramma cartesiano inizia, raggiunge un picco, poi torna a zero.
C'erano poi le infermità, congenite o acquisite, dove la presenza di anomalie fisiche o psichiche, per lo più fisse, stabili costituiva un elemento di minor capacità fisica o mentale rispetto alla norma. Più che 'malattie' erano considerate anomalie, 'difetti', per lo più incurabili, che richiedevano assistenza e controllo, nei casi che si ritenevano pericolosi per le altre persone. Così i lebbrosi, i paralitici, gli infermi mentali venivano per lo più isolati in apposite strutture di segregazione, dove solo un po' alla volta, dopo l'illuminismo e la ripresa di interesse per le condizioni sociali e i diritti individuali, divennero oggetto di attenzione scientifica. Anche in questi casi normalmente fra salute e infermità c'era una netta distinzione: fra storpi, lebbrosi, dementi e gli altri c'era una netta distinzione, spesso una segregazione, almeno nella maggioranza dei casi.

Assistiamo oggi, da un po' di tempo, a un cambiamento del concetto di malattia, in molti campi, forse il più evidente è quello dei 'disturbi psichici e mentali', ma non solo. Fra salute e malattia non c'è più una netta distinzione, la curva gaussiana vista sopra non va più da zero a un massimo per poi tornare a zero dopo un certo periodo, ha invece la forma a campana classica della distribuzione di certe caratteri o di capacità nelle statistiche di popolazioni. Ad esempio i tempi di percorrenza dei cento metri su un terreno piano possono andare da un minimo di nove secondi e settanta centesimi nei vincitori delle olimpiadi, a un massimo indefinito di parecchie decine di secondi nei più lenti e non allenati( se vogliamo considerare solo la corsa, e non il ciclismo, motociclismo, ecc e sempre se non vogliamo occuparci del paradosso di Achille e la tartaruga...): la maggioranza della popolazione si pone vicino alla cuspide della curva, le minoranze più lente e rispettivamente più veloci si pongono agli estremi. Non si parla di salute o malattia. Al massimo si definisce un'area di normalità che in statistica viene considerata quella che rimane all'interno di un valore di due deviazioni standard dal punto medio, da una parte e dall'altra.
Se ora prendiamo ad esempio una cosiddetta 'malattia' che va di gran moda, la dislessia, o più ampiamente, il Disturbo Specifico di Apprendimento (che oltre alla dislessia comprende anche la disgrafia, la disortografia, la discalculia, la disprassia, in attesa delle prossime dis-ìe future), troviamo che questa 'malattia', nella sua distribuzione statistica nella popolazione, segue più la curva della velocità che quella delle malattie tradizionali. Per cui la velocità di lettura, ma anche il numero di errori fatti, la capacità di comprensione, ecc che sono i 'sintomi' misurati col cronometro (come per la velocità nel correre) o con la tabella della norma, si distribuisce nel grafico come una classica curva a campana, e anche qui qualcuno ha stabilito che la normalità è entro i valori di due deviazioni standard, e chi è fuori - ma solo da una parte - è considerato 'malato', affetto dal problema. Anche chi è all'estremo opposto, troppo buon lettore, però deve stare attento: si parla di 'iperlessìa' e magari si rischia di essere considerati strani: chi è fuori dalla norma è mal visto, si sa che il genio sconfina con la pazzia...
Anche nel campo dei disturbi psichici e mentali le giovani generazioni di psichiatri hanno imparato a fare diagnosi in base a test e scale di sintomi: anche qui non c'è distinzione sicura fra 'malattia' e nomalità', bensì statistica: chi è sopra a un certo punteggio raggiunge l'agognata diagnosi, gli altri devono farne a meno. Ma non occorre disperarsi: il comitato dei pensatori della Bibbia psichiatrica, il DSM alla sua quinta edizione, è al lavoro per creare nuove malattie, spostando i limiti, quando non creandole per alzata di mano, votando democraticamente, per dare a tutti la propria malattia, e ovviamente la propria pillola. E la chiamano scienza.

Se vogliamo essere seri - ma in realtà anche quelli sono seri, in gioco ci sono interessi economici enormi, che come sappiamo non hanno nulla di scherzoso o di comico - si tratta non di malattie ma di abilità possedute in minor o maggior misura. Il possederle in misura piccola è ovviamente uno svantaggio, molte volte, ma dipende dall'ambiente. Non saper nuotare è uno svantaggio se uno è in una barca che affonda, probabilmente non lo è se uno sta sulla terra ferma. Non saper nuotare non è ina malattia, ma una mancanza di apprendimento. E così via. Il tutto poi dipende dall'apprendimento, dalle occasioni, dalle possibilità, ecc. Vado dicendo da tempo che i test non distinguono un dislessico da un semianalfabeta, senza ricevere nè vedere smentite.
Il problema è che però gli effetti sono enormi: sono in atto diverse epidemie, sembrerebbe, di dislessia, di autismo, di depressione, ecc, e la vendita di certi farmaci ha avuto negli ultimi anni un aumento esponenziale. Uno potrebbe domandarsi se viene prima il farmaco o la malattia parafrasando la ben nota domanda.
Per ora l'epidemia di dislessia sta creando solo ansia diffusa fra insegnanti, famiglie - e ha smosso anche il nostro stanco parlamento a produrre una Legge, incredibilemente - e richeste pervasive di fare test specifici a tutti i ragazzi che non vanno bene a scuola (ma spesso anche a quelli che vanno bene), ma non disperiamo: un farmaco miracoloso o una tecnica o un metodo rivoluzionari arriveranno molto presto... Chi vivrà vedrà.

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