Psicoterapia

Uno studente di venticinque anni pone alcune questioni importanti: da qualche tempo soffre di ansia e come di un blocco emotivo di fronte a un momento importante. E' già stato in psicoterapia, per problemi simili e ora forse una situazione di stress eccessivo la ha precipitato di nuovo in crisi.
Lo psicoterapeuta del passato lo riprenderebbe in terapia, ma il paziente è incerto: ricorda sentimenti e stati d'animo sgradevoli, in terapia , che gli accentuavano i sensi di colpa. Si chiede che fare, forse i sentimenti negativi sono una specie di tassa inevitabile da pagare?

Sono diverse le questioni

Sono diverse le questioni poste da questa richiesta:
1-quella del ripresentarsi di sintomi già trattati e apparentemente passati (ansia e blocco emotivo di fronte a momenti di vita particolarmente stressanti)
2- i dubbi se tornare dallo stesso terapeuta che una prima volta fece un intervento efficace ( è riuscito a 'sbloccarsi' con lui...)
3- i sentimenti ostili verso il terapeuta (non fidarsi, reagire negativamente al riconoscere dei 'problemi', con senso di colpa e condizionamento dei rapporti, antipatia)
4-Il paziente si domanda, opportunamente, se questo suo stato d'animo sia una 'tassa' da pagare, o se sia segno che è meglio cambiare terapeuta.

Darò il mio parere.
1-Al primo punto risponderei descrivendo brevemente la concezione della psicoterapia che mi si è progressivamente affacciata alla mente, e che è connessa con il concetto che la vita è sviluppo ed evoluzione, dall'inizio alla fine. Non è un percorso lineare e pianeggiante, ma pieno di curve e di salite e discese. Per esprimersi con un paragone ciclistico, ci sono salite in cui il ciclista non ce la fa e può essergli utile una 'spinta'; poi magari c'è un falsopiano o una discesa e il ciclista va da solo. A una salita successiva può darsi che abbia la rincorsa sufficiente a farcela, ma magari a un'altra si ritrova in difficoltà. Una nuova spinta, più o meno lunga, più aiutarlo anche in questa occasione. Dipenderà dalla strada il seguito della corsa, e anche dalla costituzione fisica e dell'allenamento del ciclista. Alcune di queste 'salite' del ciclo vitale sono naturali e prevedibili: l'ingresso alla scuola, l'adolescenza, la nascita dei figli, la mezza età, il pensionamento, ecc. Altre sono occasionali e imprevedibili come certi eventi esterni traumatici.
Una serie di 'spinte' (eguale periodi di psicoterapia) possono aiutare a fare un lungo percorso, talvolta, importante è poterle avere.
2-il secondo punto segue dal precedente: l'avere avuto una spinta efficace la prima volta può essere un segno prognostico positivo per un secondo intervento, e non un segno negativo perchè il problema si ripresenta e non è stato 'risolto'. Quasi mai parliamo di risolvere: ci accontentiamo spesso di affrontare e continuare la strada senza esserne impediti.
3-il terzo punto (i sentimenti ostili verso il terapeuta, forse meglio dire 'ambivalenti') tocca un tema delicato: come per un altro intervento sanitario, il risultato dovrebbe contare più della simpatia ( a un chirurgo si chiede che operi bene, non che sia simpatico...), ma qui l'antipatia potrebbe indurre il paziente a 'remare contro' e a disturbare i possibili buoni effetti del lavoro psicoterapico. E' questo un tema (specie quello della colpa, ma anche gli altri...) da affrontare col terapeuta stesso, anche se non è detto che sia necessario (e possibile) 'risolverlo': l'importante, a mio parere, è superare la salita (fase stressante) e andare avanti. Meglio se i sentimenti migliorano, ma "non si può avere tutto"... nessuno è perfetto.
4- e con questo veniamo anche al quarto punto, se questi sentimenti e disagi siano quasi obbligatori, un dazio da pagare nella psicoterapia. Credo di sì, anche se è diverso da persona a persona. Tutti vorrebbero che a spingerci e salvarci al momento opportuno fossero un principe azzurro o una fata turchina dolce e gentile, ma questo forse sta solo nelle fiabe o nei nostri sogni ad occhi aperti, e fa parte di una sfera infantile che bene o male tutti ci portiamo dietro. Le psicoterapia, in particolare quelle psicoanalitiche, rappresentano anche momenti in cui ci si separa dalle illusioni infantili e da abitudini inveterate, a volte con fatica, e i sentimenti connessi non sono semplici, proprio come da bambini si deve rinunciare al seno materno, al ciuccio, o si deve andare all'asilo: sono tutti momenti di crescita, ma in quel momento il genitore appare 'cattivo' al bambino, e incomprensibili i motivi per cui lo fa star male...
La psicoterapia quindi può essere un'esperienza sgradevole, a volte anche dolorosa, ma spesso solo in determinati periodi. Questo perchè ogni crescita, ogni sviluppo ha sia le sue gratificazioni che le sue difficoltà e talvolta superare certi ostacoli è faticoso e anche doloroso. Diventare adulti, maturi, non significa raggiungere la felicità, che è forse appunto un obiettivo infantile, mitico come il giardino dell'Eden, ma raggiungere la capacità di sopportare le difficoltà e resistere alle avversìe, continuando nello sviluppo. Poi magari, qualche attimo di felicità può anche scapparci...

Vedi anche: indirizzi e scuole di psicoterapia

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